Terzo settore, “l’archivio della pace” è online

Lo presenta a "Dire" Raffaella Bolini, vicepresidente d Arci

Pubblicato:18-12-2024 11:42
Ultimo aggiornamento:18-12-2024 11:42

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ROMA – Ragusa, 1945: Maria Occhipinti guida l’insurrezione “Non si parte” contro un nuovo arruolamento di giovani ordinata dal generale Badoglio. Regno Unito, 1981: dura svariati mesi un presidio organizzato da sole donne alla base militare inglese di Greenham Common contro l’installazione di missili Cruise, ispirando il no al riarmo in tutta Europa. Gerusalemme, 1989: migliaia di israeliani e palestinesi si tengono per mano e abbracciano le mura della città vecchia: è l’iniziativa ‘1990 Time for peace’, che auspica il successo degli Accordi di Oslo, ancora in fase negoziale. Roma, 2003: tre milioni di persone partecipano alla manifestazione per dire no alla guerra in Iraq. Sono, queste, solo alcune delle tappe più significative del movimento pacifista, che trovano oggi una “casa” nell’archivio digitale www.paceinmovimento.it.

I PROMOTORI

La piattaforma, presentata questo mese a Roma, è stata promossa da Arci, Un Ponte Per e Sbilanciamoci, e sostenuta con fondi dell’8 per mille dell‘Istituto Buddista Soka Gakkai. Dopo un intenso anno di lavoro, l’archivio digitale è online e offre al pubblico oltre un migliaio di documenti tra articoli di giornale, libri, testi, foto, video, e podcast, per fornire una panoramica la più completa possibile sulla storia del movimento pacifista italiano, e di come si è coniugato agli altri movimenti globali. “Il movimento per la pace in Italia è stato tra uno dei più importanti al mondo” evidenzia, in un’intervista con l’agenzia Dire, Raffaella Bolini, vicepresidente nazionale di Arci. Lei è tra la manciata di membri del comitato di redazione, insieme a Fabio Alberti, Pietro Barrera, Mario Boccia, Luciana Castellina, Eva Fratucello, Chiara Ingrao, Giulio Marcon, Alfio Nicotra, Sara Nunzi e Mario Pianta. Clara Archibugi e Francesco Verdolino si sono invece occupati del design del sito web.

DALLA GUERRA FREDDA ALLA “GUERRA MONDIALE A PEZZI”

Un lavoro di ricostruzione storica e bibliografica “enorme e collettivo, che abbiamo condotto con entusiasmo e passione nei ritagli di tempo tra le vite personali e le rispettive professioni”, continua Bolini, “ma era fondamentale farlo: attraversiamo una fase tragica e pericolosa, con tante guerre e l’Unione europea che alla strada della diplomazia sceglie il riarmo. Il rischio di quella ‘terza guerra mondiale a pezzi‘ paventata ormai anni fa da papa Francesco rischia di concretizzarsi. Serve dare forza a chi crede nella pace”.
Da qui parte il lavoro di attivisti e pacifisti. “Abbiamo disegnato un archivio digitale accessibile a tutti” premette Bolini, “che consentirà a chiunque”, che si tratti di storici, giornalisti, accademici, studenti o semplici cittadini, di svolgere “ricerche approfondite oppure curiosare tra le tante storie e documenti del database”, grazie anche all’uso di un linguaggio “semplice ma efficace”.
La struttura, poi, è intuitiva: l’archivio – su cui è possibile effettuare ricerche per parole chiave – è suddiviso per decenni. Si parte dagli anni Ottanta del secolo scorso, in cui prende corpo il movimento pacifista, intorno al tema del “no agli euromissili e per un’Europa unita: siamo in piena Guerra fredda. E’ perciò un movimento tremendamente europeo” dice Bolini, “ma molto forte e dinamico”, segnato dalle iniziative nonviolente e di disobbedienza civile che vedono il loro epicentro nella base militare di Comiso, che prendono ispirazione dalla tenacia delle donne inglesi di Greenham Common. Tutto questo “in un’epoca in cui non esistevano i telefonini, internet, le email o Whatsapp”. Si passa poi agli anni Novanta. Con l’Europa finalmente unita si può guardare altrove, ad altri luoghi del conflitto”. C’è il Medio Oriente e la speranza degli Accordi di Oslo, rappresentanta dalla “gigantesca catena umana intorno a Gerusalemme, e poi le guerre nei Balcani”. Anche questo è fonte di ispirazione: “Noi pacifisti imparammo che nelle situazioni complesse, dove non c’è un buono e un cattivo definiti, la soluzione è schierarsi dalla parte delle vittime e dei democratici a prescindere da nazionalità, religione o etnia”.
Gli anni Duemila segnano l’ingresso del movimento pacifista italiano in quello altermondialista: “I no global, dopo gli attentati dell’11 settembre e la guerra al terrore con cui rispose l’Occidente, abbracciano anche il no alle guerre” spiega Bolini. L’evento simbolo fu la manifestazione del febbraio 2003 a Roma contro la guerra in Iraq, lanciata dagli Stati Uniti, a cui anche l’Italia decise di aderire: “Quella di Roma fu l’iniziativa più partecipata tra quelle che vennero organizzate in quelle settimane nel mondo”.
Gli anni dieci del XXI secolo sono definiti “l’età dell’incertezza”. Prosegue la vicepresidente di Arci: “La situazione si sgretola e si complica, entrano in campo tantissimi attori regionali, assistiamo all’avanzata dell’estrema destra e dei movimenti radicali. Ogni tentativo – giusto o sbagliato – di guidare i destini del mondo fallisce. Le primavere arabe, che erano figlie del movimento altermondialista, vengono soffocate e arriva poi una crisi economica che innesca dei problemi che vediamo ancora oggi”. L’ultima sezione è dedicata ai fatti del presente, dal titolo “La guerra mondiale a pezzi”.

“IL LAVORO È APPENA INIZIATO”

L’archivio contiene poi la sezione “Radici” con documenti risalenti al XIX secolo, poi approfondimenti e storie dei testimoni del movimento della pace, e infine una sezione dedicata a Tom Benetollo, morto improvvisamente nel 2004 a 53 anni, uno dei “leader del movimento pacifista- ricorda Bolini- che seppe mettere la sua intelligenza al servizio della società, senza protagonismi, ma con grande visione”.
L’archivio però non è completo: “Il lavoro è appena iniziato e vogliamo che continui e duri nel tempo” assicura una delle sue responsabili, “non solo per dare ai giovani documenti per ritrovare le nostre radici comuni, ma anche per fornire il contributo necessario a non rassegnarci a guerre e ingiustizie: i sondaggi dicono che gli italiani sono contro la guerra e le stragi di innocenti, ma sono anche convinti di non poter fare nulla. Ecco, col nostro lavoro- conclude Bolini- non solo raccontiamo le storie delle tante, piccole persone che insieme hanno cambiato il mondo, ma forniamo anche indicazioni utili su come farlo”.
Parole d’ordine per le grandi campagne di mobilitazione sono “unità, pluralità e radicalità. Non sono in contraddizione, così come non è vero che per tenere insieme tante anime bisogna fare compromessi al ribasso o balbettare”. Un esempio è proprio l’iniziativa del febbraio 2003: “L’obiettivo della manifestazione è stato spiegato in una riga: no alla guerra all’Iraq. L’unità si raggiunge così, con poche parole semplice e forti, in cui chiunque possa riconoscersi, dai movimenti religiosi agli anarchici”.

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