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“Scempio al Coppedè, Raggi agisce in maniera sciatta”

Demolita una palazzina storica in uno dei più caratteristici quartieri della capitale: al suo posto un edificio moderno

Pubblicato:18-10-2017 13:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:48

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La palazzina abbattuta nel quartiere Coppedè


ROMA – “A Via Ticino, nel quartiere Coppedè a Roma, è stato autorizzato un intervento di demolizione e ricostruzione. Un edificio tipico del quartiere sarà demolito per far posto ad una palazzina moderna del tutto decontestualizzata dalla morfologia prevalente del quartiere. Si è sollevato un dibattito su uno scempio, secondo alcuni. Il Comune si difende allargando le braccia. Non si può fare nulla. Era inevitabile. Ebbene: non è vero”. Così in un comunicato il deputato romano Pd ed ex assessore all’Urbanistica della giunta Veltroni, Roberto Morassut.

La palazzina che sarà costruita nel quartiere Coppedè

Il Comune ha agito il modo sciatto”, spiega Morassut. “Coppedè rientra in un particolare tessuto della Città storica nel quale sono senz’altro consentiti interventi di demolizione e ricostruzione. Tuttavia le norme tecniche del Piano regolatore, combinate con la verifica sulle categorie degli interventi edilizi ‘diretti’ e con quanto è scritto nella Carta della qualità (elaborato gestionale per la guida degli interventi in Città storica- elaborato G2) pone il Comune davanti all’impegno di fornire indirizzi alla progettazione del nuovo intervento che tenga conto del contesto, della morfologia esistente e caratterizzante della zona”.


“Anche con un parere della sovrintendenza comunale- aggiunge il deputato dem- (non statale) che si deve esprimere in casi come questo. Quell’edificio è peraltro rappresentato fotograficamente proporlo alla pagina 68 dell’elaborato G2 della Carta della Qualità”.

Architettura tipica del Coppedè

“La mia domanda- prosegue Morassut- è: ammesso che non vi sia un vincolo statale, perché il Comune non ha sviluppato la procedura prevista per guidare l’intervento in una direzione più compatibile? Non e vero che nulla si poteva fare. Tra l’ossificazione della città e interventi avventurosi c’è un grande spazio di governo. Che è quello previsto dalle norme del Prg e che l’amministrazione per sciatteria non ha percorso”.

“Si poteva- continua- chiedere al promotore (sulla base degli indirizzi stabiliti dalle norme) di fare un concorso di progettazione privato. C’è stato un parere della sovrintendenza comunale? Non si sa. Le norme del Prg sono una strumentazione complessa e moderna.Bisogna conoscerla ed usarla con il necessario approccio integrato e non sciatto, come e giusto in un mondo, in una città assai più complessa di un tempo”.

A Roma si continua a parlare di urbanistica in modo superficiale. E ad agire in modo altrettanto superficiale. Insomma un altro esempio di incapacità, sciatteria e pochezza a Cinque Stelle. Sarebbe importante conoscere come ha girato la procedura del comune su questa vicenda. Affinché non si ripeta la sciatteria. Domande aperte alla sindaca Raggi”, conclude Morassut.

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