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Appalto truccato per le ambulanze, arrestati i vertici di Asst Pavia

Appalto vinto con un super ribasso, i lavoratori venivano pagati molto al di sotto del minimo salariale e le ambulanze non venivano pulite

Pubblicato:18-03-2021 10:35
Ultimo aggiornamento:18-03-2021 11:29

ambulanza asst pavia
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MILANO – Ambulanze in ritardo, spesso di numero insufficiente, mal sanificate e parcheggiate all’aperto. Personale sottopagato e spesso costretto a prestare la propria opera in modo volontario. Il tutto per vincere un appalto con un ribasso d’asta del 25%, insostenibile per le cooperative della zona che avevano sempre gestito correttamente il servizio. Dopo due anni di segnalazioni, anche del personale medico, è intervenuta la Guardia di finanza di Vigevano con quattro arresti eccellenti per turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture. L’indagine- che ha portato ai domiciliari un dirigente e il Rup (responsabile unico del procedimento) dell’Asst di Pavia, riguarda le irregolarità in un bando di gara del 2017 indetto dall’azienda sanitaria pubblica per l’affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza. L’appalto era svolto da una cooperativa di Pesaro (parte di un consorzio più ampio con sede a Messina) per gli ospedali di Voghera, Vigevano, Mede, Mortara, Casorate Primo, Broni e Stradella.

Ai domiciliari da stamane somo finiti, oltre ai due funzionari dell’azienda sanitaria pubblica lombarda, anche i due amministratori della cooperativa marchigiana. L’indagine è diretta dal sostituto procuratore di Pavia Roberto Valli e coordinata dal procuratore aggiunto Mario Venditti. La richieste di custodia cautelare sono state accolte dal Gip Maria Cristina Lapi. Sono in corso perquisizioni e sequestri di apparati informatici in Lombardia, Marche, Lazio e Sicilia.

La cooperativa dopo essersi aggiudicata un appalto del valore di circa 2 milioni di euro ha spesso mancato di garantire, già dai primi mesi di operato, il servizio richiesto dall’appalto, spiegano le Fiamme gialle, creando numerosi e continui disservizi uniti a sensibili ritardi e mancate prestazioni sanitarie, spesso confermati anche da molte segnalazioni pervenute dai pazienti trasportati e dai medici in servizio, “facendo presuppore l’utilizzo di un numero di autoambulanze e automediche inferiore a quello che era stato contrattualmente previsto”.
Durante la partecipazione al bando di gara la cooperativa ha potuto presentare all’Asst di Voghera un’offerta anomala, talmente fuori mercato (perché quanto offerto non copriva neanche i costi del servizio) da impedire la partecipazione di tutte le altre associazioni presenti nella provincia di Pavia che per anni avevano svolto lo stesso servizio in convenzione. Le fiamme gialle hanno accertato che la base d’asta dell’appalto era stata fissata illegalmente ad una soglia inferiore alle tariffe regionali, causando, di fatto, l’esclusione automatica degli altri operatori sanitari che non avrebbero mai potuto accettare lecitamente un’offerta cosi svantaggiosa. E la cooperativa indagata come ha potuto far fronte a un ribasso di oltre il 25% rispetto alle tariffe indicate da Regione Lombardia? Semplicemente la società che ha vinto l’appalto ha indicato costi del lavoro dei propri dipendenti ben inferiori ai minimi salariali previsti dal contratto collettivo nazionale, “costringendo, altresì, i propri lavoratori a prestare anche attività come volontari, traendone un vantaggio che ha consentito loro di presentare un’offerta palesemente anomala per aggiudicarsi l’appalto”.


I vertici di ASST Pavia (Direttore e RUP), “pur consapevoli della palese anomalia dell’offerta e dell’illiceità del ricorso alla manodopera volontaria- prosegue la Gdf di Vigevano- aggiudicavano ugualmente l’appalto alla cooperativa e, successivamente, a fronte delle numerose violazioni contrattuali acclarate già durante il periodo di prova, omettevano di procedere alla doverosa revoca dell’aggiudicazione stessa, consentendo alla vincitrice di ottenere un illecito profitto”.

Molte sono state le violazioni contrattuali e sanitarie di cui la cooperativa pesarese si è resa responsabile: ritardi e disservizi sin dai primi mesi dell’aggiudicazione dell’appalto, “mancanza di luoghi attrezzati in cui ricoverare i propri mezzi, lasciando le ambulanze a fine turno parcheggiate sulla pubblica via, e soprattutto, rendendo impossibile effettuare non solo la regolare sanificazione dei veicoli ma anche la stessa pulizia delle ambulanze al termine del trasporto di ogni paziente”.

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