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Interruzione volontaria di gravidanza farmacologica, Anelli (Asl Roma1): “Diminuisce pressione sugli ospedali”

"In questo percorso è fondamentale l'anamnesi", avverte la ginecologa coordinatrice del piano di sviluppo delle attività consultoriali della Asl Roma1

Pubblicato:18-03-2021 16:00
Ultimo aggiornamento:18-03-2021 17:14

intervista laura anelli
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ROMA – Si può ricorrere all’aborto farmacologico entro la settima settimana e non più tardi del quarantanovesimo giorno di gestazione. Ma in cosa consiste questa pratica che non richiede ospedalizzazione? Tutte le donne possono beneficiare di una Ivg di questo tipo o ci sono patologie pregresse che impongono alla paziente di ricorrere all’Ivg chirurgica? Per fare il punto sull’argomento l’agenzia di stampa Dire ha intervistato Laura Anelli, ginecologa e coordinatrice del piano di sviluppo delle attività consultoriali della Asl Roma1.

Può spiegare cos’è una Ivg farmacologica e in cosa differisce in termini di esiti sulla paziente rispetto a quella ‘con intervento chirurgico?
“L’Ivg farmacologica è un modo per attuare l’interruzione volontaria di gravidanza attraverso l’uso di due farmaci che si assumono a distanza di 48 ore. È di fatto una nuova modalità di trattamento nel rispetto della donna e della sua salute perché è un atto che non comporta un intervento chirurgico, anestesia, ospedalizzazione e quindi tutti i rischi collegati a queste pratiche. E’ evidente quanto questa procedura sia stata ‘studiata’ nell’interesse della donna stessa”.


Tutte le donne possono essere candidate ad una Igv farmacologica ed è necessaria una anamnesi? Qual è il percorso che avete attuato?
“E’ fondamentale capire attraverso un’anamnesi dettagliata qual è la donna ‘giusta’ da arruolare in questo percorso innanzitutto dal punto di vista fisico, quindi tutte le eventuali patologie, gli interventi chirurgici effettuati e i farmaci che assume. Altrettanto importante è però interrogarla su qual è il suo vissuto e come affronterà questo percorso che deve gestire in prima persona. Questo non significa che la paziente viene lasciata da sola ma è ‘padrona’ della sua vita. Se ci rendiamo conto che la donna fa trasparire delle incertezze su tale modalità è meglio astenersi e suggerirle un altro percorso. L’Asl Roma1 ha aderito alla determina della regione Lazio, firmata a dicembre 2020, che ha illustrato attraverso un tavolo tecnico le modalità con cui il medico deve comportarsi. Il percorso precede di avere a disposizione un medico dal lunedì al venerdì dedicato a questo percorso, un ecografo per determinare e datare la gravidanza e una stanza ‘ad hoc’. Peraltro possono accedervi tutte le donne entro la settima settimana di gravidanza cioè entro il 49esimo giorno di gestazione. La nostra Asl è pronta e sono arrivati tutti i farmaci necessari per effettuare l’Ivg farmacologia. Le patologie pregresse che possono ostacolare tale percorso sono malattie molto importanti come: l’asma grave, l’anemia grave, una gravidanza extrauterina, i disordini della coagulazione, la porfiria e terapie croniche con uso di corticosteroidi. In questi casi consigliamo la paziente a riorientarsi verso un’altra scelta di Ivg”.

Quindi in tutti questi casi che ha citato l’Ivg farmacologica è sconsigliata?
“E’ preferibile indicare alla donna un altro percorso o se si vuole seguire il percorso farmacologico comunque, perché la donna lo preferisce, è necessario effettuarlo all’interno dei centri ospedalieri in modo tale che la paziente venga tenuta in osservazione. Nei casi di patologie quindi la donna può scegliere l’Ivg farmacologica, ma effettuarla in ospedale sotto osservazione oppure optare per l’Ivg chirurgica”.

Vista la sua esperienza nel campo, in Italia a che punto siamo con prevenzione e contraccezione? Si può fare meglio?
“Quando si effettua un percorso di Ivg, di qualunque tipo, la paziente esce sempre dai nostri consultori sempre con una prescrizione di contraccezione. È un passo fondamentale ed è prescritto dalla legge sulla interruzione volontaria di gravidanza da non disattendere. Se questo non dovesse accadere è un fallimento del percorso. Siamo prima di tutto dei centri di prevenzione perciò mi sento di dire che la contraccezione nei consultori deve essere sempre assolutamente erogata in gratuità. La prevenzione peraltro, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, passa attraverso la gratuità della pillola che molte ragazze non possono acquistare. Tra l’altro voglio aggiungere che il percorso di Ivg farmacologico ha subito una accelerata in epoca Covid proprio per diminuire la pressione sugli ospedali “.

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