Saman, quattro ergastoli in Appello: confermato per i genitori e condannati a vita anche i cugini

"È stata uccisa da tutta la famiglia": la Corte d'Assise in serata ha pronunciato la sentenza che conclude il processo di secondo grado per il femminicidio della 18enne di Novellara. Allo zio 22 anni

Pubblicato:18-04-2025 21:08
Ultimo aggiornamento:19-04-2025 14:09
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BOLOGNA – Conferma dell’ergastolo per il padre Shabbar Abbas e la madre Nazia Shaheen, ritenuti colpevoli anche di soppressione di cadavere e per i quali sono state riconosciute anche le aggravanti della premeditazione e dei motivi abietti e futili, ergastolo anche per i cugini Noman Hulaq e Ikram Ijaz e 22 anni allo zio Danish Hasnain.

Questa la sentenza pronunciata nella serata di oggi, venerdì 18 aprile, dal presidente della Corte d’Assise d’appello di Bologna, Domenico Stigliano, al termine del processo di secondo grado sull’omicidio di Saman Abbas. Accolta quasi del tutto la richiesta della Procura generale per l’ergastolo per tutti e cinque gli imputati.
Saman, 18enne di origine pachistana, fu uccisa a Novellara, nel reggiano, tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021. Nel processo di primo grado i genitori erano stati condannati all’ergastolo e lo zio a 14 anni, mentre i due cugini erano stati assolti. Le motivazioni saranno depositate in 90 giorni.

ATTIVISTE IN AULA: “SE DOMANI TOCCA A ME VOGLIO ESSERE L’ULTIMA

“Se domani tocca a me voglio essere l’ultima”. Questa la scritta in urdu che campeggia sui volantini che una decina di attiviste e avvocate delle associazioni costituite parte civile hanno mostrato nell’aula della Corte d’Assise d’appello di Bologna, mentre si attendeva la sentenza d’appello del processo sull’omicidio di Saman Abbas.

IL PM: “LA SENTENZA DI CONDANNA SEGUE UN PERCORSO LOGICO”, IL LEGALE DI UN CUGINO ANNUNCIA IL RICORSO IN CASSAZIONE

“Dal mio punto di vista è una sentenza che segue un percorso puramente logico. Significa che in qualche modo è stata accolta la nostra ricostruzione, era quello che abbiamo sostenuto appena abbiamo letto la sentenza di primo grado e le evidenze probatorie hanno confermato la nostra impostazione”. Questo il commento dell’Avvocato generale dello Stato di Bologna, Ciro Cascone, alla sentenza con cui la Corte d’Assise d’appello bolognese, presieduta dal giudice Domenico Stigliano, ha condannato all’ergastolo per l’omicidio di Saman Abbas i genitori della 18enne pachistana e i cugini Noman Hulaq e Ikram Ijaz e a 22 anni lo zio Danish Hasnain. In primo grado solo i genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, erano stati condannati all’ergastolo, mentre lo zio era stato condannato a 14 anni e i cugini erano stati assolti. In appello, la Procura generale aveva chiesto l’ergastolo per tutti e cinque.

Di parere diametralmente opposto a quello di Cascone è invece l’avvocato Luigi Scarcella, legale di Noman Hulaq, che ritiene la sentenza “assolutamente ingiusta, anzi inconcepibile. A mio modo di vedere- dichiara ai cronisti- non c’è alcun elemento, né si potevano in alcun modo valorizzare queste fonti dichiarative per le ragioni che abbiamo espresso durante la discussione”. Nei confronti di entrambi i cugini sono state riconosciute le aggravanti della premeditazione e dei motivi abietti, come pure ai genitori. Ora, conclude Scarcella, “attenderemo le motivazioni e faremo ricorso in Cassazione, fiduciosi di aver ragione”. La legale di Ikram Ijaz, Mariagrazia Petrelli, ha invece preferito non rilasciare dichiarazioni.

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