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Smog, Testa (Enea): “Trasformare gli ex distributori in ‘pompe elettriche'”

"Al posto di fare tanti punti di ricarica, ne fai uno solo, senza bisogno di pesanti interventi sulla rete"

Pubblicato:18-02-2020 15:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:01

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ROMA – Trasformare i vecchi distributori di benzina delle città – in via di dismissione per ragioni di sicurezza urbana e di efficientamento della rete carburanti – in “distributori elettrici”, dove fare il pieno non di carburanti ma di elettricità.

Duplice il vantaggio: favorire la diffusione della mobilità elettrica senza pesare sulle bollette elettriche con i costi da sostenere per adeguare le reti di distribuzione elettrica urbane connettendovi decine e decine di colonnine, ridurre i costi rilevanti di bonifica degli impianti, con i terreni impregnati di idrocarburi. Costi che vanno dai 50.000 euro per una bonifica superficiale (nel caso non ci sia inquinamento in falda) sino a 500.000 euro per quelle più profonde, a prescindere dalla dimensione del punto vendita carburanti.

Ne parla Federico Testa, presidente Enea, intervenendo alla presentazione del 3^ Rapporto Federmanager-Aiee ‘Transizione verde e sviluppo. Può l’economia circolare contribuire al rilancio del sistema Italia?’, oggi a Roma.


Per favorire la diffusione della mobilità elettrica, installando un numero sufficientemente alto di colonnine di ricarica elettrica, “bisogna rifare le reti distribuzione in città, ma questo vuol dire mettere in campo investimenti che finiscono in bolletta come costi”, spiega Testa, “e visto che le bollette italiane sono già tra le più elevate in Europa, allora immaginiamo qualcosa, ad esempio nei vecchi distributori di benzina mettiamo al posto della cisterna dei ‘batterioni’ e facciamo una ricarica veloce senza intervenire sulle reti di distribuzione e senza pesare sulle bollette”.

Come spiega il presidente dell’Enea Federico Testa a margine dell’evento Federmanager, “non bisogna ragionare ‘o di qua o di là’, ci sono delle situazioni nelle quali la colonnina decentrata va bene, purché fornisca abbastanza energia”, infatti “se l’infrastruttura di ricarica è da soli 6 kiloWatt per una ricarica della Nissan Leaf servono dieci ore, che diventano 25 ore per una Tesla”.

Quindi, “in determinate situazioni si installano colonnine, ma in altre si può utilizzare la rete dei distributori, che va ristrutturata, si possono installare negli ex distributori di carburanti delle batterie stazionarie alimentate in media tensione, con un addetto che si occupi della ricarica”, suggerisce il presidente Enea.

E in questo modo, “il pieno della Tesla si fa in tre minuti, perché sotto c’è una batteria da 30 MergaWatt collegata alla rete di media tensione- conclude Testa- e al posto di fare tanti punti di ricarica, ne fai uno solo, senza bisogno di pesanti interventi sulla rete“, oltretutto con minori costi di bonifica per il terreno.

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