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Nel Duomo di Firenze l’ultimo saluto a Franco Zeffirelli

Betori: "Orgogliosi di lui"

Pubblicato:18-06-2019 11:32
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:25

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FIRENZE – Dopo la camera ardente di Palazzo Vecchio, da cui già ieri sera sono passate oltre 7.000 persone, Firenze ha dato l’ultimo saluto a Franco Zeffirelli nella cattedrale di Santa Maria del Fiore. E sulla “radicata fiorentinità” si è soffermato nell’omelia l’arcivescovo, cardinale Giuseppe Betori: “Solo chi è o diventa davvero fiorentino può comprendere la grazia e il tormento di essere impregnato della storia grande e del carattere complesso di questa città. Tutto questo il maestro ha espresso in una vita che ha portato lui e le sue opere in tutti gli angoli del mondo, ma in cui egli si è sempre sentito figlio di questa città, ne è stato testimone del suo volto più bello e glorioso, quello rinascimentale. Per questo la città, anche accogliendolo per l’ultimo suo saluto nella sua cattedrale, oggi gli manifesta gratitudine, orgogliosa di lui”, ha detto davanti a oltre mille di persone.

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Prima della funzione, il feretro è stato accolto da un lungo applauso all’arrivo in chiesa. La bara, sistemata davanti all’altare, è stata circondata da familiari, amici e autorità, tra cui il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, l’unico rappresentante del governo assieme al sottosegretario agli Affari esteri, il fiorentino Guglielmo Picchi. In chiesa anche Gianni Letta, presidente onorario della Fondazione Zeffirelli. Molti, invece, gli esponenti politici locali e toscani, a cominciare dal presente il presidente della Regione Enrico Rossi, e dal sindaco di Firenze, Dario Nardella. “Non posso dimenticare il giorno in cui giunsi in questa città”, aggiunge Betori. “Trovai Franco Zeffirelli ad accogliermi ai piedi dell’immagine di Maria cara a tutti i fiorentini, quella della Santissima Annunziata. So che nel giorno del mio ingresso egli volle a tutti i costi avere la possibilità di dirmi benvenuto in questa sua città che stava per diventare anche la mia, e questo avvenne sotto lo sguardo di Maria, immagine di quella maternità che a lui era stata troppo presto negata. Per me fu un segno che Firenze mi avrebbe voluto bene”, ricorda ancora Betori, che si sofferma anche sulla “grandezza dell’arte e della missione che le è affidata, di cui Zeffirelli è stato un protagonista universale”.

Firenze, ha detto Nardella entrando in chiesa, “sta restituendo al maestro tutto ciò che lui le ha dato. Ma è da oggi che tutti noi dobbiamo impegnarci. Il nostro ricordo non deve essere carico di nostalgia, ma deve essere carico di speranza, di futuro e di orgoglio perché lui era orgoglioso di essere fiorentino. Amava Firenze come una sorella”. Il maestro, aggiunge, “ha voluto che la nostra città potesse crescere, penso alla sua Fondazione, al centro internazionale per le arti dello spettacolo”.

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