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Dottorato honoris causa a Liliana Segre: “Lo dedico a mio padre, ucciso per la colpa di essere nato”

Il dottorato conferito dall'Università la Sapienza di Roma durante l'inaugurazione dell'anno accademico 2019/2020

Pubblicato:18-02-2020 12:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:00

liliana segre
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ROMA –  Un lunghissimo applauso ha accolto Liliana Segre al suo ingresso nell’Aula magna della Sapienza di Roma. La senatrice a vita ha ricevuto un dottorato honoris causa in storia dell’Europa durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2029-2020. “Dedico questo premio a mio padre, l’uomo più importante della mia vita. Ucciso per la sola colpa di essere nato“, ha detto la senatrice.

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Poco dopo quello della Segre, un altro caloroso saluto ha accompagnato l’ingresso anche del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Presenti in aula magna anche la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, quello dell’Università, Gaetano Manfredi, e la sindaca di Roma, Virginia Raggi.


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“Ringrazio gli studenti- ha detto la senatrice Segre durante la sua lectio magistralis ‘Storia sulla pelle’- da cui ho ricevuto più di quanto ho cercato di dare. Anche se sono vecchia sono sempre quella ragazzina che è stata espulsa da scuola per colpa di essere nata. Il mio maestro Primo Levi diceva che ‘capire è impossibile ma conoscere è necessario’, e qui siamo nel tempio della conoscenza”.

“Mi sono sentita di combattere in tutti i modi l’orrore che ho passato e l’odio. Lo stesso odio che oggi mette al palo le minoranza, si inizia con le vignette umoristiche e poi si passa da parole a fatti. Questa battaglia- ha spiegato la senatrice- l’ho fatta per i giovani, dobbiamo insegnare loro a non odiare”.

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“Lo studio- ha aggiunto Segre- importantissimo ripreso dopo anni fu fonte di salvezza, per riattaccarti a qualcosa che non era dimenticato, che era stato messo da parte. Ti aiuta a riprendere il tuo posto nel mondo, a riprendere i tuoi affetti perduti“.

“All’arrivo nei campi venivano rasati i capelli: era una privazione della femminilità, questa rasatura obbligata la aspettavo in fila- prosegue il racconto Segre- Passò una kapò: avevo una chioma nera selvaggia e questa donna decise che la mia chioma era troppo bella per essere tagliata, rimasi sola con i capelli, tra 31 ragazze che non li avevano più. Naturalmente dopo pochi giorni si coprirono di pidocchi, mi fu visto passeggiare un pidocchio sul viso e fui mandata da sola nel gelo: mi vennero disinfestati i capelli e fui rapata. I soldati passavano ridendo chiedendosi come mai ero ancora al mondo“.

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A proposito dell’importanza dello studio, la senatrice ha ricordato: “Entrò dopo poco una ragazza e si mise vicino a me vicino a una stufetta, fonte di un po’ di calore. Lei era cecoslovacca io italiana. Lei che aveva due o tre anni più di me mi chiese se sapevo qualche parola di latino: sì, io le ricordavo e fu fantastico. Con quelle poche parole abbiamo parlato della nostra casa lontana, della patria, della famiglia perduta. Fu fantastico trovare una lingua tra noi due. Quella comunità di due ore non l’abbiamo mai dimenticata, ne sono certa. Lo studio fu fonte di salvezza, aiutava a riprendere il tuo posto nel mondo, affetti perduti, ricordi. Non sono mai stata una grande studentessa ma avida di conoscenza”, ha concluso Segre.

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