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Friuli Venezia Giulia, Zanin: “Un’Europa delle comunità, per contare nel mondo”

Il presidente del Consiglio regionale spiega: "Riportando al centro le comunità e le loro identità si recuperano le capacità che le comunità dei paesi confinanti hanno di relazionarsi tra di loro"

Pubblicato:18-05-2021 14:58
Ultimo aggiornamento:18-05-2021 14:58

piero mauro zanin
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TRIESTE – “La pandemia ha dato alcune risposte, per cui si è trovato un senso di solidarietà, anche se non si è sempre ottimizzato se pensiamo ai vaccini e all’attività che poteva fare l’Europa. Partendo da questo, credo che l’Europa, se ha un futuro, debba essere quello di partire dalle comunità locali, dalle regioni, dai popoli, sentimenti, tradizioni, identità”. Così il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, ospite della Dire, commenta gli sforzi intrapresi anche personalmente all’interno del Comitato europeo delle Regioni, per cambiare la concezione dell’Unione europea.

“Il sogno europeo dei Padri fondatori, prima della pandemia, aveva raggiunto il minimo storico di penetrazione nell’opinione pubblica e nella coscienza dei cittadini- spiega Zanin-. Si era di fatto infranto su due problemi fondamentali. Uno è quello della burocrazia, della ‘eurocrazia’, cioè decisioni che vengono assunte da tecnocrati non democraticamente eletti che incidevano sulle comunità, sulle famiglie e sulle imprese. Dall’altra parte- prosegue- una rigidità per cui l’Europa sembrava solo la finanza, solo il rispettare parametri aridi. Però hanno creato un rallentamento dell’economia, degli effetti concreti sulla pelle dei cittadini e delle nostre imprese. Quindi un’Europa di banche, e un’Europa di tecnocrati”.

Riportando al centro le comunità e le loro identità, prosegue il presidente, si recuperano le capacità che le comunità dei paesi confinanti hanno di relazionarsi tra di loro. “Io vengo da una comunità di confine- evidenzia Zanin-, e lavoriamo molto bene con le comunità slovene e della Carinzia in Austria. Da quella solidarietà si trova poi la progettualità che abbia un futuro per l’Europa. Se non facciamo partire questo nuovo modo di vedere l’Europa, se non si capisce il modello europeo- sottolinea-, ci si chiude negli Stati e nei sovranismi, in una sorta di egoismo”.


Secondo il presidente rimane valido il messaggio che “ci vuole più Europa, ma più Europa dei popoli e delle comunità, altrimenti il rischio è quello di chiuderci in un sovranismo egoistico che poi fa sì che da soli non riusciamo a competere nello scacchiere internazionale con grosse potenze, tipo gli Stati Uniti, la Cina, l’India, la Russia. L’Europa però- conclude-, se recupera questi valori, può competere sullo scacchiere internazionale”.

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