Il tenente Beilis e gli allievi ufficiale da formare a Modena: “L’Accademia fa crescere”- La storia

Il racconto del tenente Giovanni Beilis, che oggi in Accademia si occupa della formazione degli allievi ufficiali. Per lui è un ritorno, visto che a Modena ci è passato anche lui da allievo

Pubblicato:18-09-2024 12:33
Ultimo aggiornamento:18-09-2024 14:56

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ROMA – Tornare all’accademia di Modena dopo anni e ritrovarsi davanti gli occhi dei giovanissimi allievi: la mente va a quel primo giorno e a quell’emozione. Si racconta il formatore degli allievi ufficiali, il Tenente Giovanni Beilis, 27 anni, che oggi in Accademia è colui che accompagna gli aspiranti allievi, dal primo giorno “per i primi due anni: sia nella fase formativa universitaria che in quella militare e sportiva”.
“Mettono piede in un mondo completamente nuovo per loro- spiega alla Dire il Tenente- sfidante e diverso dalla loro vita di prima. Nei loro occhi si legge una forte emozione e desiderio di scoprirlo. E’ un ambiente che li mette di fronte a numerose prove e li porta a superare i propri limiti. Si entra da giovani ragazzi e si esce ufficiali della Forza armata“.

‘Divorare le lacrime in silenzio, donare sangue e vita, questa è la nostra legge..’ si legge sulla targa in pietra che ogni ufficiale dell’Esercito non può dimenticare. Il Tenente Beilis il suo primo giorno ce l’ha scolpito nella memoria: “Venivo dalla vita civile e non avevo idea di cosa mi aspettasse, avevo un sogno, ambizione, e anche incertezze. Fui accolto e accompagnato come oggi faccio io con gli allievi. Il percorso arduo mi ha fatto crescere e questo è ciò che vorrei trasmettere”.
L’incarico di ufficiale inquadratore è di grandissima responsabilità“, sottolinea ricordando che in Accademia si formano i futuri dirigenti della Forza Armata. “Questo compito non ce l’ha soltanto la linea di comando, ma tutto il personale del quadro permanente dell’Accademia militare”.
L’Accademia raccontata in due parole per Beilis è “senso del dovere e dedizione totale al lavoro, che per questo mondo specifico è fondamentale”.

Ogni anno circa 10.000 giovanissimi presentano domanda di ammissione ai corsi dell’Accademia, ma di questi solo 200 in media, ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia, riescono ad accedere all’Istituto militare per diventare Ufficiali e futuri Comandanti.
Negli ultimi anni è stato portato avanti un processo di riforma: nell’ambito delle competenze culturali si è strutturato un ciclo triennale universitario nella sede di Modena, che si conclude con il conseguimento della laurea triennale e si prosegue a Torino, presso la Scuola di Applicazione, per la laurea magistrale. Le lauree vanno dall’ingegneria, alle scienze strategiche, a medicina e veterinaria.
Gli Ufficiali della Linea di Comando del Reggimento Allievi (Comandanti di Compagnia e Vice Comandanti di Compagnia, Tenente) – figura quest’ultima recentemente reintrodotta e voluta dall’attuale Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello -, possono avvalersi del supporto di giovani sottufficiali specializzati.
Il neo costituito Reparto Corsi è responsabile della formazione dei giovani neo Ufficiali durante il terzo anno svolto a Modena.

L’Accademia di Modena vive nell’antica e ricca cornice del palazzo Ducale di Modena che è stato sede della Corte Estense, del Ducato di Modena e Reggio. Le origini di uno dei più antichi istituti di formazione militare al mondo invece sono del 1669 e fu voluto dal Duca Carlo Emanuele di Savoia.
Si arriva nei luoghi dove oggi i circa 700 frequentatori si addestrano, studiano e si allenano passando dentro la storia. Si passa sotto soffitti dorati a cassettoni, tra antichi arazzi, si percorre quel lungo corridoio che gli allievi definiscono “ponte dei sospiri” che divide la parte storica del Palazzo da quella più recente destinata ad alloggi dei cadetti. Lì si passa prima della libera uscita per avere l’ok e poter trascorrere qualche ora fuori, sempre rigorosamente con l’uniforme storica in perfetto ordine. Si passa davanti alla fiammella che mai si spegne e si fa il saluto davanti alla teca che contiene le medaglie d’oro concesse ad ex Allievi che si sono sacrificati per la Patria. Colpisce la croce di legno di Nassirya che qui ha trovato il suo posto dopo l’attentato. Sembra parlare il lungo corridoio delle Medaglie d’oro: i volti, le storie. Ci si ferma infine davanti alle parole del giuramento: quelle che chiunque uscito da qui non dimentica. E poi ‘Coraggio, fedeltà, dovere…’ i nomi dei corsi campeggiano sui muri.
Il grande cortile è vuoto e silenzioso, si riempirà di familiari, di qualche lacrima nel giorno del giuramento. E, come raccontano le storie di questi giovani anche dopo anni, di nessun rimpianto.

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