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Torino, in tre anni aumentati i senza dimora

L'assessore al welfare annuncia un raddoppio dei posti per il piano freddo e oltre 2 milioni per la lotta alla povertà

Pubblicato:18-10-2016 14:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:11

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poverta02TORINO – Gli ultimi dati disponibili sono stati raccolti nel 2014 e parlano di quasi 1.800 persone senza fissa dimora nella sola area urbana di Torino. Un dato impressionante, se si considera che nel 2011 la cifra ammontava a 1.400 individui: vale a dire che nel capoluogo sabaudo i senzatetto sono cresciuti del 20 per cento in tre anni; una media di almeno cento nuovi casi l’anno e forse più, visto che il Comune riesce a “censire” in prevalenza quanti si rivolgono ai servizi del pubblico e privato sociale, mentre esiste tutto un mondo parallelo di “irriducibili” della strada, non sempre raggiungibili dagli operatori. “Nella nostra città gli sfratti continuano a crescere da anni – ha dichiarato il neo-assessore al Welfare, Sonia Schellino – ragion per cui, purtroppo, e’ naturale che anche i senza fissa dimora aumentino”.

Per questo, Schellino ha appena annunciato un ulteriore potenziamento del “piano freddo”, la cui attivazione – con l’avvicinarsi di un inverno che a Torino sembra voler arrivare perfino in anticipo – appare ormai imminente: raddoppiati i posti letto per il periodo 2016/17, che anche quest’anno verranno messi in gran parte a disposizione da strutture del privato sociale, andando ad aggiungersi ai 38 prefabbricati del parco della Pellerina (152 posti) e alla struttura d’emergenza in posizione semi-centrale, che in caso di forte maltempo potrà accogliere fino a 100 persone.

Schellino ha anche smentito quanto annunciato di recente dalla neo-sindaca Chiara Appendino: secondo quanto riportato dal quotidiano “la Stampa”, nel corso di una visita ad Assisi la prima cittadina avrebbe anticipato come il Comune di Torino fosse in procinto di offrire 300 euro al mese a ogni famiglia disposta ad ospitare in casa un senzatetto. “Su questo – ha precisato l’assessore – c’e’ stato un evidente equivoco: si tratta in realtà di un bando destinato alle associazioni. Ben venga, poi, se queste saranno in grado di presentarci progetti per l’accoglienza in famiglia; ma per il momento parliamo ancora nell’ambito del Piano nazionale per la lotta alle poverta’ e all’esclusione”. Secondo i dati del Comune, a Torino sarebbero stati destinati oltre due milioni, a fronte dei 50 stanziati per il piano. Ma non e’ solo sull’emergenza che intende lavorare la neo-giunta.


Le dichiarazioni di Sonia Schellino arrivano infatti a margine di un seminario, col quale, in occasione della giornata per la lotta alla povertà, si e’ approfittato per fare il punto sulla campagna #HomelessZero e l’avvio del progetto “Housing first”: ideato negli Stati Uniti e rilanciato in Europa dal portoghese Jose’ Ornelas, il programma prevede l’eliminazione di tutto il percorso “a scalini” composto da accoglienza, permanenza in strutture a bassa soglia (come dormitori o social housing) ed, eventualmente, reinserimento in una normale abitazione. “In questo nuovo paradigma – ha spiegato Cristina Avonto, presidente della Federazione italiana degli Organismo per le persone senza fissa dimora (Fio Psd) – l’ingresso in casa rappresenta un punto di partenza, piu’ che d’arrivo. L’abitazione torna cosi’ ad essere un diritto, piu’ che una concessione dei servizi sociali”.

Ad oggi, pressoché ovunque sia stato adottato, l’Housing first ha dato ottimi risultati sia sotto il profilo sociale che economico, con un notevole risparmio in termini di costi sanitari, sociali e di sicurezza. L’Italia figura tra i primi paesi europei ad averne avviato la sperimentazione, e Torino e’ stata in questo senso tra le capofila assolute: nel capoluogo piemontese e’ stato costituito ad hoc un coordinamento composto dalla Città di Torino e da una decina di realtà del terzo settore, tra le quali la Caritas diocesana e l’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, oltre ad associazioni di volontariato e cooperative sociali.

Il programma e’ stato declinato in due distinti progetti: il primo, Abi.TO, è destinato ai senza dimora che non possono avere accesso a una casa popolare, ma possiedono capacità e competenze per condurre una vita in piena autonomia e necessitano per lo più di progetti che li aiutino a sostenere le spese per la gestione di una casa in affitto. Res.TO, invece, e’ stato pensato per persone in condizione di disagio sociale e abitativo cronicizzato, come tossicodipendenti e portatori di disagio psichico, che già da molti anni vivono in strada e trascorrono la notte in dormitorio. In totale, i due progetti mettono attualmente a disposizione cinque appartamenti e coinvolgono sei persone.

A valutare la sostenibilità economica del progetto è stata invece affidata a un’equipe dell’Università di Torino. “Mi vanto di avere un approccio pragmatico al sociale, da economista – ha sottolineato a tal proposito Schellino -. Per questo, credo che oggi sia fondamentale pensare, anzi ripensare, a un welfare che abbia le caratteristiche della sostenibilità; ma che sia al contempo in grado di rispondere adeguatamente alle necessità di una società in cui sempre più persone si ritrovano in condizione di povertà. Oggi diventa sempre più urgente adottare un approccio che sposti il focus dall’emergenza alla prevenzione; e che mantenga al contempo la centralità della persona e la promozione della sua autonomia”.

(www.redattoresociale.it)

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