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Ibernazione post-mortem? “Solo un’illusione”

Spiega tutto Rocco Rago, direttore dell’Unità operativa di Fisiopatologia della riproduzione dell’ospedale 'Sandro Pertini' di Roma

Pubblicato:18-11-2016 16:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:19

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rago1-219x300ROMA – “La ragazza ibernata post-mortem in Inghilterra? Francamente questo tipo di percorso mi sembra un po’ pericoloso: è un’illusione e spero che nessuno cavalchi questa possibilità”. Risponde così il dottor Rocco Rago, direttore dell’Unità operativa di Fisiopatologia della riproduzione dell’ospedale ‘Sandro Pertini’ di Roma ed esperto in crioconservazione (preservazione della fertilità in pazienti oncologici), interpellato dall’agenzia DIRE in merito alla ragazza inglese di 14 anni, morta di cancro il mese scorso, che ha ottenuto il diritto ad avere il suo corpo ibernato nella speranza di un futuro ‘risveglio’.

Il procedimento, noto come ‘criogenesi‘, ha comportato la preparazione e quindi spedizione del suo corpo negli Stati Uniti, dove verrà preservato a bassa temperatura ‘in eterno’.

“Personalmente- prosegue Rago- ritengo che sia una condizione da considerarsi unica e spero che non ci sia a breve un prosieguo in questo senso, anche perché se è vero che le terapie geniche sono sicuramente il futuro per la soluzione di diverse malattie, in questo caso stiamo parlando di una cosa diversa, cioè del risveglio di una ragazza morta che è stata ibernata con la speranza di poter un giorno ‘risorgere’ e guarire dalla propria malattia grazie alla scienza”.


alcor_ibernazioneL’ibernazione umana in Italia non è una pratica attualmente consentita dalla legge. Ma in futuro potrà cambiare qualcosa anche nel nostro Paese? “In Italia è stata appena sdoganata la preservazione della fertilità nelle donne affette da tumore– risponde all’agenzia Dire Rago- figuriamoci se può essere pensato un tale percorso. Nel nostro Paese non esiste una normativa di questo genere in maniera assoluta, non ci sono centri e strutture né pubbliche né private che effettuino un procedimento di questo genere. Nella stessa Gran Bretagna il procedimento per la ragazza è stato predisposto dal giudice”.

Secondo l’esperto è già un “risultato storico” se in Italia si è riusciti ad ottenere “la preservazione della fertilità in pazienti oncologici con la conservazione degli ovociti. Oggi la crioconservazione e la preservazione della fertilità nel nostro Paese- spiega ancora Rago- inizia ad essere un dato di fatto e ci sono diverse strutture pubbliche che la fanno. Ad agosto è uscita una nuova nota dell’Aifa relativa alla prescrivibilità dei farmaci per la stimolazione ovocitaria anche per le pazienti oncologiche. Questo significa che di fatto la preservazione ovocitaria è oggi possibile nel nostro Paese. Tant’è vero che noi al Pertini abbiamo iniziato a farla, già da luglio di quest’anno- conclude- e ad oggi abbiamo trattato 6 pazienti donne, di cui due affette da carcinoma al seno”.

di Carlotta Di Santo, giornalista professionista

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