Tg Ambiente, edizione del 18 giugno 2024

Si parla di legge ripristino natura, desertificazione e tsunami

Pubblicato:18-06-2024 17:39
Ultimo aggiornamento:18-06-2024 17:52
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OK CONSIGLIO UE: ADOTTATA LEGGE SUL RIPRISTINO DELLA NATURA

Il Consiglio europeo ha adottato formalmente il primo regolamento sul ripristino della natura, la ‘Nature restoration law’. Il provvedimento punta a mettere in atto misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell’Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. La legge stabilisce obiettivi e obblighi specifici e giuridicamente vincolanti sugli ecosistemi, da quelli terrestri a quelli marini, d’acqua dolce e urbani. Il regolamento vuole mitigare il cambiamento climatico e i suoi effetti sull’aumento dei disastri naturali. Fino al 2030, gli Stati daranno priorità ai siti Natura 2000 nell’attuazione degli interventi. Adotteranno misure per ripristinare gli habitat ritenuti in cattive condizioni ad almeno il 30% entro il 2030, almeno il 60% entro il 2040, almeno il 90% entro il 2050.

DESERTIFICAZIONE, STATO DI DEGRADO PER OLTRE 17% ITALIA

In Italia, il territorio presenta evidenti segni di degrado, che si manifesta in forma diverse, dall’erosione alla salinizzazione, dalla compattazione alla contaminazione e all’impermeabilizzazione. Calcolando i principali indicatori adottati dalle Nazioni Unite per il calcolo delle aree degradate, ovvero lo stato e il trend di copertura del suolo, di produttività e di contenuto di carbonio organico, al 2019 risulta in stato di degrado il 17,4% della superficie nazionale. Le aree si distribuiscono lungo tutto il territorio. Lo ha ricordato l’Ispra in occasione della Giornata mondiale contro la desertificazione che si è celebrata il 17 giugno, ricordando l’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione, di cui quest’anno ricorre il trentesimo anniversario. Tra le iniziative politiche più rilevanti, i Paesi del G20 hanno dichiarato la volontà di arrivare a dimezzare le aree degradate entro il 2040.

RICERCATORI OSSERVANO TSUNAMI DA VICINO, È PRIMA VOLTA

L’Agenzia giapponese per la scienza e la tecnologia marina e terrestre è riuscita ad osservare lo tsunami verificatosi al largo di Torishima, un’isola nella catena di Izu, nel Pacifico, nell’ottobre dell’anno scorso, utilizzando un cavo in fibra ottica posizionato a 100 km dalla costa per scopi di ricerca sul fondale marino. “Attualmente il cavo in fibra ottica non è in grado di stimare l’altezza di uno tsunami. Tuttavia, se riusciamo a comprendere in anticipo le caratteristiche fisiche della fibra ottica e della struttura del fondale marino, è possibile calcolare l’altezza di uno tsunami, di fatto evitando possibili scenari catastrofici”, ha commentato Takashi Tonegawa, a capo della ricerca condotta dal Jamstec.

‘C’È PUZZA DI GAS’, TROPPE PERDITE METANO

Tra gennaio e maggio 2024, su 45 impianti a fonti fossili monitorati in Abruzzo, Lombardia e Piemonte, grazie a una termocamera per la rilevazione ottica di fuoriuscite di gas metano, sono state trovate emissioni in ben 34 impianti, il 75,5%, per un totale di 120 punti di emissione, di cui 35 casi di venting, cioè di rilascio diretto in atmosfera, e 85 perdite da differenti componenti delle infrastrutture (bulloni, valvole, giunture, connettori, contatori), legate spesso a una bassa o scarsa manutenzione. Lo dice Legambiente diffondendo i dati della II edizione della campagna ‘C’è puzza di gas. Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso’ realizzata con il supporto di Clean Air Task Force, sui rischi delle dispersioni e sprechi di metano, gas con un effetto fino a 86 volte più climalterante della CO2, di cui 37% delle emissioni a livello globale nel 2023 deriva dal settore energetico. Dati allarmanti secondo Legambiente, non in linea con le informazioni che le aziende del settore hanno dichiarato nel 2022, pari appena a 53 dispersioni lungo circa 12mila km di rete ispezionata.

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