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Libia, il Consiglio italiano rifugiati: “Così aiutiamo i migranti detenuti a Tarek al Matar”

"C'e' l'aiuto ai migranti del centro di detenzione ma anche il sostegno alle comunita' locali, tra l'altro con la consegna di apparecchiature diagnostiche per il reparto ginecologia"

Pubblicato:19-01-2018 10:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:22

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ROMA  – “C’e’ l’aiuto ai migranti del centro di detenzione ma anche il sostegno alle comunita’ locali, tra l’altro con la consegna di apparecchiature diagnostiche per il reparto ginecologia”: cosi’ alla DIRE Roberto Zaccaria, presidente del Consiglio italiano rifugiati (Cir), sul progetto della onlus al via nella localita’ libica di Tarek al Matar.

L’intervento, che comincia in questi giorni, di una durata prevista di quattro mesi, sara’ realizzato nel quadro del Programma di emergenza della Cooperazione italiana. Con i suoi dieci operatori libici, il Cir lavorera’ in alleanza con il Comitato europeo per la formazione e l’agricoltura (Cefa) e la fondazione Albero della vita. Nel centro di Tarek al Matar, alle porte di Tripoli, si trovano circa mille migranti. “Durante il sopralluogo di novembre – precisa Zaccaria – abbiamo censito 215 uomini, 400 donne e 75 minorenni, provenienti perlopiu’ da Sudan, Ghana, Sierra Leone, Mali e Costa d’Avorio”. Secondo il presidente del Cir, il primo impegno sara’ “garantire sostegno psico-sociale e identificare le situazioni di maggior vulnerabilita’”.

Il progetto prevede poi “formazione tecnico-operativa al fine di avviare un processo di allineamento agli standard internazionali e promuovere il rispetto dei diritti umani”. In questa prospettiva vanno letti anche altri interventi nella struttura.


“Faremo manutenzione dei bagni e delle caldaie elettriche e porteremo kit igienici, coperte e alimenti per bambini e neonati” sottolinea il presidente del Cir. Convinto dell’importanza della parte del progetto centrata sulle comunita’ locali: “Forniremo apparecchiature d’avanguardia al Tripoli Medical Center, l’ospedale di riferimento dell’area, restando comunque pronti a valutare nuove esigenze”. Il Cir e’ in Libia dal 2009, con un ufficio a Tripoli. La onlus ha mantenuto il suo staff internazionale anche nei momenti piu’ critici dal punto di vista della sicurezza, prima e dopo l’inizio del conflitto civile e la caduta del colonnello Muammar Gheddafi.  “Il progetto – dice Zaccaria – nasce da un’approfondita analisi del contesto e dei bisogni”.

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