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Coronavirus, Nursing Up: “Oltre 2mila infermieri infetti, pronta la diffida”

Diffida e costituzione di mora indirizzata al premier Conte, ai ministri della salute e della pubblica amministrazione Speranza e Dadone, ai governatori di tutte le regioni italiane

Pubblicato:18-03-2020 16:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:10
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ROMA – “Diffida e costituzione di mora indirizzata al premier Conte, ai ministri della salute e della pubblica amministrazione Speranza e Dadone, ai governatori di tutte le regioni italiane”. Cosi’ il sindacato degli infermieri Nursing Up reagisce all’aumento allarmante del numero di operatori sanitari contagiati reso pubblico dall’Istituto Superiore di Sanita’. 

Oltre 2mila colleghi infetti che aumentano in modo esponenziale di ora in ora. “Siamo costretti a procedere per vie legali. Abbiamo presentato numerosi esposti nei territori per la violazione della legge 81 del 2008 sulla sicurezza sul lavoro, e mandato lettere in ogni dove per lo scellerato articolo 7 del decreto 14 del presidente del consiglio Conte, che cancella la quarantena per il personale asintomatico entrato in contatto con soggetti a rischio. Ma niente. Quindi ora procediamo alla diffida denunciando la grave carenza a di dispositivi di protezione individuale, con particolare riferimento alle mascherine Ffp2 e Ffp3. Una situazione spaventosa”, dichiara il presidente Nursing Up Antonio De Palma. 

“Nelle regioni maggiormente colpite dal virus gli infermieri in servizio ci dicono che il materiale residuo scarseggia pericolosamente. Temono sempre che finisca e vengano a mancare i presidi di sicurezza minimi per assistere i pazienti. I professionisti protestano e il sindacato di categoria intende raccogliere il loro grido d’allarme ancora una volta”. E poi c’e’ un’altra questione davvero controversa: gli infermieri vogliono sapere quanti sono i dati di dettaglio relativi ai colleghi contagiati suddivisi per qualifica, e gli organi preposti non rispondono. 


“Abbiamo chiesto al ministero della salute- conclude De Palma- di spacchettare i dati aggregati sul numero degli operatori sanitari infettati, ma cala il silenzio. Non posso credere che sia un problema di privacy: il ministero, le aziende sanitarie locali e le regioni forniscano immediatamente i numeri”.

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