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Il Garante dei detenuti: “Il 41bis è doveroso ma se diventa carcere duro non è accettabile”

Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, parla dei casi di Alfredo Cospito e Matteo Messina Denaro: "Il punto di partenza è il rispetto della dignità delle persone"

Pubblicato:18-01-2023 14:47
Ultimo aggiornamento:18-01-2023 15:55
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ROMA – Prima il caso dell’anarchico Alfredo Cospito, poi l’arresto del superboss di mafia Matteo Messina Denaro, malato di tumore e trasferito nel penitenziario di L’Aquila, nella sezione del carcere duro. “Il 41bis nasce come una modalità per interrompere le comunicazioni con le organizzazioni criminali di appartenenza e in questo senso non è solo giusto, ma addirittura doveroso – spiega Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ai microfoni di Radio Immagina – . Quando diventa una modalità carceraria meramente afflittiva, il cosiddetto ‘carcere duro’, allora non è più accettabile“.

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Palma, intervistato dalla web radio del Pd, si sofferma poi sul caso Cospito, entrato in sciopero della fame in segno di protesta contro l’applicazione di questo regime carcerario nei suoi confronti: “La questione del 41bis non può essere affrontata tramite la testimonianza di un singolo, è un tema troppo grande. Il punto di partenza è il rispetto della dignità delle persone – prosegue Palma – e il ‘carcere duro’, le privazioni dei diritti, non hanno nulla a che vedere con le finalità iniziali del 41bis”.


“Inoltre bisogna pensare che su 700 persone sottoposte a questo regime carcerario, solo 200 hanno l’ergastolo. Immaginare un percorso differente, alla luce del fatto che sicuramente almeno le altre 500 torneranno in libertà è anche una cosa che garantirebbe maggiore sicurezza”, conclude il Garante dei diritti dei detenuti.

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