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Siria, Della Ratta: “Il mio libro per la rivoluzione ‘cancellata’”

Donatella Della Ratta, sociologa, massmediologa ed esperta di media arabi, rivive con l’agenzia ‘Dire’ l’inizio delle manifestazioni contro il presidente Bashar Al-Assad e il suo sistema di potere.

Pubblicato:18-03-2019 15:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:14
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ROMA – “Non doveva andare per forza cosi’, in Siria. Se torno a quel momento di otto anni fa, ho un ricordo fantastico”. Donatella Della Ratta, sociologa, massmediologa ed esperta di media arabi, rivive con l’agenzia ‘Dire’ l’inizio delle manifestazioni contro il presidente Bashar Al-Assad e il suo sistema di potere. La studiosa era gia’ in Siria da tre anni quel 15 marzo 2011, quando nella “sua” Damasco e in molte altre citta’ si scese in piazza, sull’onda delle mobilitazioni tunisine ed egiziane, contro un potere considerato tirannico e corrotto. “C’erano persone di appartenenza religiosa e di background culturale diverso ma tutti, ognuno a modo proprio, si univano alla protesta” ricorda Della Ratta, parlando al telefono da Parigi. “Il 2011 era un momento di possibilita’ aperta, anche se poi ha preso la piega che conosciamo.

Ho provato a dire anche questo, nel mio ‘Shooting a Revolution'”. ‘Shooting a Revolution – Visual Media and Warfare in Syria’ (Pluto Press, 2018) e’ l’ultimo libro della ricercatrice: il titolo allude al doppio significato del verbo inglese “to shoot”, “sparare” ma anche “filmare”. L’autrice lo presentera’ a Roma venerdi’ alle 18.30 nello spazio None di via Libetta 21, in un dialogo con il fondatore dell’organizzazione no-profit Creative Commons, Lawrence Lessig, ospite questa settimana della John Cabot University, e con Tiziana Terranova, dell’Universita’ L’Orientale di Napoli. Nel progetto iniziale il saggio avrebbe dovuto concentrarsi sull’industria delle “musalsalat”, le soap opera siriane spesso finanziate dai Paesi del Golfo, sull’ideologia che sottendono e sul loro rapporto con il potere. Alla luce degli eventi del 2011, pero’, spiega la studiosa, “non potevo ignorare il fatto che la situazione mediatica stava cambiando completamente”. Cosi’ la ricerca si e’ estesa all’uso dei media visuali da parte di tutti gli attori presenti in Siria subito prima e durante il conflitto.

Entrano allora nel libro i vari strumenti di propaganda, del governo come dell’Isis e, naturalmente, le immagini prodotte dai manifestanti durante le proteste. Queste sono state spesso fatte sparire, dietro segnalazione, da piattaforme come Facebook e Youtube, ma a volte la loro diffusione e’ stata limitata dagli stessi autori, che hanno deciso di reclamarne il copyright. “Mi piacerebbe che queste cose non restassero confinate all’accademia, che le leggessero anche gli attivisti” spiega Della Ratta. “Il libro e’ soprattutto un tributo a Bassel, che ha contribuito tanto alla rivolta, nei suoi aspetti ‘tech'”. Programmatore e attivista, Bassel Khartabil. conosciuto anche come Safadi, e’ stato arrestato, fatto sparire e giustiziato dal regime nel 2015: con lui, Della Ratta aveva fondato Aikilab, uno spazio hacker nel cuore di Damasco, e promuoveva la diffusione in Medio Oriente delle licenze Creative Commons. Un’altra loro iniziativa, ‘NoPhotoZone’, era in costruzione gia’ nel 2011 per tutelare i diritti umani e la liberta’ di espressione: solo da poche settimane Noura Ghazi Safadi, avvocata per i diritti umani e vedova dell’attivista, ha ripreso quel progetto dando vita a un’associazione omonima. “Anche ora, nonostante la depressione, in tanti stanno ancora combattendo” dice Della Ratta.


“Da un lato, per assicurare la giustizia alle famiglie di centinaia di ‘desaparecidos’, scomparsi nelle carceri di Assad in questi anni. Da un altro, esperienze come ‘Syrian Archive’, cercano di salvare la memoria visiva della rivoluzione, usando, stavolta, piattaforme non proprietarie, nella speranza che un giorno il materiale serva al tribunale dell’Aja per incriminare il regime”. 

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