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Pd, Renzi ai suoi: Accerchiamento? Prevedibile, andiamo avanti

Dopo la mozione su Visco, le polemiche hanno investito il Pd e il suo segretario. Ma Renzi non sembra essere molto preoccupato

Pubblicato:18-10-2017 19:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:48

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ROMA – Tutto prevedibile, tutto già scritto. Matteo Renzi a chi lo ha sentito in queste ore non è parso turbato più di tanto per la selva di reazioni politiche alla mozione su Bankitalia, presentata dal Pd ieri alla Camera. Le posizioni erano già dipanate, alla luce del sole. Basta risalire alle polemiche che hanno accompagnato l’istituzione della commissione d’inchiesta sulle banche. Molti avrebbero preferito che non partisse neppure. Che tutto restasse materia da iniziati.

E sono note, del resto, anche le posizioni di Renzi sulla materia: scritte nero su bianco nel libro “Avanti”. Sottotitolo: “Perchè l’Italia non si ferma”. Non si fermerà Renzi nel chiedere chiarezza sull’attività di Banca d’Italia, e in particolare della Vigilanza, nelle crisi bancarie di questi anni. Perchè se effettivamente la mozione in risposta a quella dei Cinque Stelle non era stata annunciata alle alte cariche, dal governo al Colle, non si può certo dire che fosse un attentato all’istituzione nè che fosse un mistero la linea del segretario sul caso banche. Chi si stupisce, ragionano i renziani, coglie un pretesto. L’argomento vero resta semmai il riflettore acceso sull’argomento. L’operazione-verità in campagna elettorale.

Perchè nella maggioranza renziana circola la convinzione che buona parte della sconfitta al referendum del 4 dicembre, e così gli insuccessi alle amministrative, si spieghino con la speculazione sul caso banche. Ora che la commissione è istituita, lavorerà. Nonostante le convinzioni di chi credeva che Casini non lo avrebbe fatto, si capirà che le responsabilità non sono certamente imputabili al Pd.


Gli attacchi di queste ore potrebbero essere solo il primo atto di un arrembaggio più consistente dopo il voto in Sicilia. E’ più di una possibilità. L’obiettivo, è chiaro, per molti dentro e fuori il Pd, è di disarcionare il segretario prima delle politiche. O indurlo ad accettare la linea della ‘coabitazione’, il che significherebbe che a palazzo Chigi ci andrà un altro. Ma la vicenda della mozione su Bankitalia, spiegano fonti renziane, dovrebbe invece insegnare una cosa semplice: che le chance di Renzi di vincere le elezioni sono legate alla sua capacità di mantenere viva la connessione con gli elettori, di innovare ed essere in qualche modo candidato anti-sistema. Se si affidasse ai salotti buoni avrebbe già perso.

di Alfonso Raimo, giornalista professionista

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