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Africa, il futuro del continente è la crescita

Secondo la Banca africana per prima cosa aumentera' la popolazione: si stima che nell'arco di tempo compreso tra il 2009 e il 2035 la popolazione aumentera' del 71%.

Pubblicato:18-05-2016 08:21
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:44

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ROMA – L’Africa e’ un continente in espansione, perche’ nei prossimi anni tutti i suoi principali indicatori cresceranno. Questo rivelano i dati diffusi della Banca di sviluppo africana, rilanciati in questi giorni dal ministero degli Affari esteri italiano in occasione della conferenza organizzata oggi alla Farnesina per discutere, insieme a rappresentanti di oltre 50 Paesi africani, di cooperazione economica, ambientale e nella difesa.

africa infografica

Secondo la Banca africana per prima cosa aumentera’ la popolazione: con 1,1 miliardi di abitanti, oggi l’Africa e’ uno dei continenti piu’ “fertili al mondo”, e si stima che nell’arco di tempo compreso tra il 2009 e il 2035 la popolazione aumentera’ del 71%. Questo incremento generera’ a sua volta l’aumento della domanda energetica. Su questo fronte l’Africa presenta ancora gravi problemi di approvvigionamento, nonostante la gran quantita’ di fonti rinnovabili di cui potrebbero usufruire i vari paesi. Di recente, per ovviare al problema, ben 12 governi hanno deciso di intraprendere la strada del fissile, progettando di dotarsi a breve di centrali nucleari. Attualmente l’unico paese che ne e’ dotato per scopi civili e’ il Sud Africa. A causa della carenza di elettricita’ e infrastrutture per il trasporto e la distribuzione, si stima che il 24% degli africani non ne sia rifornito, mentre ogni anno le imprese affrontano in media 56 giorni di blackout, che inficia per il 6% sui ricavi. Nonostante cio’, anche il trend economico sara’ per i prossimi anni in positivo.


Forte la spaccatura: l’Africa settentrionale, con una popolazione di poco superiore ai 200 milioni di abitanti – circa il 20% del totale – riesce a produrre il 40% del Pil dell’intera Africa. Le sue performance sono state pero’ negli ultimi anni altalenanti: dopo un 7,7% del 2012, e’ sceso all’1% del 2013, e ancora allo 0,5% del 2014, per risalire al 2,7% del 2015. Piu’ costante invece l’Africa Subsahariana, che rivela un grado di resilienza maggiore agli effetti delle crisi globali, determinate dal crollo dei prezzi delle materie prime, e degli effetti negativi del terrorismo e dei cambiamenti climatici. Con un Pil del 4,3% nel 2012, del 5,2% del 2013 e del 5,1% del 2014, si e’ attestato al 3,4% nel 2015.

L’Africa quindi, se da un lato ha grandi fattori di sviluppo, dall’altro presenta ancora troppe nazioni afflitte da insicurezza interna, instabilita’ politica e incapacita’ di attrarre a se’ gli investimenti. Tra i fattori che frenano la crescita non e’ da sottovalutare la crisi migratoria: non solo masse di persone – solitamente la forza lavoro giovane – si spostano al di fuori del continente, ma i movimenti sono soprattutto interni, determinando la nascita di campi profughi – con relative crisi umaitarie- di dimensioni allarmanti. Proprio il 6 maggio il Kenya, ad esempio, ha deciso di chiudere il campo di Dadaab, che con il suo mezzo milione di rifugiati rappresenta la terza ‘citta” del paese dopo Nairobi e Mombasa. I profughi sono prevalentemente di nazionalita’ somala, ma quello non e’ il solo paese ad avere tali problemi da spingere intere popolazioni alla fuga. La comunita’ internazionale investe molte risorse nelle missioni umanitarie, militari e di peacekeeping. Le Nazioni Unite – per citare uno degli organismi coinvolti – impegna qui addirittura l’80% delle sue forze. Si tratta di denaro che potrebbe trovare collocazione altrove, se il continente fosse realmente pacificato.

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