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Allarme Wwf: “Bracconaggio specie selvatiche nel 30% dei siti Unesco”

Il WWf, nel presenta il nuovo rapporto, lancia l'appello per la tutela delle specie rare a rischio di estinzione

Pubblicato:18-04-2017 13:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:07

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La vaquitas, il mammifero marino più raro al mondo

ROMA – Ulteriori misure, immediatamente operative, per fermare il bracconaggio e il commercio illegale delle specie protette dalla Cites, la Convenzione internazionale sul commercio delle specie minacciate di estinzione, nei luoghi più importanti del mondo dal punto di vista naturale, inclusi i siti Unesco patrimonio dell’Umanità. A sollecitarle è il Wwf in un nuovo rapporto che sottolinea come circa il 30% dei siti Unesco siano colpiti dalla piaga del traffico illegale di specie selvatiche. I siti naturali appartenenti al Patrimonio Mondiale dell’Umanità noti per la loro iconica bellezza, per il valore ecologico e la straordinaria biodiversità sono cruciali per la conservazione di molte specie rare, tra cui quasi un terzo delle rimanenti 3.890 tigri e il 40% di tutti gli elefanti africani. Sono inoltre l’ultimo rifugio di specie in pericolo critico di estinzione, come il rinoceronte di Giava in Indonesia e la vaquitas, la più piccola focena del mondo, endemica del Golfo di California in Messico ritenuto il mammifero marino più raro del mondo.

Eppure, nonostante il loro grande valore e lo stato di protezione, lo studio ha rilevato che il bracconaggio, il taglio illegale delle foreste e la pesca non autorizzata, continuano in circa il 30% dei siti naturali Patrimonio Mondiale, trascinando le specie in pericolo verso il baratro dell’estinzione e mettendo a rischio l’economia e il benessere delle comunità che dipendono da questi patrimoni naturali. “I siti naturali del Patrimonio mondiale– dice Marco Lambertini, direttore generale del Wwf Internazionale- sono tra i siti naturali più riconosciuti per il loro valore universale. Eppure il nostro rapporto dimostra non solo che molti di questi siti sono minacciati da attività industriali aggressive ma anche che, molto spesso, piante ed animali sono sfruttate e commerciate illegalmente: se non ci saranno interventi immediati con sistemi di protezione più efficaci rischiamo di perderli per sempre. Prima che sia troppo tardi i governi devono raddoppiare gli sforzi e affrontare l’intera filiera che va dalla raccolta illegale al commercio di fauna e flora selvatici. Per ottenere risultati più efficaci contro il bracconaggio, il commercio illegale, la trasformazione e il consumo di fauna e flora protetti- termina Lambertini- dobbiamo ottenere più collaborazione e integrazione tra Cites, Convenzione del Patrimonio mondiale e autorità nazionali”.


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