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Mafia, arrestato Giuseppe Costa: costruì la cella del piccolo Di Matteo

Costa, che deve rispondere di associazione mafiosa, fu uno dei coinvolti nel sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, poi ucciso e sciolto nell'acido

Pubblicato:18-12-2020 08:29
Ultimo aggiornamento:18-12-2020 11:02

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PALERMO – Dopo la scarcerazione avrebbe rinsaldato le sue vecchie relazioni con i vertici dei mandamenti mafiosi di Trapani e Mazara del Vallo per le aggiudicazioni degli appalti, le speculazioni immobiliari e le intimidazioni, oltre che per la risoluzione di dissidi tra privati e il riparto di proventi di denaro provenienti da attività illecite. Si tratta di Giuseppe Costa, di Custonaci, che era tornato in libertà dopo un detenzione dal 1997 al febbraio del 2007: l’uomo è stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale e dalla Dia di Trapani in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Palermo, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.

Costa, che deve rispondere di associazione mafiosa, fu uno dei coinvolti nel sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, poi ucciso e sciolto nell’acido. Carabinieri e Dia hanno sorpreso Costa all’alba nella sua abitazione di Purgatorio, frazione di Custonaci, in cui lo stesso aveva realizzato la cella in muratura dove era stato tenuto segregato il piccolo Di Matteo.

“L’uomo, durante la lunga detenzione, ha ricevuto il sostegno economico del sodalizio mafioso senza mai collaborare con gli inquirenti“, sottolineano i carabinieri e la Dia.


Costa avrebbe avuto un ruolo anche nella mobilitazione delle famiglie mafiose di Trapani e Marsala in occasione delle elezioni regionali dell’autunno del 2017: Cosa nostra in quell’occasione si interessò per il procacciamento di voti in favore di una candidata poi non eletta. Le indagini, inoltre, hanno portato alla luce il sui “ruolo di controllore e tutore – dicono gli investigatori – degli interessi di Cosa nostra nella Calcestruzzi Barone s.r.l. di San Vito Lo Capo, risultata sotto l’influenza mafiosa delle famiglie Virga e Mazzara, ditta cui era stato richiesto di fornire una parte dei proventi per l’organizzazione mafiosa”. Secondo i carabinieri e la Dia, inoltre, Costa “era attivo anche nelle operazioni di recupero crediti per conto dell’esponente mafioso trapanese Antonino Buzzitta“.

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