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In Gambia l’insediamento di Barrow, Jammeh non lascia

Dalla mezzanotte di ieri il Gambia vive col fiato sospeso

Pubblicato:19-01-2017 14:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:48

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ROMA  – Dalla mezzanotte di ieri il Gambia vive col fiato sospeso. Il mandato presidenziale di Yahya Jammeh è ufficialmente scaduto, e oggi a Banjul avrebbe dovuto svolgersi la cerimonia di insediamento del Presidente eletto Adama Barrow. Le fonti di stampa ieri confermavano che il governo senegalese – che ospita Barrow a Dakar per ragioni di sicurezza ormai da settimane – avevano dato la loro disponibilità per scortarlo fino a Banjul. Oggi invece ‘Radio France internationale’ annuncia che la cerimonia si terrà nella sede dell’ambasciata gambiana a Dakar alle 16, probabilmente per suggerimento della stessa Ecowas (la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale). Quest’ultima – dopo ripetute pressioni affinché Jammeh rinunciasse al suo incarico spontaneamente – sembra aver già mobilitato i comparti militari degli Stati membri nel caso in cui la situazione in Gambia dovesse degenerare.

Le truppe senegalesi sono intanto già schierate al confine gambiano. L’esercito gambiano, dal canto suo, ha già confermato la sua fedeltà a Jammeh, e con il nuovo Presidente di fatto in esilio, il timore di un colpo di Stato è concreto. Per questo oltre 26mila gambiani, stando alla ‘Bbc’, hanno lasciato il paese, mentre i cittadini di nazionalità britannica e danese sono stati incoraggiati a tornare in patria. Altre fonti confermano che le Nazioni Unite – un rappresentante delle quali è a Dakar per assistere alla cerimonia delle 16 – oggi voterà una risoluzione per consentire un eventuale intervento militare dell’Ecowas. Intanto a nulla sono valse le pressioni, oltre che di Ecowas, anche di Senegal, Nigeria, Marocco e Mauritania.

Jammeh sembra deciso a non retrocedere di un passo, e continua a fare pressioni sui giudici affinché accolgano prima dei tempi fissati dall’agenda del Tribunale – ossia maggio – la sua ingiunzione contro la Commissione elettorale centrale, ritenuta responsabile di irregolarità nei conteggi dei voti che avrebbero favorito la vittoria dell’avversario Barrow.


La Corte lo ha respinto, affermando che sebbene errori ci siano effettivamente stati, i riconteggi hanno dimostrato che l’esito del voto comunque resta valido. Questo è stato confermato anche da parte degli osservatori internazionali presenti sul posto sia durante le votazioni, che dopo.

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