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Lenzi (Sapienza): “Più tecnologia per contrastare il diabete”

I nuovi sistemi che consentono di misurare i livelli glicemici in continuo (FGM) e a distanza (CGM) al centro del Dialogue meeting web, promosso dalla rivista di politica sanitaria 'Italian Health Policy Brief'

Pubblicato:18-02-2021 14:33
Ultimo aggiornamento:18-02-2021 14:33

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ROMA – “Avvicinare il diabetologo al proprio paziente è fattore critico di successo e le nuove tecnologie in questo senso possono giocare un ruolo centrale, consentendo di superare alcuni ostacoli tipici della gestione di una patologia così complessa e ad elevata prevalenza come il diabete”. A dirlo il professor Andrea Lenzi, ordinario di Endocrinologia all’Università Sapienza di Roma, intervenendo al Dialogue meeting web promosso dalla rivista di politica sanitaria ‘Italian Health Policy Brief’. Al centro dell’incontro, in particolare, i nuovi sistemi che consentono di misurare i livelli glicemici in continuo (FGM) e a distanza (CGM), semplificando “non poco la vita dei pazienti” che devono controllarli più volte nel corso della giornata.

Tali strumenti, in grado di “migliorare l’aderenza terapeutica, la qualità di vita dei pazienti ma anche di contenere i costi di gestione della patologia”, di recente sono stati anche oggetto di un ‘Expert Paper’ che ha coinvolto i massimi esperti della diabetologia e dell’endocrinologia nazionale. “I pazienti diabetici vivono una condizione di forte disagio che impatta fortemente sulla qualità della loro vita nel timore di essere esposti a crisi ipoglicemiche che possono comportare anche urgenti ricoveri ospedalieri- ha spiegato Lina Delle Monache, consigliera nazionale della FAND (Federazione associazione nazionale diabetici)- Quindi è fondamentale facilitare l’accesso a nuove tecnologie che semplifichino le metodologie di controllo dei livelli glicemici, assicurino maggior aderenza alle terapie e non interferiscano con la quotidianità”.

IL MONITORAGGIO DA REMOTO E LA TELEMEDICINA

Nel corso del meeting il tema del monitoraggio in remoto e in continuo dei livelli glicemici è stato affrontato nella logica dell’efficientamento dei servizi sanitari, che dovrà “sempre più poggiare sul pilastro della telemedicina” ma che “non potrà affermarsi se verranno meno- è stato rilevato da più parti- le necessarie scelte di politica sanitaria” e se “non saranno superate le disomogeneità assistenziali che ancora caratterizzano i diversi servizi sanitari regionali”. Secondo gli esperti ci sono dunque “ancora troppe lacune” pur tra alcune “lodevoli eccezioni quali, ad esempio, quello della Regione Sardegna, che sta prevedendo nella propria legge finanziaria, in fase di approvazione, stanziamenti per nuovi sensori da braccio” per tutti i pazienti diabetici in terapia multi-iniettiva.


“Guardo con estremo interesse al tema delle nuove tecnologie per il controllo dei livelli glicemici, anche come vicepresidente vicario dell’Associazione nazionale Comuni Italiani- ha commentato l’onorevole Roberto Pella, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete- come ad un segmento importante del nuovo orizzonte della telemedicina, cui tutti dobbiamo guardare con grande attenzione e crescente impegno per assicurare quell’equità assistenziale che è doveroso perseguire. Il territorio nazionale è composto da ben 6mila piccoli comuni, molti dei quali nelle aree interne e rurali e, anche in questi contesti, le risposte sanitarie potranno essere migliori grazie a queste importanti innovazioni”. Secondo la vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità della Camera, Rossana Boldi, le scelte politiche in sanità devono infine mirare “anche a rendere la vita dei pazienti il più normale possibile e le nuove tecnologie anche in questa logica possono avere un ruolo centrale. Gli eventuali maggiori costi che a queste possono essere associati vanno considerati con capacità prospettiche, nel senso della necessità di valutare anche le complicanze della patologia diabetica che sono in grado di evitare”, ha concluso.

DIABETE, NUOVI DISPOSITIVI INCIDONO ‘SOLO’ 4% SU SPESA

“Si stima che i diabetici in Italia superino i 3 milioni di persone, al di là dei casi non diagnosticati, con una spesa sanitaria di 20 miliardi di euro: di questi, 9 miliardi (l’8% del fondo sanitario nazionale) sono generati da costi diretti (farmaci, ricoveri ospedalieri e assistenza) e 11 miliardi da costi indiretti, prevalentemente connessi alla perdita di produttività”. È quanto emerso nel corso del Dialogue meeting web. “La necessità di un più ampio accesso a questi sistemi d monitoraggio- hanno sottolineato gli esperti- trova ampie motivazioni e giustificazioni non solo in considerazione del fatto che le evidenze clinico-scientifiche dimostrano sempre la centralità di un controllo ottimale della variabilità glicemica per contrastare, quando non prevenire, le numerose complicanze del diabete (crisi ipoglicemiche, incidenti stradali, ricoveri ospedalieri, ripercussioni sulla sfera psico-emotiva e sulla produttività, aggravamento dell’assetto cardiovascolare e declino cognitivo) ma anche in relazione della limitata incidenza percentuale (il 4%) che i costi dei dispositivi hanno sul totale della spesa annua per la gestione dei pazienti diabetici“.

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