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ROMA – In occasione del proprio decennale di fondazione, l’Associazione Italiana Ricerca Alzheimer (Airalzh Onlus) ha presentato presso il ministero della Salute, alla presenza delle co-presidenti dell’Intergruppo Parlamentare per le Neuroscienze e l’Alzheimer, onorevole Annarita Patriarca e senatrice Beatrice Lorenzin, un’importante campagna di sensibilizzazione per invitare la popolazione ad essere maggiormente consapevole dei benefici di un corretto stile di vita e ad adottarli anche come prevenzione alle demenze.
Quella delle demenze è una vera e propria emergenza sociale e una priorità di sanità pubblica: nel mondo, infatti, sono 55 milioni le persone coinvolte, 2 milioni solo in Italia. Si calcola che il numero di malati di queste patologie sia 1 milione e 100mila con demenza e 900mila con un disturbo cognitivo lieve. Oltre al malato, però, bisogna considerare anche le famiglie e i caregivers che vivono questa situazione: i numeri, quindi, crescono in maniera vertiginosa, arrivando a un totale di 4 milioni di persone coinvolte. Anche le proiezioni future sono allarmanti: nel 2050 si stima infatti che i casi saranno triplicati in relazione all’aumento dell’aspettativa di vita.
Va anche considerato che l’Alzheimer non colpisce solo le persone in età avanzata, perché esistono casistiche di Alzheimer precoce tra soggetti di età compresa fra i 30 e i 60 anni.
Sorta quando ancora non c’era una rete nazionale per la ricerca sull’Alzheimer, nei primi dieci anni, Airalzh Onlus ha scelto di concentrare le ricerche prevalentemente sulla diagnosi precoce e sulla prevenzione. Sviluppare test per diagnosi precoci e puntuali della malattia di Alzheimer e individuare i fattori di rischio e gli stili corretti di vita per prevenire l’insorgere della patologia sono infatti gli argomenti alla base dei progetti di ricerca che gli oltre 60 ricercatori Airalzh hanno sviluppato in questi anni. Tanto che alcuni di questi ricercatori come Emanuele Rocco Villani, dirigente medico geriatra presso l’Ausl di Modena, Monica Bucciantini, professore associato di Biochimica presso il Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche dell’Università di Firenze e Biancamaria Guarnieri, neurologa, membro del direttivo dell’Associazione italiana medicina sonno (Aims), membro del direttivo nazionale e coordinatrice del gruppo di studio ‘Sex and gender differences in dementia’ di SINDem- Associazione per le demenze aderente alla Società Italiana di Neurologia, hanno contribuito per redigere le informazioni scientifiche che sono alla base della campagna di sensibilizzazione presentata oggi.
La campagna di sensibilizzazione sugli stili di vita Airalzh si prefigge di offrire strumenti di informazione ad hoc, ovvero quaderni divulgativi scaricabili dal minisito www.prevenzione.airalzh.it per seguire uno stile di vita sano, con particolare riferimento all’importanza dell’esercizio fisico, di una dieta equilibrata e di una buona qualità del sonno. Scritti in modo semplice e immediato, i quaderni divulgativi basati sulle più recenti indagini scientifiche hanno l’obiettivo di sensibilizzare l’intera cittadinanza sui corretti stili di vita per la prevenzione delle demenze.
Airalzh ha deciso di lanciare la campagna di sensibilizzazione a seguito di un’indagine, realizzata per conto dell’Associazione stessa da Walden Lab di Paolo Anselmi, sulla percezione della malattia di Alzheimer nella popolazione italiana. È emerso che, nonostante il 49% della popolazione sia preoccupata che la malattia possa in futuro riguardarla personalmente o colpire una delle persone care, solo 1 italiano su 10 si dichiara ‘molto informato’ su questa patologia e la maggior parte della popolazione si dice interessata a conoscerla maggiormente. In particolare, tra i dati di maggiore interesse dell’indagine, andando ad analizzare i fattori di rischio, è risultato che solo poco più di 3 italiani su 10 considerano lo stile di vita sano utile per prevenire l’insorgenza della malattia.
‘La prevenzione, primaria e secondaria- ha affermato il past president Airalzh e direttore Neurologia I presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria ‘Careggi’ di Firenze, Sandro Sorbi– è un dovere. Abbiamo necessità di indicare alla popolazione l’importanza di adottare alcuni accorgimenti sugli stili di vita come per esempio l’attività fisica, l’alimentazione e il sonno ma anche la stimolazione cognitiva e l’importanza delle relazioni. L’Organizzazione mondiale di sanità, a tal riguardo ha recentemente pubblicato un documento che indica 12 raccomandazioni di interventi possibili su condizioni mediche che predispongono alla demenza e al declino cognitivo e che devono essere prevenute e curate’.
‘Si suggerisce- ha continuato- come alcuni stili di vita come ad esempio l’abitudine al fumo, il consumo eccessivo di alcol, un’alimentazione non equilibrata o il controllo di alcune malattie quali l’ipertensione, il diabete, l’obesità, la depressione e l’ipercolesterolemia, possano essere implicati nell’insorgenza della demenza e, in generale, del decadimento cognitivo. Dunque, dal punto di vista di una reale ed efficace risposta di sanità pubblica, per una patologia come la demenza, che è ancora una condizione senza cura anche se è possibile rallentare la progressione della patologia, non solo sono fondamentali la diagnosi precoce, il trattamento e il supporto, ma anche le strategie di riduzione del rischio, come appunto il perseguimento di uno stile di vita salutare’.
‘In questi 10 anni di attività- ha evidenziato la presidente di Airalzh Onlus, Alessandra Mocali– i risultati sono stati ottenuti grazie al contributo di grandi e piccoli donatori, che ci hanno sostenuto permettendoci di finanziare, inizialmente dal 2016 al 2019, 82 assegni di ricerca. A questi assegni si sono aggiunti negli anni successivi 26 progetti di giovani ricercatori under 40 con i Bandi Airalzh Grants for Young Researchers (Agyr) e due progetti per ricercatori mid-career sostenuti in collaborazione con la Fondazione Armenise Harvard. Nell’anno in corso sono stati pubblicati 3 bandi: Agyr, il primo Airalzh Starting Grants che punta a finanziare progetti di medicina translazionale e il primo bando su Art-therapy, utilizzando le donazioni legate all’uso di disegni di una ammalata, arrivando così ad un investimento totale di oltre 4 milioni di euro per la ricerca‘.
‘Sin dalla sua fondazione- ha tenuto a chiarire Alessandro Padovani, socio fondatore Airalzh, presidente della Società italiana di neurologia– Airalzh ha attivamente promosso e incoraggiato la ricerca nell’ambito della malattia di Alzheimer, soprattutto tra i giovani. Molto c’è ancora da capire sulle cause della malattia, anche se in questi ultimi anni abbiamo compreso il ruolo dei fattori di rischio, dei fattori genetici e di alcuni meccanismi correlati al processo neurodegenerativo. Nonostante non abbiamo ancora terapie curative in grado di impedire la comparsa della malattia oppure di arrestarne l’evoluzione, diversi studi sembrano indicare che la meta non sia così lontana e che presto potremo avere combinazioni di farmaci in grado di rallentare il decorso clinico‘.
‘Tra i diversi studi che Airalzh ha finanziato- ha inoltre reso noto- mi permetto di segnalare i risultati delle ricerche di alcuni giovani sull’utilizzo dei biomarcatori come mezzo per una precoce diagnosi nei soggetti normali e una definizione dei meccanismi patologici in soggetti già malati, a testimoniare che i biomarcatori sono oggi indispensabili per trovare farmaci precisi. Particolarmente interessante il dato sulle microplastiche e nanoplastiche identificate nei tessuti dell’uomo e anche a livello del cervello, a supporto del ruolo dell’inquinamento non solo dell’aria ma anche dell’ambiente quale fattore di rischio della malattia di Alzheimer. L’impegno di Airalzh nella Ricerca continua. Siamo convinti che per arrivare a un domani senza Alzheimer sia necessario percorrere la strada della ricerca di base e clinica‘.
Nell’ambito della conferenza stampa, Airalzh ha presentato anche le attività svolte dell’Associazione, evidenziando i risultati della ricerca sulla patologia con particolare enfasi sulla diagnosi precoce, argomento sul quale, accanto alla prevenzione, si focalizzano i progetti dei ricercatori Airalzh che hanno poi illustrato, con presentazioni orali e poster, i propri lavori. Tra questi, il progetto ‘Life-BIO’ di Andrea Pilotto, ricercatore presso l’Università degli Studi di Brescia, esplora la relazione tra fattori di stile di vita, infiammazione periferica e biomarcatori neurodegenerativi negli anziani a rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. Coinvolgendo 180 soggetti sani di età superiore ai 65 anni, il progetto mira a identificare combinazioni di fattori di rischio che possano prevedere con alta precisione la presenza di biomarcatori neurodegenerativi. Vengono analizzati vari aspetti dello stile di vita, come l’istruzione, l’attività fisica e le abitudini alimentari, per sviluppare un modello integrato che valuti l’impatto di questi fattori sulla neurodegenerazione e per individuare strategie preventive efficaci. I dati preliminari mostrano che i marcatori plasmatici identificano una percentuale della popolazione compresa fra il 20% e il 30% con un profilo biologico di rischio di malattia di Alzheimer e sono associati a fattori di rischio modificabili di malattia, potenzialmente trattabili con innovative strategie non farmacologiche. La combinazione di marcatori è in grado, inoltre, di identificare profili di rischio differenti e valutare a livello individuale la salute del cervello (brain Health) nella popolazione sana.
Ed è ancora sui biomarcatori che si incentra anche il progetto di Lorenzo Gaetani, ricercatore presso la sezione di Neurologia del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Perugia, che si concentra sull’impatto delle patologie miste, come la sinucleinopatia, la disfunzione gliale e la neurodegenerazione indipendente dall’amiloide, sulle traiettorie dei biomarcatori plasmatici nella malattia di Alzheimer.
Lo studio coinvolge 123 pazienti con Alzheimer suddivisi in preclinici, con deficit cognitivi lievi e con demenza lieve. L’obiettivo è verificare come queste patologie influenzino i livelli di biomarcatori come Aß42/40, p-tau181, p-tau217, NfL e GFAP nel tempo, per migliorare la comprensione dei meccanismi che influenzano l’evoluzione della malattia di Alzheimer e fornire indicazioni utili per la gestione clinica.
Il ruolo dell’esposizione alle nanoplastiche come fattore di rischio per la malattia di Alzheimer è stato analizzato da Livia La Barbera, dottoressa dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. I risultati prodotti hanno dimostrato la presenza di nanoplastiche nel cervello di animali esposti alle nanoplastiche mediante acqua potabile. L’accumulo delle nanoplastiche nel cervello degli animali causa la morte di una popolazione di neuroni responsabili del rilascio di dopamina in diverse zone del cervello, tra cui l’ippocampo: questa area è particolarmente importante per l’uomo, perché contribuisce alla memoria a breve e a lungo termine, alla memoria spaziale e all’orientamento. Sebbene a oggi non ci siano ancora studi sulla tossicità delle nanoplastiche sul cervello umano, i risultati prodotti suggeriscono di seguire le linee guida che ci vengono fornite dall’Europa e dall’Italia circa l’utilizzo di materiale di plastica e sensibilizzare sull’importanza di ridurre l’inquinamento da plastica, avendo ben chiaro quali sono gli effetti tossici che le nanoplastiche potrebbero avere sulla salute dell’uomo.
Quanto agli stili di vita, tra le ricerche Airalzh è in corso un progetto realizzato da Emanuele Rocco Villani, ricercatore Airalzh e dirigente medico geriatra presso l’Ausl di Modena, che indaga il ruolo dell’attività fisica e l’integrazione di aminoacidi essenziali nel rallentare la progressione del deterioramento cognitivo lieve verso la demenza, in particolare nella malattia di Alzheimer. Lo studio ha coinvolto individui con declino cognitivo lieve, divisi in due gruppi: uno che segue un programma di solo esercizio fisico strutturato e l’altro, fisicamente più fragile, che, oltre all’esercizio, riceve un’integrazione di aminoacidi. I partecipanti sono seguiti per due anni per valutare l’impatto di questi interventi sugli esiti clinici, con l’obiettivo di identificare interventi preventivi che possano rallentare la progressione verso la demenza. Le analisi preliminari dopo un anno in entrambi i gruppi sono risultate ampiamente promettenti relativamente al benessere percepito dai partecipanti. In entrambi i gruppi è emerso un miglioramento di tutte le valutazioni di performance fisica, tra cui anche quelle di equilibrio. I dati definitivi sull’effetto degli aminoacidi sulle performance cognitive dei partecipanti saranno disponibili al termine del progetto.
“Tra qualche giorno- ha concluso il vicepresidente di Airalzh Onlus, Alessandro Morandotti– ricorrerà la Giornata Mondiale dell’Alzheimer. Airalzh ancora una volta sarà orgogliosa dei risultati raggiunti. Insieme abbiamo costruito qualcosa di più grande di noi, un movimento di persone unite dalla speranza e dalla solidarietà”.
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