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Nell’ospedale di Raqqa, con Un Ponte Per la cura è anche un gioco

Grazie al progetto Darna l'ospedale pediatrico ha una sala per far giocare i bambini e attività per ragazzi contro l'abbandono scolastico

Pubblicato:18-10-2022 13:29
Ultimo aggiornamento:18-10-2022 13:29

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ROMA – “Un giorno è arrivato in ospedale un bambino di dieci anni con un cancro, che chiameremo Ahmad a tutela della sua privacy. Era molto agitato e questo ha reso difficile per i medici visitarlo. Così, è stato accompagnato nella sala dei giochi allestita nel reparto di pediatria che Un Ponte Per ha contribuito a ripristinare con fondi della Cooperazione Italiana. Ci sono giocattoli e libri per bambini e lo spazio è pensato per far rilassare i piccoli con l’aiuto di operatori specializzati. Ahmad si è subito divertito e da quel momento è stato più semplice visitarlo e somministrargli le terapie: non vedeva l’ora di tornare in ospedale per giocare”. Christine Fleischer è project manager di Un Ponte Per. Dalla città di Raqqa racconta all’agenzia Dire quali sono le sfide ma anche le opportunità per la popolazione del nord-est della Siria.

GUERRA E CRISI METTONO A RISCHIO LA VITA QUOTIDIANA

“Qui 11 anni di guerra hanno profondamente cambiato la vita delle persone- racconta l’operatrice, specializzata in salute e protezione- ma pesano anche gli effetti della pandemia e della guerra in Ucraina: si vedono lunghe file ai distributori, la farina e il pane costano tanto o scarseggiano. Con l’arrivo dell’inverno, che qui registra temperature molto rigide, è certo che la situazione peggiorerà”.

Dal 2018 Un Ponte Per ha avviato a Raqqa il progetto Darna (“La nostra casa”), finanziato dalla Cooperazione italiana e in collaborazione con la Mezzaluna rossa curda, che ha permesso di rimettere in funzione i reparti maternità e pediatria di Al Hilal, il principale ospedale della regione, distrutto negli anni dall’occupazione del gruppo Stato islamico. “A Raqqa, tanti minori vengono ricoverati a causa delle malattie che contraggono per la mancanza di acqua e quindi di igiene, ma anche per le ferite dei combattimenti, che nell’area non si sono arrestati” riferisce Fleischer. “Offrire servizi medici di qualità è una priorità ma ci occupiamo anche di bambini e adolescenti“, che con donne, anziani e persone con disabilità rappresentano i gruppi resi più vulnerabili dal conflitto.


GLI SPAZI PROTETTI PER DONNE E MINORI

Nell’ospedale sono stati allestiti quindi anche spazi “protetti” per i più giovani. “Abbiamo gruppi misti per la fascia d’età 6-12 anni, e poi gruppi misti o divisi tra ragazzi e ragazze per quella 13-18” dice Fleischer. Gli operatori “offrono attività ricreative e di gruppo, che permettono ai genitori di lavorare tranquilli, sapendo che i bambini sono qui”. Quanto ai teenager, ci sono gruppi di confronto anche con le famiglie “per parlare delle questioni legate all’età”, ma anche attività di sensibilizzazione e supporto: “Le ragazze sono più esposte al rischio di abusi fisici e sessuali, oppure ai matrimoni precoci“, continua l’operatrice, ricordando che si tratta di fenomeni “frequenti quando le famiglie cadono in povertà” e che costringono le minori “ad abbandonare gli studi“.

Bambini e ragazzi invece, sottolinea Fleischer, “lasciano la scuola perché devono lavorare. Fanno di tutto: operai nei cantieri, meccanici, ambulanti, e oltre a perdere la scuola rischiano di farsi male”.

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