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VIDEO | Dall’11/9 all’Olocausto, sui social è di moda fingersi vittime di tragedie

Su Tik Tok gli adolescenti postano brevi video dove si fingono vittime di eventi tragici. I pediatri di Sip: "Serve educazione a uso consapevole per evitare dinamiche pericolose"

Pubblicato:18-09-2020 16:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:54

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ROMA – “Benvenuti in cielo”. Occhi cerchiati di nero, viso impallidito dal trucco, finte escoriazioni sulle guance. In un video postato su Tik Tok con l’hashtag #nineeleven, Tanner finge di essere una vittima dell’attentato alle Torri Gemelle. “Era l’11 settembre 2001. Ero nella prima torre. Al 96esimo piano- racconta il ragazzo americano ai suoi quasi 400mila follower- ho visto un aereo che si avvicinava sempre di più, poi ad un certo punto è diventato tutto buio e mi sono ritrovato qui, in cielo”.

E’ la nuova moda sbarcata sul social network preferito dagli adolescenti: caricare video di pochi secondi in cui, truccati in modo da rendere visibili i segni di una (finta) sofferenza, si interpretano vittime di grandi tragedie storiche.


LA DERIVA DELLA CHALLENGE SULL’OLOCAUSTO

Qualche settimana fa era già successo con la challenge sull’Olocausto, una sfida in cui i ragazzi che partecipavano dovevano impersonare i sopravvissuti del genocidio nazista. Con indosso indumenti a righe e il volto truccato come fosse segnato dalla malnutrizione, gli adolescenti raccontavano di essere morti nelle camere a gas, sterminati nei lager.

Un tentativo di sensibilizzare il ‘pubblico’? Di tenere alta la memoria su tragedie che hanno segnato la nostra storia contemporanea? Un tentativo di certo discutibile e che ha generato molte critiche e malumori, tanto è vero che i moderatori di Tik Tok hanno disattivato l’hashtag #HolocaustChallenge disperdendone i contenuti collegati.

“E’importante avere un dialogo costante con i ragazzi ed educarli all’uso dei social network, perché stare in Rete può esporre a rischi come quello di assumere comportamenti denigratori e inadeguati“, commenta Elena Bozzola, segretario nazionale della Società italiana di pediatria (Sip).

SIP: “DIFFONDERE USO CONSAPEVOLE PRIMA CHE SI CREINO DINAMICHE PERICOLOSE”

“Ogni atteggiamento può essere amplificato proprio grazie, o a causa, della risonanza che la Rete ha- sottolinea la pediatra- quindi si deve insegnare ai ragazzi a utilizzarla in modo consapevole prima che vengano vissuti atteggiamenti nocivi o si instaurino dinamiche pericolose“. La Sip è impegnata in prima linea a “diffondere un uso consapevole e responsabile della tecnologia- evidenzia Bozzola- anche perché, secondo dati diffusi dal ministero dell’Istruzione, ben il 70% degli under 14 è presente sui social“. E questo vuol dire anche una potenziale esposizione a fenomeni di bullismo e cyberbullismo.

La Società italiana di pediatria, che sul tema ha pubblicato vari approfondimenti, ricorda sempre come sia “fondamentale il ruolo degli adulti- conclude- perché ogni adulto che si rapporta con gli adolescenti rappresenta un educatore, ruolo a cui non può sottrarsi”.

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