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Covid, Magi: “La sentenza del Tar non esclude che i medici di famiglia possano andare a casa dei pazienti”

"Il problema è più che altro di natura amministrativa"

Pubblicato:18-11-2020 12:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:35

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ROMA – “La sentenza del Tar non stabilisce che i medici di famiglia non possano più andare a casa del paziente. I medici possono tranquillamente continuare a visitare i pazienti a domicilio, come hanno sempre fatto e come stanno ancora facendo, quando possibile. Anzi, come presidente dell’Ordine dei medici di Roma sottolineo che i medici di famiglia, per deontologia, sono tenuti a gestire il paziente anche a casa, indipendentemente dalle sentenze”. Risponde così il presidente dell’Ordine dei medici di Roma (Omceo Roma), Antonio Magi, interpellato dall’agenzia Dire in merito alla sentenza del Tar del Lazio secondo cui l’affidamento ai medici di medicina generale del compito di assistenza domiciliare ai malati Covid ‘risulta in contrasto con la normativa emergenziale’. La sentenza, ha quindi precisato Magi, riguarda “esclusivamente l’articolo 18 della norma del 17 marzo 2020 che, in virtù dell’emergenza, stabiliva la costituzione delle Usca (Unita’ speciali di continuità assistenziale), che dovevano essere formate da medici della continuità assistenziale, quindi non da medici di famiglia, da specialisti ambulatoriali e da infermieri. Questa norma andava nella direzione di una agevolazione dell’attività dei medici di famiglia che, oltre a fare le certificazioni, i vaccini e ora anche i tamponi, devono fare le visite domiciliari ai malati non Covid e non hanno il tempo di seguire anche i pazienti Covid. Quindi l’idea era quella di avere unità speciali che, appunto, potessero seguire i pazienti a casa. Ma molti medici di famiglia continuano tranquillamente a seguire i loro pazienti”.

Per creare le Usca, ha ricordato Magi, sono stati investiti “721 milioni di euro, in Italia doveva esserci una Usca ogni 50mila abitanti, mentre ne sono state fatte circa 610″. Ma nel Lazio è stata fatta “una cosa differente”, perché sono state create le Uscar (Unità speciali di continuità assistenziale regionali), che sono ugualmente utili ma fino a dieci/quindici giorni fa svolgevano un lavoro differente”.

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COSA SONO LE USCAR

Le Uscar, ha spiegato ancora Magi, sono nate da un’idea che “avevamo avuto, come Ordine dei medici, per mettere a disposizione della Regione Lazio dei camper, cioé delle unità mobili in azione nelle zone rosse, per fare tamponi alla popolazione delle aree più a rischio. La Regione ha quindi proseguito su questa strada, potenziando le Uscar, le quali sono state destinate all’attività di screening (tra test e tamponi) e a seguire le emergenze nel caso di focolai. Queste unita’ hanno fatto e fanno un ottimo lavoro nel Lazio, ma allo stesso tempo ci sono anche le Usca, che di fatto non sono però state costituite, tanto è vero che le Usca dovevano seguire i pazienti Covid a domicilio quando il medico di famiglia non poteva andare. Le Usca sarebbero poi dovute andare “presso le Rsa, presso i Covid hotel, per esempio- ha aggiunto Magi- e negli ultimi giorni stanno iniziando a fare anche questo tipo di attività”. Il problema, secondo il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, allora, è “più che altro di natura amministrativa, nel senso che all’interno delle Uscar non dovrebbero esserci medici di famiglia mentre ci sono, tanto e’ vero che il coordinatore e’ un medico di famiglia”.

MAGI: “CONCORSO DEGLI PSICOLOGI? FFP2 E NO SCAMBIO PENNE”

“L’attuale Dpcm consente lo svolgimento dei concorsi in ambito sanitario, quindi anche quello destinato agli psicologi. L’importante è che vengano messe in atto e rispettate tutte le misure di sicurezza. Da medico consiglio ai partecipanti di indossare sempre la mascherina, possibilmente la Ffp2, e di non toglierla mai; di mantenere il più possibile le distanze; di portare con sé un gel igienizzante per disinfettare frequentemente le mani e di usare per la prova una penna propria, senza scambiarla con altri”. Il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, parla della polemica, nata negli ultimi giorni, che vede sul banco degli imputati il concorso per 33 dirigenti psicologi nel Lazio, per il quale sono stati convocati all’hotel Ergife di Roma oltre 4mila candidati da tutta Italia.

Le prove di selezione sono in programma per domani e venerdi’. I vincitori saranno impiegati nei consultori laziali (Asl Roma 1, Roma 2, Roma 3, Roma 4, Roma 5, Roma 6) per rafforzare l’organico. Il concorso era stato bandito nel maggio 2019 ma solo ora, nonostante l’emergenza sanitaria in atto nel Paese, si è pensato di attuarlo.

La Asl Roma 2, che gestisce la procedura, da parte sua ha assicurato che saranno adottate tutte le misure anti-Covid necessarie: dal distanziamento al rilevamento della temperatura all’ingresso con un termoscanner. E chi avrà una temperatura superiore ai 37,5 gradi non potrà svolgere la prova. Sarà inoltre obbligatorio per i candidati indossare la mascherina protettiva e consegnare l’autocertificazione compilata, secondo il modello pubblicato sul sito www.aslroma2.it sezione concorsi.

“È importante che ci sia un’attenzione alta per evitare eventuali contagi- prosegue Magi- d’altronde c’è in atto un’emergenza sanitaria nazionale e non dobbiamo mai dimenticare, neppure se partecipiamo ad un concorso, di rispettare quelle regole che ormai abbiamo tutti imparato a conoscere molto bene. Mi auguro che all’Ergife siano stati allestiti percorsi ‘studiati’ che permettano ai partecipanti di non incrociarsi, ma soprattutto che ci sia una corretta aerazione dei locali, con impianti di climatizzazione che non riciclino l’aria all’interno”. Alcuni candidati, intanto, non potranno partecipare alla selezione perché in quarantena o positivi al Covid-19. “Che posso dire? Un episodio simile è avvenuto già qualche tempo fa in occasione del concorso indetto per l’accesso dei medici alle scuole di specializzazione- commenta ancora Magi- alcuni ragazzi, rientrati dalla Sardegna, non potevano svolgere la prova non perché positivi ma perché in osservazione”.

Quanto agli asintomatici che potrebbero ‘nascondersi’ loro malgrado tra i candidati al concorso per gli psicologi, Magi replica: “Sono tanti i positivi che non hanno sintomi, ma gli ospedali purtroppo sono pieni di gente anche se non si fanno i concorsi. Quotidianamente ci sono assembramenti, alcuni fisiologici altri patologici. Possiamo parlare di assembramento anche quando si aspetta un autobus o quando si sta dentro ad un autobus. La questione riguarda anche il tempo in cui una persona si trova in determinate circostanze”.

Ma il presidente Magi tiene infine a sottolineare soprattutto una questione: “La Regione Lazio ha deciso di indire un concorso per dirigenti psicologi da inserire nelle Asl, è una scelta, certo. Ma se posso dire la mia, avrebbero potuto attingere dalla graduatoria della specialistica ambulatoriale; in questo modo i consultori oggi sarebbero stati pieni di psicologi e non sarebbe stato necessario fare il concorso. Anche perché le persone che si sottoporranno alle prove di selezione sono le stesse presenti in graduatoria. Ci sono moltissimi psicologi iscritti alle graduatorie della specialistica ambulatoriale per l’attività convenzionale e loro potevano benissimo svolgere la loro attività all’interno dei consultori, come si è sempre fatto e come ancora si fa”.

 

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