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Camorra, pizzo a parcheggiatori e negozianti: 15 arresti al clan D’Ausilio

Le indagini hanno permesso "di acquisire importanti elementi probatori in relazione ad una gestione mafiosa dei parcheggi abusivi in prossimità dei locali notturni insistenti sull’area Flegrea di Napoli"

Pubblicato:19-01-2021 12:00
Ultimo aggiornamento:19-01-2021 12:00
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NAPOLI – Questa mattina, all’esito di indagini coordinate dalla Dda di Napoli, i carabinieri del capoluogo campano hanno eseguito una misura cautelare personale emessa dal Gip del Tribunale partenopeo nei confronti di 15 indagati, tutti appartenenti al clan D’Ausilio, operante nei quartieri di Cavalleggeri d’Aosta, Bagnoli, Coroglio ed Agnano, ritenuti gravemente indiziati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, omicidio, lesioni personali, detenzione illegale di armi, estorsione, favoreggiamento, ricettazione ed altro.
L’11 maggio 2016 Felice D’Ausilio, figlio dello storico capo clan Domenico, detto Mimì o’sfregiato, per godere di un permesso lasciò il carcere di Tempio Pausania (Sassari) dove stava scontando l’ergastolo per i reati di omicidio e associazione di tipo mafioso: una volta uscito dal carcere, autorizzato a far visita alla sorella libero e senza scorta, si rese irreperibile.
Secondo gli inquirenti Felice, “sebbene in clandestinità, imponeva il suo predominio per riconquistare il controllo delle attività criminali sui suddetti quartieri e fin da subito si registrava una escalation di violenze con stese, pestaggi, atti intimidatori e dimostrativi posti in essere da soggetti a lui riconducibili per la ripresa della gestione delle attività illecite sul territorio, in quel momento appannaggio del gruppo Bitonto-Nappi”.

Le investigazioni, oltre a consentire la cattura il 19 dicembre 2016 del latitante Felice D’Ausilio e l’individuazione della sua rete di fiancheggiatori, “hanno fatto emergere – si legge in una nota – l’inequivocabile contrapposizione armata in atto tra i suddetti gruppi criminali e la piena operatività del clan D’Ausilio, rientrante nella sfera d’influenza e di controllo dei Licciardi”. Inoltre, sono state documentate numerose estorsioni ai danni di attività imprenditoriali e commerciali: imprese edili, bar, officine meccaniche, lidi balneari, parcheggiatori abusivi, prostitute ed ormeggi di barche, con il pagamento, con cadenza periodica o una tantum, di somme di denaro tra 100 e 50mila euro.
Non solo. Le indagini hanno permesso, inoltre, “di acquisire importanti elementi probatori in relazione ad una gestione mafiosa dei parcheggi abusivi in prossimità dei locali notturni insistenti sull’area Flegrea, che si concretizzava anche con azioni violente nei confronti degli stessi parcheggiatori per costringerli a sottostare al dominio criminale e a versare una parte degli introiti illeciti alle casse del sodalizio, con il pagamento di una tangente di almeno 200 euro a settimana”.
Gli inquirenti riconducono a questo contesto “l’omicidio del parcheggiatore abusivo Gaetano Arrigo, il 17 giugno 2016, per il quale sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza a carico di due affiliati al clan”.
“Nel corso delle attività investigative – conclude la nota – sono stati già sottoposto a fermo di indiziato di delitto, emesso dalla DDA nel settembre 2016 e maggio 2017, sette appartenenti al gruppo camorristico per il reato di estorsioni in danno di imprenditori ed attività commerciali”.

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