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Castel Volturno ricorda la strage dei migranti: “No alle ruspe, noi modello di integrazione”

[video width="1280" height="720" mp4="http://www.dire.it/wp-content/uploads/2018/09/castel-volturno-1.mp4"][/video] CASTEL VOLTURNO - Eric, Francis, Ibrahim, Owusu, Joseph, Karim, Justice. Sono i nomi dei 6 ghanesi morti

Pubblicato:18-09-2018 17:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:34

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CASTEL VOLTURNO – Eric, Francis, Ibrahim, Owusu, Joseph, Karim, Justice. Sono i nomi dei 6 ghanesi morti 10 anni fa nella strage di Castel Volturno, l’agguato di camorra che fece vittime innocenti nella comunità migrante e scandalizzò l’opinione pubblica.

Gli studenti del litorale flegreo hanno imparato la loro storia, coinvolti in un gioco di ruolo che ha permesso loro di ripercorrere la vita dei sei ghanesi. Un lungo viaggio, attraverso il mare e il deserto, per superare le frontiere e arrivare in Italia, fare i braccianti o i muratori alla ricerca di una vita dignitosa. Un gioco che ha coinvolto decine di bambini e adolescenti che stamattina hanno invaso piazza 8 ottobre 43, a Castel Volturno, prima tappa delle iniziative organizzate oggi dall’ex Canapificio di Caserta insieme al Comune per ricordare la strage di San Gennaro, con le sue vittime innocenti, e la grande mobilitazione spontanea che il giorno seguente all’eccidio attraversò le strade di Castel Volturno.

Come in quel 19 settembre 2008, anche oggi italiani e migranti lottano uniti contro camorra e razzismo e usano il gioco come strumento per non dimenticare la strage: con grande stupore, gli studenti hanno scoperto solo alla fine delle attività ludiche che i nomi e le storie delle persone che rappresentavano nel gioco erano proprio quelle dei ghanesi rimasti vittime 10 anni fa dell’eccidio ordinato dal clan dei Casalesi.


Le scuole, insieme alle istituzioni, ai centri sociali e alle Onlus del territorio, sono stati i protagonisti anche di un primo momento pubblico di commemorazione che si è svolto nella sala del Comune, con gli interventi dei sindaci Dimitri Russo di Castel Volturno e Renato Natale di Casal di Principe, la città da cui sono partiti i killer che provocarono la strage, un commando guidato dal boss Giuseppe Setola, condannato all’ergastolo insieme ad altre tre persone. Più tardi, studenti, migranti, istituzioni e attivisti si ritroveranno al chilometro 43 della Domitiana, il luogo dell’agguato, per una preghiera interreligiosa.

“In 10 anni è cambiato moltissimo – ha spiegato il sindaco Russo -. La manifestazione dei migranti all’indomani della strage è stata la vera prima e unica manifestazione seria, seppur violenta, che abbiamo visto nel nostro territorio contro la camorra. Prima i semplici cittadini abbassavano la testa. Dopo quella strage e dopo quella mobilitazione ci fu una retata che ha debellato i clan, almeno nei loro vertici. Ma nei nostri territori, purtroppo, c’è ancora humus per la camorra. Per questo non dobbiamo e non possiamo abbassare la guardia”.

MIGRANTI. SINDACO CASTEL VOLTURNO: NO RUSPE, NOI MODELLO INTEGRAZIONE

“I problemi connessi alla presenza degli immigrati su questo territorio non si risolvono con le ruspe. Quelle usiamole contro l’abusivismo edilizio, che va avanti dagli anni ’60“. La pensa così il sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo, intervistato dall’agenzia Dire a margine della commemorazione delle vittime della strage di San Gennaro, che 10 anni fa causò la morte di 6 ghanesi, vittime innocenti di camorra, e il ferimento di un settimo africano.

“Quella strage – commenta il primo cittadino – è stata uno spartiacque: prima Castel Volturno era dominata dalla camorra casalese che è stata decapitata in città grazie alle forze dell’ordine. Ma c’è ancora tanto da fare. Dopo il 18 settembre 2008 è mancato un controllo più massiccio del territorio e una presenza più evidente di forze dell’ordine sul territorio”.

Oggi quella città del litorale domitio “è un modello di integrazione. La presenza di migranti – osserva Russo – ha numeri unici in Europa: parliamo di 20mila immigrati, il 50% dei residenti del territorio. Eppure non ci sono fenomeno di intolleranza o razzismo“.

Per il sindaco, non servono le ruspe contro gli immigrati “come propone Roberto Fiore (leader di Forza Nuova, ndr). Lui non conosce il territorio. Abbiamo bisogno di risorse umane e finanziarie: bisogna puntare sulla scuola e favorire l’integrazione. Si pensi che non abbiamo mediatori culturali. Ecco, quello che penso è che a Castel Volturno si debba intervenire riqualificando il territorio e non parlando di espulsioni o di rimpatri”.

Dimitri Russo annuncia poi che domani sarà a Roma, per incontrare il capo di gabinetto del ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

“Parlerò con il prefetto Matteo Piantedosi per capire se il Viminale a guida Salvini seguirà il percorso tracciato da Minniti, con cui abbiamo firmato un’intesa per favorire opere di riqualificazione urbana e ambientale, oppure continuerà a fare campagna elettorale, parlando solo di rimpatri ed espulsioni, che con i numeri che abbiamo sono impossibili”.

Russo giudica “negativamente” le politiche del governo sui migranti. “Alimentano odio”, afferma il sindaco di Castel Volturno, che lancia al governo una sfida “per la equa distribuzione, ma non forzata o coatta, dei migranti sul territorio. Se i 20mila immigrati di Castel Volturno venissero spalmati sul territorio – dice -, avremo 150 o 200 persone in ogni Comune”.

MIGRANTI. PREGHIERA PER RICORDARE STRAGE CASTEL VOLTURNO: NO MORTI INVANO

Le note di Blowin in the wind, l’inno al pacifismo di Bob Dylan, hanno accompagnato la preghiera interreligiosa al chilometro 43 della Domitiana, il luogo dove 10 anni fa la strage di Castel Volturno causò la morte di 6 africani e il ferimento di un settimo migrante.

Vittime innocenti di camorra che oggi la comunità del Comune tra Napoli e Caserta ha voluto ricordare con una celebrazione religiosa, la recita del Padre Nostro in italiano e in ghanese, e l’intervento delle istituzioni che hanno lanciato un appello contro il razzismo.

“Oggi ricordiamo una tragedia ma anche una manifestazione che ha dato ai nostri ragazzi la speranza di vivere un futuro migliore. Il nostro auspicio è che quei ragazzi non siano morti invano e che, anche il loro esempio, porti la pace tra gli uomini e le donne e tra tutte le nazioni del mondo”, ha detto l’arcivescovo di Capua, Salvatore Visco, che ha ricordato la mobilitazione spontanea dei migranti che all’indomani della strage portò 20mila persone a scendere in strada per dire no alla camorra.

MIGRANTI. 10 ANNI FA STRAGE, CASTEL VOLTURNO PENSA A GIORNATA MEMORIA

“Da oggi partirà, per tutto l’anno, un percorso per ricordare le vittime del 18 settembre agli studenti. Speriamo di avere l’adesione di 10-15 scuole della provincia di Caserta con l’intento, il prossimo anno, di istituire un premio e una giornata della memoria”. Lo spiega alla Dire Mimma D’Amico del centro sociale ex Canapificio di Caserta, realtà che gestisce il progetto Sprar a Caserta e che si è fatta promotrice delle commemorazioni nel decennale della strage di Castel Volturno.

L’ex Canapificio ha organizzato il gioco ‘senza frontiere’ che ha coinvolto 100 ragazzi iscritti alla terza media nell’istituto Garibaldi Castel Volturno “perché ci siamo resi conto – avverte D’Amico – che tanti ragazzi non conoscono e non ricordano la strage. Oltre che ripercorrere la storia delle 6 vittime, abbiamo anche parlato agli studenti di Joseph Ayimbora, che si finse morto per sfuggire ai killer”.

“Grazie alla sua testimonianza, i vertici del clan dei Casalesi sono stati condannati. Joseph – ricorda l’attivista – è morto nel 2012 per motivi di salute e gli è stata riconosciuta postuma la medaglia al valore civile che però non è mai stata consegnata alla moglie e ai figli, che vivono in Italia sotto protezione”.

In occasione della commemorazione a 10 anni dalla strage di San Gennaro, l’ex Canapificio chiede “un piano d’inclusione per Castel Volturno, un piano per l’emersione della povertà, per le politiche sociali e i servizi diffusi”.

In città “sono state presentate centinaia di domande per il Reddito di Inclusione – denuncia il centro sociale – ma molte di queste non sono state accolte per via di requisiti troppo restrittivi. Le ferite che quei ragazzi subirono sulla loro pelle 10 anni fa sono un simbolo delle sofferenze che ancora oggi vengono inflitte a chi vive qui, bianco o nero che sia. E, mentre commemoriamo quella drammatica strage, si prepara un decreto firmato dal ministro Salvini che se verrà approvato butterà benzina sul fuoco di questo territorio, rendendo più difficile gli accessi al permesso di soggiorno e potenziando la cattiva accoglienza straordinaria, tanto criticata. Aveva promesso rigore e sicurezza, ci regalerà affaristi, povertà e conflitti sociali”.

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