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“Coltivare una cultura di pace” è l’impegno al centro della giornata di sabato, 21 settembre. Un appuntamento istituito dalle Nazioni Unite e celebrato quest’anno con un’attenzione e una preoccupazione particolari: la pace, alla quale è dedicata la giornata, appare oggi sempre più minacciata: dal Sudan all’Ucraina passando per il Medio Oriente. Di soluzione possibili si parlerà anche a Parigi, durante un incontro internazionale al via domenica 22 settembre, su impulso della Comunità di Sant’Egidio e della Chiesa cattolica locale: il titolo è “imaginer la paix”, immaginare la pace.
Richiedenti asilo di origine africana inviati a combattere nella Striscia di Gaza con la promessa che possa così essere soddisfatto il loro desiderio di vivere stabilmente in Israele: è l’accusa all’esercito di Tel Aviv avvalorata da un’inchiesta del quotidiano Haaretz.
Secondo funzionari sentiti durante l’indagine, che hanno chiesto di restare anonimi, il progetto è portato avanti da consulenti legali del ministero della Difesa di Israele.
Stando alla ricostruzione di Haaretz, lo schema prevede per i richiedenti asilo due settimane di addestramento militare. Il progetto, annota il giornale, è condotto “al di fuori di qualsiasi quadro etico”.
“A due anni dalla morte di Mahsa Jina Mini, il movimento Donna vita libertà è vivo e porta avanti la propria lotta per la libertà, la democrazia e l’uguaglianza di genere attraverso soprattutto la disobbedienza civile”. Parisa Nazari è attivista del movimento Donna vita e libertà e all’agenzia Dire racconta cosa è cambiato in questi due anni in cui in Iran sono riprese le proteste di piazza contro le autorità di Teheran. “Sicuramente come ha cambiato forma la resistenza ha cambiato forma anche al repressione. Non si spara più nelle strade, non ci sono più scene violente di giovani e giovanissimi arrestati e trascinati via durante i cortei, tuttavia la polizia morale ancora esiste e aggredisce le donne mal velate o che non indossano il velo. Che sono migliaia”.
Cinque autisti di bus, accolti nella città di Flensburg: sono i primi arrivi previsti da un accordo per l’immigrazione di lavoratori sottoscritto da Germania e Kenya. L’intesa, firmata dal cancelliere Olaf Scholz con il presidente William Ruto, potrebbe riguardare fino a 250mila persone. Il programma riguarda più settori, concentrandosi su lavoratori qualificati e semi-qualificati. A essere coinvolti dovrebbero essere anche dottori, infermieri e insegnanti. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), l’accordo “include meccanismi per proteggere i diritti e il benessere dei lavoratori migranti keniani in Germania, garantendo una migrazione sicura, ordinata e produttiva”.
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