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Lo scrittore Mirko Spelta: “Uomini e donne pari nelle diversità, ‘no ogm sociali'”

L'autore del libro 'Scusa se ti chiamo stronzo' da venerdì su Radio Millennium in onda con 'La nuda verità'

Pubblicato:18-05-2021 15:51
Ultimo aggiornamento:18-05-2021 15:53
Autore:

Mirko_Spelta
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ROMA – Ho sempre ironizzato sugli atteggiamenti tipici di uomini e donne, stigmatizzando le differenze di modalità comunicativa, l’intelligenza emotiva che consente alle donne di intuire ciò che non è dato comprendere al mondo maschile, ma anche sul fatto che quando una donna ti indica la strada e ti dice ‘la prima a destra’ otto volte su dieci con la mano fa il segno di svolta a sinistra. Insomma, ci ho sempre messo un sorriso quando ho raccontato i rapporti tra i sessi; non perché non li consideri cosa seria, tutt’altro, ma perché il mio lavoro è l’ironia, la leggerezza, e perché ho sempre pensato che alcuni messaggi ‘arrivano’ molto di più se veicolati con allegria. E forse è anche vero. Ma ci sono volte in cui vale la pena dismettere il vestito della goliardica e sottile ironia e affrontare alcuni temi prendendoli di petto; un po’ per la serietà che meritano, un po’ perché ogni tanto è giusto mettere i famosi puntini sulle “i’. Inizia così il suo contributo per DireDonne Mirko Spelta, scrittore che con ‘Scusa se ti chiamo stronzo‘ (Piemme editore), un viaggio ironico per raccontare i rapporti tra uomini e donne, ha venduto 10mila copie.

“In particolare- continua nel suo contributo sulle pari opportunità e le differenze- rispetto al mai sopito dibattito circa i diritti delle donne e sulla parità di genere, argomento a tutt’oggi di grande attualità e declinato in diverse accezioni, basti ricordare che la pluricentenaria battaglia delle (e per le) donne verso la considerazione e l’uguaglianza sostanziale coinvolge- scrive Spelta- praticamente tutti i settori della vita sociale; dalle quote rosa in politica alle disparità di trattamento in ambito lavorativo; dalla divisione dei compiti in famiglia alla conquista di settori anticamente riservati agli uomini. Ora, sul tema tutti hanno detto praticamente tutto; però forse, qualche considerazione del tutto personale potrebbe non essere fuori luogo”.

“Iniziamo allora dal concetto di meritocrazia-, continua lo scrittore milanese- È una pura opinione personale ma, mi è sempre sembrato naturale, ovvio ed evidente, direi anzi quasi scontato (ma evidentemente è tutt’altro che tale), ritenere che, l’unico criterio di scelta, di reale selezione in ambito lavorativo, scolastico e quant’altro, debba essere quello meritocratico: va, o meglio andrebbe, riconosciuto e premiato semplicemente il soggetto che sia stato in grado di raggiungere un risultato migliore rispetto ad altri. Punto. Del resto è pura logica. ‘Hai ottenuto un punteggio migliore? avrai un risultato migliore, e un premio migliore’. Tutto qui. E non sono mai riuscito, ma ripeto si tratta di una pura opinione personale, a riconoscere come nemmeno prospettabile alcun altro criterio diverso da questo. Preferire o favorire qualcuno solo ‘perché è uomo’, o eventualmente allo stesso modo ‘perché è donna’ (perché, per essere davvero equi tanto il retrogrado e centenario sessismo preconcetto maschile quanto quello che alcune mie amiche definiscono ‘il rampante nazifemminismo‘ sono altrettanto ingiusti) dovrebbe stonare, stridere in maniera talmente evidente all’orecchio di chiunque- puntualizza- che anche solo per una questione di reputazione pubblica e/o interaziendale, nessuno dovrebbe potersi permettere di utilizzarlo davvero come criterio di scelta tra possibili candidati. Insomma, in termini più terra terra, dovrebbe essere una cosa considerata dalla società talmente riprovevole da far sì che nessuno, a nessun livello, possa volersi davvero prendere la responsabilità di fare una tale figura di merda. E sinceramente, più ci penso più mi rendo conto che il criterio meritocratico dovrebbe essere talmente insito nella cultura sociale da non dovervi dedicare nemmeno particolari energie per doverlo mettere nero su bianco”.


“La storia insegna- scrive Spelta- che sono io, invece, a vivere ancora sulle nuvole. Del resto, il solo fatto che le donne abbiano votato per la prima volta soltanto nel 1946, che l’abrogazione del reato di adulterio sia intervenuta solo alla fine del 1968 e che la possibilità di perseguire la carriera militare femminile sia stata ufficializzata solo dal 1999 sono tutti eventi storici che dimostrano, inequivocabilmente, che ho torto. E allora, visto che le cose stanno così, vale la pena parlarne, appunto. Chi non ha mai sentito parlare ad esempio della scelta tra carriera e famiglia? Ora, anche in questo senso, a mio personalissimo avviso una società che funzioni, in cui davvero si possa dire raggiunta una vera parità, non è per nulla quella in cui i soggetti, diversi tra loro, vengano costretti a scegliere perché posti tutti sullo stesso piano, omologati, standardizzati; al contrario una società che garantisce davvero la parità è, in senso diametralmente opposto, quella società che invece consente le stesse possibilità ma nel più assoluto rispetto della diversità, di quella diversità tra individui che la società tiene in grande considerazione ed anzi, al contrario, protegge. E per la verità, partendo dalla diversità ‘di genere’, forse avrebbe senso parlare proprio della considerazione delle diversità tra individui tout court’.

Scrive ancora lo scrittore: ‘Non solo la diversità di genere ma analogamente nessun altro tipo di diversità dovrebbe entrare in gioco in questo senso; e mi riferisco alla differenza di età, di colore della pelle, di provenienza geografica, di condizione sociale e culturale, di credo religioso e di orientamento sessuale a cui fa riferimento, peraltro, anche l’articolo 3 della Carta Costituzionale. Insomma, banalmente, chissenefrega se è uomo, donna, giovane, vecchio eccetera; se è bravo, se fa risultati, viene premiato, se no, no. E, ripeto, il tentativo di omologarci è cecità, ed è del tutto disfunzionale. Noi, uomini, donne, bambini, eterosessuali, omosessuali, persone senza o con patologie, disabilità, non siamo affatto tutti uguali; sono piuttosto le possibilità che la società ci offre a doverlo essere, attraverso il rispetto e la protezione delle diversita”.

“E anzi, a dirla tutta, le diversità sono preziose- ribadisce- perché molto spesso sono serbatoi di opportunità; ed è proprio dal confronto tra diversità che nascono idee vincenti. Punti di vista diversi che nascono da culture diverse e che ampliano la rosa, ad esempio, delle possibili soluzioni rispetto ad un ostacolo comune. La diversità come opportunità, come momento di crescita, per tutti”.

“Il punto non è omologare tutti sullo stesso piano, rischiando di creare i cosiddetti OGM sociali, ovvero persone che si affannano disperatamente a nascondere, a celare la propria identità, ma al contrario, questo sì, garantire a tutti le stesse possibilità proprio nel rispetto dei diritti, delle esigenze, e dei limiti individuali. Nel concreto, la vera parità di genere, giusto per dirne una, è quella in cui un’azienda protegge la maternità (e per la verità anche la paternità) di una lavoratrice invece che considerarla potenziale ostacolo all’assunzione o al mantenimento del posto di lavoro. E attenzione, non facciamo gli ipocriti e i falsi perbenisti, certo che un periodo prolungato di assenza dal lavoro può ben costituire materialmente un problema soprattutto per certi progetti magari legati ad una scadenza precisa: ignorarlo o fare finta che non sia così sarebbe negare l’evidenza. Ma la soluzione passa proprio attraverso la consapevolezza e la protezione di questo diritto primario della personalità e la predisposizione, si badi bene con il lavoratore e non al posto del lavoratore, di soluzioni condivise. Questa, a mio avviso- conclude Mirko Spelta nel suo contributo per la redazione DireDonne- è la vera parità di genere, nel senso più omnicomprensivo del termine. Belle parole si potrebbe obiettare, ma la realtà non è così facile. Per la verità, la realtà non è mai facile, ma parte sempre da un’idea chiara e quindi mettere i puntini sulle ‘i’, è un primo passo proprio per far sì che prima o poi la realtà corrisponda alle belle parole”. Uno stile, quello di Spelta, che da sempre tratteggia con ironia alcune ‘costanti’ dei rapporti tra uomini e donne. Ogni venerdì, a partire dal prossimo, alle 18.25, lo scrittore milanese andrà in onda su radio millennium www.radiomillennium.it con la rubrica ‘la nuda verità’. Si parlerà di amore, sentimenti e rapporti di coppia.
(Foto di Andrea Russo)

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