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“Al lavoro per corridoi umanitari europei”: a ‘Exodus’ lanciata una visione globale sui migranti

L'associazione Agite, con A.M.I.C.I. e il sostegno della Fondazione Migrantes, di Caritas Italiana e Caritas di Roma, ha organizzato un ciclo di dieci appuntamenti sul tema

Pubblicato:18-06-2019 09:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:26

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ROMA – “Con il ciclo di incontri ‘Exodus’ abbiamo invitato personalità qualificate per veicolare un messaggio preciso: il tema migratorio necessita di una visione globale, che forse è ciò che manca all’Italia e ad altri Paesi. Il problema non sono quei poveracci che, in condizioni drammatiche, attraversano il Mediterraneo anche a rischio della vita. Il tema è epocale, coinvolge tutto il mondo“. Lo spiega all’agenzia ‘Dire’ Claudio Leone, presidente di Agite, che con l’associazione A.M.I.C.I. e il sostegno della Fondazione Migrantes, di Caritas Italiana e Caritas di Roma, ha organizzato un ciclo di dieci appuntamenti.

In questi incontri, che si sono conclusi il 18 giugno nella chiesa di San Francesco Saverio del Caravita, a Roma, è stato affrontato il tema delle migrazioni da diversi punti di vista, con l’obiettivo di “innescare dei ragionamenti su un tema difficile- prosegue Leone- quello dell’integrazione culturale, sociale, economica, e sul tema più ampio delle migrazioni”.

Per questo, prosegue il presidente di Agite, “abbiamo creato un luogo di confronto tra gli addetti ai lavori e i cittadini. Senza una visione globale, non si va da nessuna parte”. E, ha aggiunto Claudio Leoni, attraverso il ciclo di incontri ‘Exodus: migrazioni, sviluppo sostenibile, diritti umani, dialogo e mutuo rispetto’, “abbiamo lanciato anche un altro messaggio: non mollare mai. Ci proponiamo di continuare a portare il tema alla riflessione delle persone, uomini donne e bambini. Ora intendiamo portare questo lavoro anche nelle scuole e nelle università, ma anche nei quartieri, nei territori”.


Il ciclo Exodus prende il titolo dalla mostra di opere dell’artista di orgine bosniaca Safet Zec, che tratta appunto il tema delle migrazioni. Zec stesso è un rifugiato: negli anni novanta fuggì in Italia per salvarsi dalla guerra. La mostra, visitabile gratuitamente, è stata prorogata fino al 31 ottobre.

DEL RE: AL LAVORO PER CORRIDOI UMANITARI EUROPEI

“Sul tema migratorio, penso che l’Italia possa dare molto. Penso al modello dei corridoi umanitari, unica alternativa valida alle migrazioni, che permette alle persone di arrivare in piena legalità, con un progetto di integrazione ad attenderle. Ecco perché con Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Chiesa valdese, stiamo lavorando a un progetto di corridoio europeo”. Così all’agenzia ‘Dire’ Emanuela Claudia Del Re, viceministro agli Affari esteri e la cooperazione internazionale, a margine dell’incontro ‘L’accoglienza: costruire ponti, abbattere muri’.

Nel corso del panel, Del Re ha avvertito: “Oggi si parla solo delle migrazioni nord-sud, come se fosse solo un problema dei nostri Paesi”. Così, per il viceministro, si dimentica che gli spostamenti nel mondo avvengono anche all’interno dei paesi in via di sviluppo. Ma per affrontare il fenomeno, “emergenziale ma anche naturale nella storia umana”, Del Re mette in luce “il ruolo delle diaspore”, che attraverso le rimesse, le conoscenze che possono portare nei paesi di origine, ma anche la sensibilità che gli stranieri hanno verso la realtà di quelle aree, “sono attori di sviluppo ormai riconosciuti”. Importante anche il compito del ministero degli Esteri: “solo tra il 2017 e il 2018 sono stati approvati 60 progetti sul tema migrazioni e sviluppo per un valore di 70 milioni di euro”, conclude Del Re.

FORTI (CARITAS): “SPETTA ALLO STATO ACCOGLIERE”

“Le recenti decisioni del governo sulla gestione dei migranti in Italia stanno mettendo in difficolta’ il nostro lavoro. Il decreto sicurezza e il decreto sicurezza bis hanno ridisegnato il sistema, e questo ci preoccupa”. Lo ha detto Oliviero Forti, responsabile Immigrazione di Caritas italiana, durante l’incontro ‘L’accoglienza: costruire ponti, abbattere muri’.

Forti loda il modello dei corridoi umanitari, “un ottimo sistema, gestito da Comunità di Sant’Egidio, tavola valdese e Chiese protestanti, in collaborazione con le famiglie e reti associative presenti sul territorio. Tuttavia, ritengo che la macchina dell’accoglienza non possa ricadere su soggetti diversi dallo Stato“. Il responsabile Caritas ricorda che l’Italia ha gestito flussi anche di 150mila persone, “quindi bloccare una nave che ne trasporta 40 non serve”. Più in generale, servono competenze: “sbagliato tagliare i fondi, riducendo i professionisti che si occupano dell’accoglienza”. Un errore anche “aver ridotto le tutele umanitarie, l’assistenza sanitaria e i percorsi formativi: così si creano solo degli irregolari, che determineranno problemi sul lungo termine”.

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