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Tg Psicologia, edizione del 18 marzo 2022

Si parla di Covid, immagine corporea e Ucraina

Pubblicato:18-03-2022 12:51
Ultimo aggiornamento:18-03-2022 12:51

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COVID. IL RACCONTO DI DUE ANNI DI PANDEMIA ATTRAVERSO LE PAROLE

Era il 9 marzo 2020 e la conferenza stampa dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte segnava il confine tra un prima e un dopo il Covid-19, imponeva cambiamenti profondi e duraturi a milioni di persone, nelle abitudini, nelle limitazioni e anche nel linguaggio. Le prime due parole a imporsi nelle nostre conversazioni sono state ‘lockdown’ e ‘pandemia’. Con la prima abbiamo scoperto quanto possono restringersi i confini della nostra quotidianità, con la seconda quanto facilmente un organismo invisibile può varcare i confini di interi continenti. Ben presto abbiamo scoperto l’uso dei ‘dispositivi di protezione individuale’, ci siamo abituati ai costanti aggiornamenti contenuti nei ‘Dpcm’ e abbiamo atteso con preoccupazione la lettura del ‘bollettino’ giornaliero che riportava i dati dell’andamento della ‘curva’ dei ‘contagi’, dei ricoveri, dei decessi, dei ‘tamponi’ effettuati. Osservando l’andamento dei contagi, medici e ricercatori hanno scoperto la presenza di ‘varianti’. In caso di contagio, ci siamo chiesti quanto fosse alta la ‘carica virale’ e per scoprire quale fosse la variante presa abbiamo fatto ricorso ai test di ‘sequenziamento’. A due anni esatti dall’inizio del primo lockdown e dalla dichiarazione di pandemia, ora attendiamo tutti che l”Oms’, l’Organizzazione mondiale della sanità, annunci che ne siamo fuori.

COVID, MENCACCI: DA OLTRE 2 ANNI SPERIMENTIAMO CONDIZIONE SOFFOCAMENTO

“Oggi sperimentiamo tutti una condizione di soffocamento, perché da oltre due anni viviamo in una condizione di iper vigilanza, di paura e di allerta. Quanto sta accadendo, dalla crescita dei gesti anticonservativi a quelli di aggressività, dal cyberbullismo ai disturbi del comportamento alimentare fino al discontrollo emozionale, fa sì che questa sia una vera e propria quinta ondata. Esiste una pandemia emozionale”. Lo sostiene Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia. “Di questo non ce ne dobbiamo scordare, perchè quello che vediamo adesso è solamente la punta- sottolinea lo psichiatra- Abbiamo un fiume carsico che sta scorrendo sotto i nostri giovani, di cui ancora non sappiamo quale sarà l’uscita. Dico questo perché sappiamo che l’ambiente modifica anche a livello epigenetico le risposte dei ragazzi, che si sono trovati immersi in una condizione di depressione, di grave ansia o di disturbi panici”.

FONDAZIONE CARLI: MODA E PUBBLICITÀ PROMUOVANO MODELLO ‘CURVY’

“In un’Italia simbolo mondiale della dieta mediterranea e del mangiar sano, oggi vediamo, complice la pandemia, in crescita i disturbi alimentari. Sono circa 3 milioni gli italiani che soffrono di anoressia e bulimia, di cui il 95% donne e soprattutto ragazze tra i 15 e i 19 anni. Questa fotografia non può lasciarci indifferenti. Dopo l’appello al Governo perché l’educazione alimentare sia inserita fra le materie di studio dalle elementari all’università, come Fondazione Guido Carli lanciamo oggi una battaglia affinché stilisti e pubblicitari affermino nei loro contenuti il modello ‘curvy’, cancellando dall’immaginario culturale promosso modelli disfunzionali rispetto all’alimentazione e quindi al benessere”. Così la presidente della Fondazione Guido Carli, Romana Liuzzo. “L’industria culturale italiana- prosegue- ha, insieme alla famiglia e alla scuola, una responsabilità storica in questo senso: deve stringere un’alleanza solida con i nostri giovani per sostenere e incoraggiare modelli di alimentazione sana ed equilibrata, che preservino la salute e la cultura gastronomica che ci rende famosi e invidiati nel mondo”.


COVID, ENOC (BAMBINO GESÙ): AUMENTO CASI ANSIA E TENDENZE SUICIDE

“Abbiamo vissuto, i nostri neuropsichiatri e tutti coloro che si dedicano a questo tema, un aumento grandissimo di casi legati all’ansia e alle tendenze suicide. Si è visto che oggi, e tutto questo continua, la crescita riguarda gravi crisi d’ansia, forte depressione e pensieri di suicidi”. A raccontarlo è Mariella Enoc, presidente dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. “C’è un impegno- spiega- non solo della Neuropsichiatria ma di tutto l’ospedale, nel cercare anche di potere accogliere e ascoltare tutti questi adolescenti che stanno arrivando. Contemporaneamente c’è stato un grandissimo aumento di tutti i disturbi legati all’alimentazione, dall’anoressia all’obesità. I casi di obesità stanno aumentando fortemente, con tutto quello che ne consegue, portando malattie che durano nel tempo”. Riguardo agli adolescenti, la presidente dell’ospedale pediatrico romano chiarisce: “Ci sono due categorie, coloro che ormai hanno rinunciato a vivere e coloro che invece vogliono continuare a vivere. Due categorie con un’impronta diversa rispetto all’educazione di libertà di poter scegliere. I nostri giovani hanno bisogno di scegliere liberamente”.

COME SPIEGARE GUERRA AI BIMBI? INPEF: PUNTARE SU PACE E SOLIDARIETÀ

Il conflitto in Ucraina “può rappresentare una buona occasione, se trattato in maniera corretta e condivisa, per far scoprire e coltivare, a bambini e ragazzi, buoni sentimenti come la solidarietà, la pace, la compassione, il senso di appartenenza all’umanità come un unico, grande popolo. Questo, insieme a gesti di solidarietà (dalla partecipazione a programmi di aiuto per i più grandi, alla realizzazione di disegni o racconti sulla pace e all’invio di messaggi ai bambini che sono laggiù) li aiuta anche a liberare ed elaborare le loro emozioni, sollecitando sempre quelle positive, a non sentirsi impotenti. Un altro elemento da non dimenticare e su cui è necessario riflettere tutti, adulti, bambini e ragazzi, è l’importanza di comprendere come la guerra dei videogiochi, ce ne sono anche per bambini molto piccoli, sia molto diversa da quella che si combatte nella realtà”. A suggerire possibili strategie per parlare della guerra a bambini e ragazzi è Vincenza Palmieri, presidente dell’Istituto nazionale di pedagogia familiare (Inpef). “Questo evento- chiarisce la fondatrice della Pedagogia familiare- va certamente spiegato in maniera diversificata a bambini e ragazzi, in base alla loro età”.

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