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Padre Ambrosio: “Istanbul, i soliti sospetti”

  ROMA - "Fethullah Gulen resta il catalizzatore per

Pubblicato:18-07-2016 17:06
Ultimo aggiornamento:18-07-2016 17:06

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Turchia_Colpo di statoROMA – “Fethullah Gulen resta il catalizzatore per un’interpretazione altra del fatto politico e religioso, in linea di continuita’ con quell’elemento conflittuale che percorre la storia turca e ottomana almeno dal XVIII secolo”. Comincia da qui padre Alberto Ambrosio, specialista di sufismo ottomano ed autore da ultimo del libro ‘Islam in Turchia’ (Carocci, 2015). La Dire lo raggiunge a Istanbul, nel Centro domenicano per il dialogo interreligioso presso il quale ha lavorato 11 anni. Ora insegna a Lussemburgo, a Parigi e a Roma, al Pontificio istituto di studi arabi e di islamistica, ma in Turchia torna spesso e con regolarita’. “Accertare le responsabilita’ individuali nel golpe fallito di venerdi’ scorso e’ ancora difficile”, sottolinea, facendo subito pero’ riferimento a Gulen, il magnate e politologo in esilio in Pennsylvania: “Eppure e’ stato lo stesso Gulen a dichiarare di non poter escludere responsabilita’ di ufficiali che si siano ispirati a lui e al suo movimento Hizmet”.

Secondo padre Ambrosio, “e’ significativo il fatto che il tentativo di golpe sia scattato alla vigilia della definitiva dissoluzione di Asya Bank, l’istituto di credito legato a Gulen”. Il sequestro dei conti era scattato gia’ lo scorso anno, circa due anni dopo la rottura tra il leader religioso e il presidente Recep Tayyip Erdogan. Ma proprio nei giorni scorsi c’era stata un’accelerazione e oggi e’ stato confermato l’assorbimento nel Fondo per i depositi e i risparmi, un ente pubblico. Secondo lo studioso, le “teorie del complotto sono una costante della storia turca, come hanno confermato solo quattro anni fa gli arresti e le condanne per ‘Ergenekon’, l’inchiesta sui generali nazionalisti dello Stato parallelo”. Di certo, resta la crisi, gia’ evidente con gli attentati rivendicati dal gruppo Stato islamico. Padre Ambrosio si trova all’ombra della Torre di Galata, nel cuore del quartiere europeo di Istanbul, a meno di un chilometro dalla sede del Comune e a due chilometri da Piazza Taksim. “Un tempo- dice- queste strade brulicavano di turisti, che ora invece non ci sono piu’ e difficilmente torneranno nei prossimi mesi”.


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