
ROMA – Il rapporto tra clienti e istituti finanziari è destinato a cambiare ancora più radicalmente di quanto non sia accaduto finora. La tecnologia potrebbe, paradossalmente, rendere questo rapporto più inclusivo e personalizzato. Di questo si è parlato nell’incontro ‘Intelligenza artificiale e professioni della finanza’, tenutosi a Roma nel corso della seconda edizione del Festival nazionale delle Università.
L’introduzione dell’intelligenza artificiale e machine learning tenderà a sostituire l’attività umana in quelle operazioni per così dire ripetitive e/o ridondanti e a basso valore aggiunto, per dare all’uomo spazio di focalizzarsi su attività a maggior valore di analisi con trasformazioni significative sui servizi di consulenza e gestione finanziaria.

Per il senatore Nicola Rossi (economista e professore, già presidente dell’Istituto Bruno Leoni) “le innovazioni che derivano dall’intelligenza artificiale esistono già in campo finanziario, ma riguardano, per ora, attività di carattere routinario e documentale. Bisognerà vedere se, in futuro, potranno arrivare a varcare il territorio del rapporto banca/cliente o se potranno dare indicazioni sulle azioni da compiere con valutazioni prospettiche. Questo è un confine delicato, che le autorità di regolamentazione si troveranno a individuare nel momento in cui saranno chiamate a dare una regolazione per queste nuove tecnologie”.
“Le opportunità molteplici derivanti dall’intelligenza artificiale- secondo Ubaldo Livolsi (presidente Livolsi&Partner)- sono molteplici. Si possono fare scelte molto più oculate, arrivando anche a disimpegnare l’intermediazione per chi vuole investire. Bisogna, quindi, puntare sull’intelligenza artificiale, che porterà un progresso anche nella finanza. Potremmo avere, selezionando bene gli studi, degli enormi benefici”.

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