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Cocaina e denaro sporco, la Guardia di Finanza blocca un traffico illecito tra Italia e Brasile

Vasta operazione dei Finanzieri del Comando Provinciale di

Pubblicato:18-06-2015 17:02
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:23

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sequestro drogaVasta operazione dei Finanzieri del Comando Provinciale di Roma contro una cellula romana della ‘ndrangheta che, in oltre 2 anni, ha importato dal Sud America 1.062 chili di cocaina destinata alla piazza romana. Nell’ambito di complesse indagini sul traffico internazionale di sostanze stupefacenti partite dal litorale romano, sono stati impiegati oltre 300 militari del II Gruppo Roma, supportati dai “Baschi Verdi” di Ostia e Roma, dalle unità cinofile antidroga e da un elicottero del Reparto operativo aeronavale di Civitavecchia.

Nel corso della conferenza stampa il procuratore aggiunto della Repubblica, Michele Prestipino, ha sottolineato il ruolo dei ‘colletti bianchi’, manager e impiegati di società finanziarie e banche: senza la loro collaborazione i trafficanti “non riuscirebbero a portare avanti le loro attività”. Non solo i 19 arresti e il sequestro di 1062 kg di cocaina, dunque. L’indagine ha permesso di individuare il flusso di denaro dall’Italia al Brasile, passando per la Svizzera, attraverso alcuni istituti bancari e società finanziarie. “Come raramente accade, le indagini hanno consentito di ricostruire la filiera del trasferimento di denaro utilizzato per pagare le sostanze stupefacenti”, ha chiarito il procuratore.

“Il sistema ha visto protagonisti, a Roma e in Brasile, soggetti a pieno titolo coinvolti nel traffico di stupefacenti- ha spiegato- ma nelle fasi intermedie, quelle di riciclaggio, erano presenti persone che con i calabresi non avrebbero a che vedere, ma si sono prestate a queste operazioni, ben consapevoli e per convenienza”, ovvero i colletti bianchi.


Prestipino ha aggiunto che “le quantità di denaro sono ingenti: 1.400.000 euro in contanti sono stati trasferiti a mano in Svizzera. A Lugano sono stati trasformati in dollari, 1.800.000, e poi con piccoli bonifici in Brasile”. Si tratta di somme portate fisicamente in Svizzera attraverso vari canali tra cui quello rappresentato dal personale diplomatico. Giunto in Svizzera, il denaro subiva una prima ‘ripulitura’ da parte di una società Lugano che provvedeva alla conversione in dollari. Questi venivano accreditati su un conto di un istituto di credito sempre di Lugano e da qui prendevano la strada del Brasile con bonifici di importi modesti.

A garanzia di questa intermediazione, è stato spiegato, in un caso è stato trattenuto in ostaggio il figlio di un manager coinvolto nelle fasi di riciclaggio in un albergo brasiliano, rilasciato poi all’avvenuto passaggio di denaro.

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