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Universita’, giornata studi e mostra su Sacra Sindone alla Cusano/ VIDEO

Don Recipe: "Tanti i campi di ricerca ancora da investigare"

Pubblicato:18-05-2017 15:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:14

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ROMA – ‘La Sindone, un mosaico di indagini e ricerche’. E’ questo il titolo scelto per la giornata di studio dedicata alla Sacra Sindone che si è svolta oggi, presso l’aula magna dell’università Niccolò Cusano di Roma. Oltre al dibattito tra scienza e teologia, per gli studenti è possibile ammirare anche la mostra sulla Sindone, ospitata nell’ateneo. Una buona occasione per avere in sede illustri professori, che nel corso dei loro studi si sono occupati di questa storica e discussa reliquia.

Se il telo raffiguri o meno Gesù Cristo, infatti, è tema molto dibattuto e la questione ha contorni talmente importanti da meritare i saluti istituzionali di Fabio Fortuna, magnifico rettore dell’ateneo, e di monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare di Roma, delegato Pastorale Universitaria. A moderare il dibattito Francesco Mattioli, sociologo presso l’università Sapienza di Roma, mentre tra i relatori presenti Paolo Di Lazzaro, vicedirettore del Centro internazionale di Sindonologia, fisico Enea di Frascati, Monica Persiani, medico chirurgo, Emanuela Marinelli, docente di Scienze geologiche e Scienze naturali, don Domenico Repice, teologo e cappellano dell’università Niccolò Cusano, Giuseppe Baldacchini, fisico, e Luigi Campanella, chimico de La Sapienza.

La Sindone è una reliquia che ancora ci racconta molte cose, come ha sottolineato don Repice: “Può ancora raccontarci tanto, abbiamo tanti campi di ricerca ancora da investigare sia per quanto riguarda le scienze dure, sia per quanto riguarda le scienze letterarie. Il rapporto fra l’iconografia, tra la rappresentazione del Cristo nel primo millennio cristiano, e la Sindone di Torino. L’ipotetico rapporto che, stando a molte prove, sembra esserci e sembra essere molto significativo”.


Una reliquia su cui si è soffermata anche la scienza. ”Le ultime misure effettuate sulla Sindone risalgono a molti anni fa- ha ricordato Di Lazzaro- nel 1978 lo Sturp ha analizzato il telo e nel 1988 venne effettuata la radiodatazione. Da quel momento in poi non ci sono state altre ricerche multidisciplinari. A Frascati abbiamo effettuato dei tentativi di colorazione similsindonica che hanno ottenuto risultati interessanti. Il punto è che la Sindone ha delle caratteristiche per cui è facile riprodurla dal punto di vista macroscopico, ma è praticamente impossibile riprodurre la complessità microscopica dell’immagine. Ad oggi- ha concluso Di Lazzaro- non si conosce una tecnica, medievale o moderna che sia, adatta a riprodurre tutte le caratteristiche microscopiche dell’immagine”.


Un intervento, quello della scienza, che non è riuscito a porre fine alla diatriba fra i sostenitori della sua autenticità e i detrattori, come ha ricordato Marinelli: ”Dopo la datazione con il carbonio 14 sono sorte tante domande perché se la Sindone fosse davvero di epoca medievale non avremmo tracce precedenti della reliquia. Invece la storia dell’arte ci mostra tracce scritte e iconografiche interessantissime e oggi noi ne abbiamo anche nella letteratura islamica. Ci sono testi di musulmani che raccontano come nel sud est della Turchia vi fosse un panno con l’impronta che Cristo aveva lasciato su di esso”.

Ecco perchè, ancora oggi, rimane uno dei maggiori misteri del XXI secolo, come ha evidenziato Mattioli: “Nel caso della Sindone gli schieramenti sono confusi, tanto è vero che da sociologo mi sento di dire che la Sindone è una Sindone post moderna. Tanto è incerta la società di oggi tanto la Sindone offre indicazioni contrastanti per cui si può essere fautori dell’autenticità e con altri argomenti si può essere invece fautori della sua falsità. Questo forse potrebbe essere veramente il mistero del XXI secolo”.

La Sindone di Torino, nota anche come Sacra Sindone o Santa Sindone, è un lenzuolo di lino a spina di pesce delle dimensioni di circa 4,41×1,13 metri, conservato nel Duomo di Torino, su cui è visibile l’immagine di un uomo che porta segni interpretati come dovuti a maltrattamenti e torture compatibili con quelli descritti nella passione di Gesù. La tradizione cristiana identifica l’uomo con Gesù e il lenzuolo con quello usato per avvolgerne il corpo nel sepolcro, e per questo Papa San Giovanni Paolo II l’ha definita ‘Specchio del Vangelo’.

Il termine sindone deriva dal greco (sindon), che indicava un ampio tessuto, come un lenzuolo, e ove specificato poteva essere di lino di buona qualità o tessuto d’India. Anticamente ‘sindone’ non aveva assolutamente un’accezione legata al culto dei morti o alla sepoltura, ma oggi il termine è ormai diventato sinonimo del lenzuolo funebre di Gesù. Nel 1988, l’esame del carbonio 14 sulla Sindone, eseguito contemporaneamente e indipendentemente dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, ha datato la Sindone in un intervallo di tempo compreso tra il 1260 e il 1390, periodo corrispondente all’inizio della storia della Sindone certamente documentata. Ciononostante, la sua autenticità continua a essere oggetto di fortissime controversie.

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