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Nepal, in bici da Mirandola per aiutare i bambini orfani

Ciclotour dalla città emiliana terremotata con il sostegno dell'ANPAS

Pubblicato:18-05-2016 13:48
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:44

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Nepal ciclotour_fonte Anpas2ROMA – “Siamo stati aiutati e adesso aiutare tocca a noi” spiega Davide Gaddi, ciclista tenace ma soprattutto cittadino di Mirandola, paese terremotato. Con la Dire parla da Sarzana, prima tappa ligure di un tour su due ruote all’insegna della solidarietà, organizzato per aiutare i bimbi orfani del Nepal.

Da Mirandola, in provincia di Modena, e’ partito il 30 aprile: “Volevo incontrare i volontari del Friuli Venezia Giulia, della Valle d’Aosta, del Piemonte e della Toscana- racconta – per rivedere i volti di chi ci aveva dato una mano e ringraziarli uno a uno”. In ogni Comune, nelle piazze o nelle sedi delle associazioni, sono stati abbracci e qualche volta ci si e’ anche commossi. E’ accaduto ad Adria, Trieste, Bolzano, Sondrio, Torino, Robilante.

E le tappe sono ancora tante: Stazzema, Firenze, Fanano, prima del ritorno a Mirandola a fine mese. Eppure Davide, 45 anni, pensando al traguardo, laNepal ciclotour_fonte Anpas4 fatica non la sente. L’Associazione nazionale pubbliche assistenze (Anpas), in prima fila con i suoi volontari nell’Emilia terremotata, ha messo a disposizione un conto corrente per una raccolta fondi. Indicando la causale “Catena Namaste-Davide per il Nepal” e’ possibile contribuire alla ricostruzione del Motherhood Care di Lalitpur, un orfanotrofio alle porte di Katmandu devastato dal sisma del 25 aprile 2015.


“E’ come se si chiudesse un cerchio – spiega Davide – Non appena possibile andrò in Nepal per vedere come procede il progetto”. Il Motherhood Care sorge in una delle zone più colpite dal terremoto, dove quasi tutti gli edifici sono crollati. I fondi raccolti grazie al ciclotour di Davide finanzieranno la formazione di tecnici locali e la ricostruzione. Gli interventi saranno gestiti dall’Anpas, presente in Nepal dal 2007 con programmi di adozione internazionale, ma anche da due centri di ricerca: l’Istituto di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) e la Rete dei laboratori universitari di ingegneria sismica (ReLuis).

Vincenzo Giardina

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