NEWS:

Nordio: “Mai riforme sulle intercettazioni che riguardino casi di mafia”

Il ministro affronta il tema delle intercettazioni, tornato al centro del dibattito politico dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro

Pubblicato:18-01-2023 11:34
Ultimo aggiornamento:18-01-2023 19:15
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “In merito all’annosa questione delle intercettazioni, in questi giorni sarà ascoltato quello che Shakespeare diceva: a delle risposte date da un sordo a delle domande che nessuno gli pone non sarà mai abbastanza ribadito da questo ministero che non vi saranno riforme che toccheranno le intercettazioni su mafia e terrorismo, non si ribadirà mai abbastanza la profonda differenza tra intercettazioni che mirano alla ricerca della prova rispetto a intercettazioni che si vuole siano essere esse stesse prova”, ha detto il ministro Carlo Nordio nella sua relazione in aula ala Senato sull’amministrazione della giustizia. Dopo queste parole del ministro applausi dai banchi della maggioranza. 

NORDIO: I MAFIOSI NON PARLANO DEI DELITTI AL TELEFONO

“Quando si dice che i mafiosi non parlano al telefono alludo al fatto che nessun mafioso abbia al telefono la volontà di delinquere o comunque espresso parole che costituiscano prova di un delitto in atto, in progressione o di un delitto programmato”.

NORDIO: “BASTA ASCOLTI PILOTATI CHE FINISCONO SUI GIORNALI

Le intercettazioni servono per i movimenti delle persone sospettate di criminalità organizzata, terrorismo e altri reati gravissimi. Servono per capire i rapporti occulti e misteriosi che legano alcune persone ad altre e quindi le intercettazioni preventive sono indispensabili. Altra cosa sono le intercettazioni che coinvolgono persone che, attraverso meccanismi perversi di intercettazioni pilotate, finiscono sui giornali offendendo cittadini non coinvolti in indagini“.


NORDIO: CODICE ROCCO DI MUSSOLINI CONTRADDICE SPIRITO RESISTENZA

“Per quanto riguarda le proposte che incideranno sulla strategia del processo penale a medio e a lungo termine la nostra intenzione è quella di riformare il Codice Rocco. Il Codice Rocco è del 1930, è firmato da Benito Mussolini e da Vittorio Emanuele III ed è abbastanza contradditorio che a distanza di tanti anni dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza sia ancora in vigore un Codice penale firmato da un dittatore”, spiega il ministro Carlo Nordio. “Ed è ancora più singolare – continua il Guardasigilli – che invece il Codice di procedura penale, che è stato firmato dal professor Vassalli, che è un eroe della Resistenza ed è stato decorato con una medaglia, sia stato invece demolito, sia stato trasformato, sia stato imbastardito da tutta una serie di interventi legislativi, anche della stessa Corte costituzionale, che ormai lo hanno reso un enigma dentro a un indovinello avvolto in un mistero ed è quindi assolutamente inapplicabile. Quindi sarà compito di questo Governo, ovviamente con un lavoro di medio-lungo termine, di coordinare questi pilastri del diritto penale: la Costituzione, il Codice penale e il Codice di procedura”. 

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it