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A Roma la rassegna di cinema indipendente al femminile

Fino a mercoledì 22 dicembre al Nuovo Cinema Aquila si svolge la rassegna 'Sebben che siamo donne…'

Pubblicato:18-12-2021 12:45
Ultimo aggiornamento:20-12-2021 12:52

cinema aquila
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ROMA – Al Nuovo Cinema Aquila, fino a mercoledì 22 dicembre, si svolge la rassegna ‘Sebben che siamo donne…’ dedicata al cinema indipendente e realizzato da donne e principalmente con protagoniste femminili. “Un appuntamento- si legge nell’articolo della giornalista Raffaella Sirena- che si rinnova e che segue l’obiettivo di portare in sala documentari inediti e non conosciuti dai circuiti mainstream”. Per Sirena “questa programmazione, fortemente sostenuta dal direttore artistico Mimmo Calopresti, rappresenta l‘occasione per alcune produzioni recenti e orgogliosamente ‘no-budget’ di approdare in sala e, al tempo stesso, è un modo per dare spazio alle registe che raccontano storie collettive e di interesse sociale, in linea con le finalità dello spazio ospitante, un luogo confiscato alla mafia e dato in concessione per sostenere l’offerta culturale”.

Si è scelto di aprire le serate di proiezioni con ‘La quarantena di Maya’, documentario di Nina Baratta girato durante il lockdown. “Quest’opera- afferma la regista- è nata come un esperimento con cui ho voluto restituire alla comunità un’esperienza famigliare. Ci siamo trovati chiusi in casa e ho pensato di dare un senso alla situazione incredibile che stavamo vivendo, raccontandola attraverso gli occhi di mia figlia Maya. È senz’altro un documentario senza budget perché l’abbiamo girato in casa e poi montato insieme io e il mio compagno. Le scene sono tutte interne, ad eccezione delle riprese fatte nel terrazzo condominiale che ci permettono di entrare in contatto con il mondo esterno. Con questo mio lavoro ho voluto rappresentare la quotidianità di una famiglia dal punto di vista di una bambina di poco più di due anni”.

Nel documentario, si legge ancora nell’articolo, “si percepisce in maniera molto forte lo spaesamento della chiusura forzata che ha stravolto la vita ordinaria in tanti ambiti, relazioni, abitudini e perfino il modo di lavorare. In qualche modo, lo spettatore assiste a un video diario intimo dove però si sente coinvolto perché rivive un passato recente: la scelta di introdurre nel montaggio la voce dell’ex premier Conte, che parla alla nazione elencando le restrizioni agli spostamenti e le disposizioni di emergenza, rimanda un senso di partecipazione molto intensa agli strani giorni vissuti dalla piccola Maya, che però sono rallegrati da attività creative e fantasia”. “Altrettanto personale è il racconto di ‘Telling my Son’s Land’, documentario di Ilaria Jovine e Roberto Mariotti con protagonista la giornalista Nancy Porsia che descrive il proprio lavoro di inchiesta in Libia. Nella pellicola si concentrano diversi elementi che riguardano la professione giornalistica, l’impegno politico, la situazione dei migranti, gli equilibri geopolitici, il percorso di vita personale e la scelta di maternità”. “Nella mia professione di giornalista freelance- sottolinea Nancy Porsia- ho fatto la scelta di stare in Libia il tempo necessario per conoscere e poi raccontare la realtà che ho visto con i miei occhi. Sono lontana dal metodo ‘mordi e fuggi’ tipico di certo giornalismo ‘mainstream’, quello che parla alla pancia e tocca le emozioni in superficie, e vado orgogliosa del fatto che le mie inchieste siano state definite post-coloniali. Ho voluto descrivere quello che accadeva e come venivano gestiti i flussi migratori facendo lo sforzo di decostruire la visione eurocentrica. In tutto questo è andata avanti la vita e anche a livello personale mi sono trovata a decidere di costruire una mia famiglia. Decidere di vivere una maternità mi ha reso ancora più partecipe nel raccontare le vite degli altri, nonostante tutte le difficoltà nel conciliare lavoro e privato”.


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