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Coronavirus, in Veneto 80.000 badanti non sanno dove fare quarantena

Per chi viene da Bulgaria e Romania c'è ancora l'obbligo di quarantena fiduciaria al rientro in Italia: l'allarme dei sindacati

Pubblicato:18-09-2020 13:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:54

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VENEZIA – Sono circa 80.000 in Veneto, regolari e non: due su tre sono straniere, e non hanno una rete di appoggio in Italia; si stima che più della metà provengano da paesi dell’Est Europa, “con una situazione critica legata al Covid-19”. Sono le assistenti famigliari, le cosiddette badanti, e in particolare le romene e bulgare, e “per loro vige ancora l’obbligo di quarantena fiduciaria al rientro in Italia, ma non sanno dove trascorrerla”, dicono le segretarie dei sindacati regionali dei pensionati Elena Di Gregorio (Spi-Cgil), Vanna Giantin (Fnp-Cisl) e il segretario Fabio Osti (Uilp-Uil). E evidenziano “tre conseguenze, tutte paradossali: farsi ospitare da amici, aumentando il rischio sanitario; trascorrere la quarantena a casa dell’anziano che assistono con il pericolo di contagiarlo, se effettivamente malate, o addirittura ‘sfrattarlo’ momentaneamente con un ulteriore aggravio sulle famiglie; non rientrare del tutto dal Paese d’origine, soprattutto quando non si ha un contratto in regola”.

Per questo i sindacati dei pensionati del Veneto invocano “strutture ad hoc da destinare alle badanti in rientro da Romania e Bulgaria, o da altri paesi in situazione critica: le famiglie venete non possono farsi carico della loro quarantena, che è una forma di prevenzione di cui deve interessarsi la Regione”. Anche se l’obbligo del tampone è decaduto il 6 settembre, continuano Di Gregorio, Giantin e Osti, “riteniamo necessario che questa misura resti garantita, e con un accesso rapido agli ambulatori preposti in caso di sospetto contagio. Resta però il problema urgente della quarantena, visto che la maggior parte delle badanti risiede nell’abitazione dell’anziano che assistono: dove far alloggiare queste lavoratrici finché non si chiarisce il loro stato di salute?”. 

Proprio il “ruolo cardine” delle badanti all’interno del sistema socio-sanitario, già in piena emergenza da Covid-19, i sindacati veneti dei pensionati avevano chiesto a gran voce alle istituzioni che venisse fatta loro formazione, venissero forniti i dispositivi di protezione individuale e fosse fatto un censimento con l’attivazione dell’albo regionale. Parallelamente, Spi, Fnp e Uilp del Veneto rinnovano l’appello alle famiglie ad assumere in regola le assistenti famigliari, mettendo al sicuro loro e le stesse lavoratrici. La sanatoria di agosto ha visto in Veneto 12.570 domande di regolarizzazione per lavoro domestico, di cui i sindacati stimano in 3.700 quelle solo per le badanti. Inoltre, Veneto Lavoro ha rilevato che le assunzioni di lavoratori domestici fra febbraio e luglio 2020 sono quasi quintuplicate rispetto allo stesso periodo del 2019, con un saldo di +1.250: un “indubbio effetto del lockdown con la necessità di giustificare gli spostamenti, che si è trascinato nei mesi seguenti e che però ha interessato principalmente le lavoratrici (colf, badanti e anche baby sitter) italiane”.


Considerando che uno studio del 2018 dell’Università Bocconi calcola in 45.000 le badanti irregolari nel Veneto, concludono i sindacati dei pensionati, “la sanatoria ha avuto un effetto solo parziale e resta ancora molto sommerso, che coinvolge in modo importante le lavoratrici straniere. Una situazione rischiosa in questo momento di emergenza sanitaria, che va assolutamente affrontata”.

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