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Mafia, clan dettava legge tra Catania e Taormina: 31 arresti

Pizzo anche sulle escursioni turistiche nel mare di Isola Bella

Pubblicato:18-06-2019 06:30
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:25
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polizia auto
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PALERMO – Blitz antimafia della guardia di finanza di Catania nei confronti del clan Cintorino, espressione della famiglia dei Cappello, attivo nel capoluogo etneo, a Calatabiano e nelle cittadine messinesi di Giardini Naxos e Taormina: 31 arrestati, di cui 26 in carcere e cinque ai domiciliari. L’operazione – portata a termine con le fiamme gialle di Taormina e con la collaborazione del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata, oltre che con il reparto Aeronavale di Palermo – ha portato anche al sequestro preventivo di beni per oltre un milione di euro appartenenti ai clan Cappello-Cintorino e ai Santapaola-Ercolano: tra questi una società di noleggio acquascooter, un bar, un lido balneare a Giardini Naxos e una impresa edile. Le accuse per i 31 sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, trasferimento fraudolento di valori, usura, rapina e associazione finalizzata al narcotraffico e allo spaccio di droga. I clan controllavano anche il business delle escursioni turistiche con le barche da diporto nel tratto di mare antistante all’Isola Bella di Taormina.

Il blitz, denominato ‘Isola Bella’, ha evidenziato come il clan Cintorino “sia particolarmente radicato e attivo – è la tesi degli investigatori – nella propria roccaforte storica di Calatabiano”. Al vertice ci sarebbe Mario Pace, storico componente del clan Cappello, che durante i permessi premio organizzava summit, dava disposizioni e ribadiva la propria egemonia nel sodalizio. “Io vi ammazzo, dicci a Mario e Carmelo Spinella a Calatabiano comando io, Mario Pace – le parole di Pace riferite da Carmelo Porto, uno degli arrestati, in un dialogo con la compagna intercettato dagli inquirenti -. Trent’anni fa io ho fatto Calatabiano, ed io comando lì, neanche Nino, Nino ha il 41, fagli fare il 41 io ho fatto le discussioni, Calatabiano e Giardini ci sono io”. “Numerose” le estorsioni portate alla luce dagli investigatori, “emblematiche – spiegano le fiamme gialle – del radicato controllo territoriale operato dai Cintorino a Calatabiano”. Altra fonte significativa di introiti per il clan era rappresentata dal traffico di stupefacenti: cocaina, hashish e marijuana. Gli inquirenti hanno individuato l’esistenza di “plurimi e stabili canali di rifornimento”, che hanno permesso ai Cintorino di superare i “danni” causati dai sequestri operati dalla guardia di finanza nel corso delle indagini. Fra gli affari del clan anche l’usura, con tassi di interesse annuale che variano dal 120% al 450%. Il controllo della famiglia mafiosa si estendeva anche al territorio della provincia di Messina, nelle cittadine di Giardini di Naxos e Taormina, località “particolarmente appetibili – spiega la guardia di finanza – sia per il controllo delle attività turistiche, sia per investire i proventi illeciti in attività imprenditoriali riconducibili al clan”.

E “pesanti infiltrazioni mafiose” si verificavano anche nel business delle escursioni turistiche effettuate da piccoli imprenditori nel tratto di mare davanti all’Isola Bella di Taormina, con barche da diporto. Gli esercenti e le attività di noleggio di mezzi di trasporto marittimo, operanti nel famoso specchio d’acqua, erano infatti costretti a ‘cedere’ quotidianamente una parte dei loro guadagni. Riguardo a queste estorsioni i Cintorino avevano raggiunto un accordo con i Santapaola-Ercolano per la spartizione dei proventi. Il controllo delle attività era così radicale che anche la sostituzione di un’imbarcazione in avaria non poteva essere disposta dall’imprenditore estorto se non previa autorizzazione del clan. In alcune circostanze non sono mancate esplicite minacce a danno delle imprese: era Salvatore Leonardi, finito in carcere, a paventare l’affondamento delle imbarcazioni qualora il patto di spartizione degli introiti non fosse stato rispettato come concordato tra i due clan rivali. Il giro di affari complessivo era notevole: una media di ventimila euro al giorno.


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