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Bullismo, lo psicoterapeuta: “I ragazzi non parlano di ciò che subiscono”

Parla l'esperto dopo il tragico evento che ha visto ieri una ragazzina di 12 anni lanciarsi dalla finestra della sua abitazione a Pordenone

Pubblicato:19-01-2016 18:14
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:48

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cyberbullismoROMA –  “Accade molto spesso che nessuno si accorga di quanto i segnali di malessere possano nascondere pensieri tragici. Una realtà su cui tutti sono stupiti, ma si tratta di uno stupore giustificato. La preside non si è resa conto del disagio della bambina perché i ragazzi non parlano di quello che subiscono, né a casa né con i docenti”. Risponde così Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO), intervistato ad UnoMattina sul tragico evento che ha visto ieri una ragazzina di 12 anni lanciarsi dalla finestra della sua abitazione a Pordenone.

“I giovani hanno paura delle scuole perché la rabbia dei bambini si traduce in aggressività e poi in bullismo- prosegue lo psicoterapeuta- è un dato di fatto. Anni fa, da una ricerca realizzata con il ministero dell’Istruzione, risultò che i ragazzi chiedevano le telecamere nei bagni della scuola per far entrare gli studenti uno per volta e non in tre: i due bulli e il minore che subisce violenza. Un nostro studio successivo evidenziò, inoltre, che i minori si sentivano più tranquilli nelle strade che a scuola. Una situazione inversa a quanto accadeva in passato– sottolinea lo psicoterapeuta- quando la mamma consigliava ai figli di filare dritto a scuola e mettersi accanto al bidello per stare sereni. Quindi esiste un’aggressività sottostante che pesa parecchio”.

I genitori non intercettano il malessere dei figli perché non lo comprendono? “Gli adulti non se ne rendono conto. L’IdO ha sportelli di ascolto in 100 scuole e posso dire che davvero i ragazzi mascherano tutto. Il probema- ricorda il direttore- è che gli adulti devono poter intervenire quando accade qualcosa di plateale o quando i professori se ne accorgono”.


Castelbianco cita un caso di bullismo che in passato coinvolse tre bambini: “Uno di 6 anni che teneva ferma la vittima, un altro che picchiava e, infine, un ultimo che subiva. Ciò che accadde allora fu che la vittima cambiò scuola o sezione- afferma lo psicoterapeuta dell’età evolutiva- ma questo è sbagliato, sono i bulli che devono essere separati e allontanati dalla classe. È necessario mantenere un principio di equilibrio, di giustizia e un senso di responsabilità. I ragazzi vanno tutelati”.

Qual è il confine tra il disagio e la criminalità? “Meglio dire tra disagio e violenza- continua Castelbianco- abbiamo una generazione di bambini arrabbiati sin dal nido, e crescendo questa aggressività diventa violenza. La direzione dello Studente del Miur si sta dando da fare per trovare delle soluzioni, ma noi adulti dobbiamo fare più rete ed essere più responsabili. È inaccettabile che spesso i genitori dei bulli vadano a scuola a difendere i propri figli”.

È giusto attivare dei corsi di educazione per i genitori? “Si, ma la scuola deve riuscire a mantenere una distanza dai genitori per poter svolgere il proprio lavoro pedagogico, prendendo decisioni e facendo rispettare le regole. Non dobbiamo essere conniventi- replica Castelbianco- tra i ragazzi due sono bulli, è vero, ma gli altri sono spettatori, con fastidio ma conniventi”.

Che consiglio darebbe ai genitori per intercettare i segnali di disagio? “I malesseri che i ragazzi mostrano sono tutti identici a livello sintomatico. Chi ha mal di pancia, chi ha mal di testa, chi non vuole andare a scuola. Dietro può esserci un problema di amore o di violenza. La manifestazione non è indicativa. Forse bisogna passare più tempo con i figli?- chiede lo psicoteraputa- Non è facile però farlo con i ragazzi. Noi ogni anno consegniamo un premio a ‘Gli ultimi educatori’, ovvero ci rivolgiamo agli insegnanti. E’ importante rafforzare i docenti per sostenerli nell’ambito della scuola, premettendogli di prendere posizione quando le cose diventano ‘plateali’. Perché dalla platealità inizia un movimento di attività a favore di una corretta tutela e di una corretta giustizia. È l’unico sistema che abbiamo. Infine- conclude il direttore dell’IdO- consiglio sempre di insegnare teatro e balli di gruppo per coinvolgere i giovani in attività sane. Questo aiuta sempre”.

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