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Il lungo addio di Nadal: la resa del mito con scadenza 2024

"Non giocherò al Roland Garros. Non sono in grado di giocare. Non è una decisione che ho preso io, ma è una decisione che ha preso il mio corpo"

Pubblicato:18-05-2023 18:00
Ultimo aggiornamento:18-05-2023 18:00

nadal
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ROMA – Una notte romana d’un anno fa Rafa Nadal aveva quasi detto “smetto”. Basta infortuni, dolore, fatica, fisioterapisti e dottori. Aveva appena perso da Shapovalov, alla fine di un terzo set giocato su un piede solo, come un fenicottero. Era uscito dal Centrale del Foro Italico saltellando furioso. Aveva imboccato il tunnel, fatto le scale – sempre con un piede solo – e conquistato la sala stampa prima dei giornalisti che lo rincorrevano. Aveva preso a parlare come in un flusso di coscienza a sfiatamento ridotto, una valvola socchiusa che virava dal possibile annuncio fatale al graduale rinsavimento: vabbé dai, non smetto, non ancora.

Un anno di dolore dopo Nadal a Roma non c’è. E’ in un’altra sala stampa a dettare lo stesso intimo lutto: non ce la faccio, non giocherò nemmeno al Roland Garros. “Credo che il 2024 sarà il mio ultimo anno”. E’ la fine appena rintuzzata, intellegibile come un sottotitolo. Salta il suo torneo, che ha vinto 14 volte. E non sa darsi una data per il ritorno in campo. Una più vaga però la dà: l’anno prossimo sarà la sua tourneé dell’addio consapevole. Il campione a tempo determinato. Quel Nadal zoppo d’un anno fa andò poi a Parigi, e lo vinse 17 anni la prima volta, a dimostrazione quasi scientifica che il tempo, volendo, si piega alla volontà ostinata di alcuni eletti. Stavolta alza le mani: “Non decido io, decide il mio corpo”. A fine marzo d’un anno fa Ángel Ruiz Cotorro aveva ricevuto Nadal nella sua clinica di Barcellona per curare la lesione al terzo arco costale patita durante le semifinali di Miami. Quel percorso di guarigione gli strappò la preparazione per i mesi a venire, trasportandolo direttamente in campo, a Madrid e poi a Roma e infine a Parigi, senza compromettere l’ennesimo miracolo. Anche quel credito è esaurito. Il 2023 inaugura, anche solo per accumulo, la stagione della resa a lento rilascio. Nel frattempo i numeri si sono addolciti, perso precisione. I risultati sono diventati letteratura dei gesti. Il racconto tattile d’una carriera fuori scala. La forza di volontà, la tigna, hanno preso una cifra estetica. Persino della sofferenza ha fatto uno stato dell’arte. Fino al limite opposto dalla natura. Il mito a lunga conservazione ha una data di scadenza.

NADAL: IL MIO RITIRO NON LO DECIDO IO, DECIDE IL MIO CORPO

Non giocherò al Roland Garros. Non sono in grado di giocare, e non ho intenzione di andare al Roland Garros solo per giocare ed essere lì. Non è una decisione che ho preso io, ma è una decisione che ha preso il mio corpo”. Rafa Nadal si dà un limite: “Credo che il 2024 sarà il mio ultimo anno di carriera”. Ecco l’annuncio tanto atteso, dopo la convocazione della conferenza stampa straordinaria. “Dopo la pandemia – dice il campione spagnolo – il mio corpo non è stato in grado di sostenere il lavoro quotidiano e i troppi problemi mi hanno sottratto il piacere di giocare. Quindi mi devo fermare per diversi mesi, non so quando tornerò ad allenarmi, dipenderà dal mio corpo. Non voglio mettermi nella posizione di dire una data e poi doverla posporre. Riprenderò quando sentirò di poterlo fare. Il mio obiettivo è quello di fermarmi e provare ad assaporare appieno la prossima stagione, che probabilmente sarà la ultima, e durante quella stagione dire addio a tutti i tornei che sono stati importanti nella mia carriera, e farlo essendo competitivo. Se dovessi continuare a giocare ora, non credo sarei in grado di farlo”.


“Ho tante altre cose belle nella mia vita che mi aiutano a essere felice della mia esistenza – continua Nadal – Sono stati anni difficili, e non si può continuare a chiedere sempre di più al proprio corpo, perché alla fine il corpo alza bandiera bianca. Il mio corpo mi ha detto che la situazione è questa; cosa succederà il prossimo anno non lo so, queste sono le mie intenzioni, poi ci sono fattori che possono essere al di fuori del mio controllo. Voglio provare a darmi la chance di tornare a competere per il mio ultimo anno, ma voglio provare a far sì che il mio ultimo anno non sia soltanto un anno da comparsa, voglio provare a competere per gli obiettivi più importanti. Ma non so quale sarà la realtà. È arrivato il momento di scaricare il corpo completamente e lasciare che recuperi al meglio delle sue capacità di recupero. Sono arrivato a un punto nel quale le vittorie non possono essere l’unica considerazione”. Ma Nadal non è pronto a dire addio subito: “Credo di non meritarmi di finire qui, credo di essermi meritato nel corso di tutta la mia carriera di non finire la mia carriera in una conferenza stampa. Quando arriverà il giorno di lasciare il tennis professionistico, vorrei che arrivi con la consapevolezza di aver fatto tutto quello che potevo per finire nella maniera che volevo finire. “Prendere questa decisione è stato un processo di accettazione, di onestà verso me stesso. Non si tratta di una decisione drammatica, tutto ha un principio e una fine. Ho vissuto momenti che non avrei mai sognato di poter vivere, e ci sono stati momenti meno felici, e queste cose vanno accettate”.

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