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ROMA – Mercoledì 20 luglio, dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi al Parlamento in seguito alla crisi che si è aperta nella maggioranza, seguirà un voto di fiducia con chiamata nominale per deputati e senatori.
Le comunicazioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il successivo voto sulla fiducia al Governo si terranno prima al Senato. A quanto si apprende, è la decisione presa d’intesa tra la presidente del Senato Elisabetta Casellati e il presidente della Camera, Roberto Fico.
Si seguirà dunque la prassi, senza far partire il dibattito in Aula dalla Camera come era stato chiesto da Pd, Iv e M5s durante la capigruppo di Montecitorio.
Draghi riferirà, quindi, prima in Senato, dove all’inizio del suo mandato da premier ottenne la fiducia al suo Governo, e poi a Montecitorio dovrebbe depositare il testo del suo intervento.
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Da M5S e Pd era arrivata la richiesta del voto di fiducia prima a Montecitorio, dove si è aperta inizialmente la crisi dopo il voto sul dl Aiuti. La capigruppo della Camera è aggiornata a domani alle 16.30 per stabilire tempi, modi e orario in cui si aprirà la seduta d’Aula con Draghi.
“Durante la Conferenza dei capigruppo Italia Viva non si è associata alla richiesta del Pd che l’intervento del premier Mario Draghi, dopodomani, venga svolto prima nell’Aula di Montecitorio e poi al Senato. La presidente dei deputati di Italia Viva Maria Elena Boschi si è limita a sottolineare come sulla base dei precedenti fosse scontato che il dibattito partisse dal Senato”. Così una nota dell’ufficio stampa di Italia Viva.
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“Siamo alla farsa. Ora Pd e M5S chiedono a Draghi di comunicare prima alla Camera e poi al Senato solamente perché Conte è più debole alla Camera. Giochini vergognosi che vanno contro la prassi che vuole che le comunicazioni del presidente del Consiglio siano fatte nella camera di prima fiducia o dove si è generata la crisi. In entrambi i casi, quindi, al Senato. Gli italiani meritano rispetto, serietà e certezze”. Così i capigruppo di Camera e Senato della Lega, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
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