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Governo, i timori del M5S: “Non faremo fare a Renzi il nuovo Craxi”

Lavori in corso lungo l'asse Pd-M5s

Pubblicato:18-04-2018 17:37
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:47

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ROMA – Lavori in corso lungo l’asse Pd-M5s. Mentre si da’ per scontato che l’incarico esplorativo a Maria Elisabetta Alberti Casellati produrra’ un nulla di fatto, nei partiti si guarda gia’ al prossimo giro, che vedra’ gioco forza tornare in campo il Pd, protagonista di una possibile intesa con il M5s.

A Montecitorio in molti danno per scontato che il tentativo della Casellati finira’ per scontrarsi con il veto dei Cinque Stelle su Berlusconi e su Forza Italia

Un veto, viene fatto notare, che si produrra’ ora, ma anche in occasione di un futuro ipotetico tentativo di dar vita a un ‘governissimo’. Se cosi’ stanno le cose, se cioe’ non si da’ una maggioranza formata dalle forze che hanno riscosso i maggiori consensi nell’ urna, al Colle non restera’ che provare a sondare l’asse di sinistra, per esaurire cosi’ entrambi gli schemi suggeriti dai Cinque Stelle quando hanno detto di voler rivolgersi sia al Pd che alla Lega.

E se per il primo schema il nome papabile non e’ stato quello di Matteo Salvini, leader della coalizione di centrodestra, per verificare il secondo non sara’ piu’ quello di Luigi Di Maio, ma quello di Roberto Fico, come gli stessi Cinque Stelle danno per scontato dopo il faccia a faccia di ieri tra Di Maio e Casaleggio. Prova ne sia la dichiarazione del questore della Camera Riccardo Fraccaro che oggi rivendica “un esecutivo a guida M5S”. Solo il 4 aprile scorso scriveva su facebook: “Luigi Di Maio e’ l’unico Presidente del Consiglio che siamo disposti a sostenere”.


Ma pur cambiando frontman, i Cinque Stelle non si nascondono la difficolta’ di un rapporto con il Pd che e’ da rimettere in piedi quasi ex novo

Maurizio Martina, Dario Franceschini, Andrea Orlando sono considerati intelocutori seri. Ma a quanto apprende la Dire lo stato maggiore stellato e’ preoccupato dal potere che ancora detiene Matteo Renzi nei gruppi. In particolare al Senato, i pentastellati calcolano che Renzi conservi il controllo su 25 senatori (Renzi stesso ipotizza di controllarne almeno 32) su un totale di 52. Una percentuale che gli consentirebbe, nei timori dei pentastellati, di fare “il Craxi” della situazione. Di controllare cioe’ il destino dei provvedimenti nel passaggio alle Camere in forza di una relativamente piccola truppa di parlamentari.

“E noi con tutta la buona volonta’ non lo possiamo consentire. Piu’ di quello che abbiamo dato, non possiamo dare…”, confida un alto dirigente M5s, interpellato dalla Dire. L’auspicio dei M5s e’ dunque che il Pd arrivi a limitare il peso di Renzi. E a questo, assicurano, puo’ certo aiutare un atteggiamento collaborativo da parte del M5s che aiuti la nuova dirigenza Pd a uscire dall’angolo. “Ma piu’ di tutto puo’ fare il chiarimento all’interno del Pd. Il rinvio dell’assemblea nazionale da questo punto di vista non e’ stato un buon segno”.

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