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Covid, il virologo: “Necessario vaccinare presto anche i bambini”

“Per ‘pass viaggi’ servirebbero test sierologici ai vaccinati”

Pubblicato:18-03-2021 15:19
Ultimo aggiornamento:18-03-2021 15:37

Carlo Federico Perno
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ROMA – In Italia si registrano ogni anno circa 60mila casi di trombosi. La percentuale di reazioni avverse al vaccino di AstraZeneca si aggira intorno allo 0,0003%. In Gran Bretagna e altri Paesi, pur avendo casi simili, non hanno bloccato l’inoculazione. Ha fatto bene Aifa a sospendere temporaneamente la somministrazione del vaccino Astrazeneca dopo i casi di trombosi che si sono verificati in alcuni pazienti? Esiste una connessione di causa ed effetto tra i vaccini e le trombosi o si tratta semplicemente di un rapporto temporale? I bambini dovranno essere vaccinati? E sarà utile il passaporto vaccinale? A queste domande ha risposto il virologo Carlo Federico Perno, direttore della Microbiologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, nel corso di un’intervista rilasciata all’agenzia Dire.

“Innanzitutto- chiarisce subito Perno- Aifa si è adeguata, come è giusto che sia, ad un blocco a livello europeo. In questo momento ci sono due situazioni collaterali: da un lato i numeri che ci dicono che non esiste alcuna evidenza che questo vaccino produca trombosi; dall’altro lato c’è il principio di precauzione, ossia nel momento in cui avviene un evento inspiegabile è necessario che vengano messe in atto tutte le procedure per valutare e poter capire che cosa sta succedendo. Due realtà assolutamente compatibili”.

– Su oltre 17 milioni di persone vaccinate in Europa e nel Regno Unito sono stati segnalati 15 eventi di trombosi venosa profonda e 22 di embolia polmonare. In Italia, intanto, si verificano 166 episodi di tromboembolismo al giorno indipendenti dal vaccino. È un dato su cui riflettere?


“Se una persona vaccinata ha un infarto, considerando il numero di infarti che giornalmente registriamo, questo non significa che ci sia un rapporto di causa-effetto, ossia che l’evento A ha prodotto l’evento B. Il fatto che siano avvenuti uno dopo l’altro non significa assolutamente che ci sia una correlazione. Faccio un esempio e una ‘modesta‘ polemica: l’età nella quale si fanno le vaccinazioni dei bambini e anche l’età in cui, ahimé, compaiono i primi segni dell’autismo. È un tipico esempio in cui si ha correlazione temporale fra i due eventi: si fanno le vaccinazioni e nello stesso tempo, in certi casi, compaiono i primi segni dell’autismo. Questo ha portato più di uno a sostenere che le vaccinazioni producono l’autismo. Non è così, vi è solo una correlazione temporale. Noi dobbiamo cercare le cause che producono gli effetti, non possiamo ragionare in termini temporali”.

– Intanto qualcuno, compreso il presidente dell’Aifa, si aspetta una nota di avvertenza da parte dell’Agenzia europea per i Medicinali (Ema) perché ci sia maggiore attenzione nel somministrare AstraZeneca alle donne che prendono la pillola anticoncezionale, che è un farmaco pro-trombotico… Che ne pensa?

“La pillola anticoncezionale non è esattamente un farmaco pro-trombotico; in alcune persone, in condizioni particolari, può aumentare l’incidenza di trombosi. Prevale quindi di nuovo il principio di precauzione, cioè finché non abbiamo capito che cosa sta succedendo esattamente ci vuole cautela. Tutte le cose che stiamo vedendo vanno nella direzione di non causalità, però è necessario andare a fondo”.

– Dopo che arriverà la valutazione di Ema, lei si sentirebbe tranquillo a consigliare AstraZeneca?

“Dobbiamo fidarci delle competenze. Uno dei problemi che abbiamo oggi è proprio quello di una scarsa attenzione e fiducia nei confronti della competenza. Se l’Ema, l’ente europeo per le medicine, rilascerà una dichiarazione in cui sosterrà che non c’è un rapporto di causa-effetto e che quindi la vaccinazione è sicura, io mi devo fidare, perché se non mi fidassi verrebbe giù tutto il sistema di interazione sociale”.

– Esiste comunque, secondo lei, il rischio che questa sospensione incida sulla campagna vaccinale?

“Sì, secondo me potrebbe incidere da un punto di vista emotivo. È evidente che tra le persone il dubbio c’è. Per questo è necessario si facciano due cose: la prima è una declaratoria dell’Ema che sia decisa, sicura e chiara nell’indicare che non ci sono correlazioni di causa-effetto tra la vaccinazione e la trombosi. L’altra è che ci sia anche una comunicazione univoca da parte dei cosiddetti ‘esperti’ che sappiano esprimere dati basati sulla scienza e non semplicemente sulle proprie opinioni. Troppa gente parla in questo ambito, pochi hanno le competenze per farlo. Ecco, quando si esprimono opinioni è indispensabile basarsi sui fatti”.

– Giustamente parla di ‘emotività’. Allora le chiedo: i vaccini Moderna e Pfizer sono davvero più sicuri di AstraZeneca o è solo una questione di percezione?

“Credo sia un problema di percezione, perché noi abbiamo puntato l’attenzione su AstraZeneca. Se andiamo a guardare i dati finora pubblicati, anche Pfizer e Moderna hanno avuto i loro casi di eventi collaterali. Dobbiamo fidarci di ciò che la scienza ci propone in questo momento e che non vi siano evidenze che questi vaccini siano pericolosi. Certo, abbiamo una percezione basata su fatti che Pfizer e Moderna abbiano un’efficacia leggermente superiore, ma non abbiamo nessuna evidenza riguardo maggiore o minore tossicità rispetto ad AstraZeneca”.

– Qualche giorno prima che fosse sospesa AstraZeneca si parlava anche dell’opportunità tra medici e insegnanti di assumere tachipirina prima e dopo aver fatto il vaccino. Lei cosa ne pensa?

“Una minoranza dei vaccinati ha avuto effetti collaterali da queste vaccinazioni. La tachipirina ha una emivita di 4-6 ore, mentre gli eventuali effetti collaterali compaiono di solito un giorno o due dopo la vaccinazione. Quindi se uno desidera di prendere la tachipirina lo faccia pure, ma non sono tanto sicuro sia utile”.

– Parliamo di bambini e vaccino anti-Covid. Moderna ha avviato uno studio che rivelerà se è possibile vaccinare i bambini tra i 6 mesi e i 12 anni e già sta testando il vaccino su 3mila adolescenti. I risultati dovrebbero arrivare entro l’estate. In Italia è ancora troppo presto per parlarne?

“Non ho contezza di quando questi dati saranno disponibili, però una cosa è certa: se noi non vacciniamo i bambini teniamo ‘scoperta’ una parte della popolazione che si infetta come gli adulti. Quindi è importante che queste sperimentazioni vadano avanti ed è importante che producano rapidamente dati, perché noi dobbiamo vaccinare, se possibile, tutta la popolazione. I bambini non sono immuni dal Covid, tutt’altro”.

– Zona ‘rossa’ in molte regioni d’Italia, ma i vaccini sono praticamente ‘al palo’. Considera un errore aver ‘chiuso’ il Paese adesso che non ci sono i vaccini? E poi: pensa che con l’arrivo dell’estate la situazione migliorerà?

“La percezione, da cittadino, è che stando a quanto dice il presidente Draghi e il generale Figliuolo le vaccinazioni ritorneranno a regime a breve. Si aggiunga, e qui parlo da virologo, che tutti i Coronavirus, in estate, infettano molto di meno. Ricordiamo che ci sono 4 Coronavirus che ci infettano normalmente, causando di solito un banale raffreddore; d’estate questi virus di solito spariscono. Quindi tutto questo mi porta a pensare che le vaccinazioni e il caldo ci porteranno verso un’estate tranquilla. Certo, dobbiamo fare in modo che a settembre non si riparta con i contagi”.

– È notizia di ieri che i cittadini europei con il nuovo ‘pass Covid’ potranno tornare a viaggiare questa estate, fornendo la prova di essersi sottoposti alla vaccinazione oppure di essere risultati negativi a un test o di essere guariti dal Covid-19 ed avere sviluppato gli anticorpi. Aiuterà anche questo alla ripresa?

“Credo che avere questi certificati di vaccinazione sia veramente importante, perché è necessario far ripartire i nostri Paesi. Oltretutto i certificati implementeranno anche le vaccinazioni e quindi sarà estremamente utile che ciò accada. Però sarà necessaria anche una valutazione sierologica dell’avvenuta immunizzazione. Ecco: dovremmo pianificare qualcosa che al momento non è pianificato, cioè dei test sierologici che permettano di evidenziare che una persona dopo la vaccinazione è davvero immunizzata”.

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