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Berlusconi non ce la fa, ora si intesterà la candidatura Draghi?

L'editoriale del direttore Nico Perrone

Pubblicato:18-01-2022 17:54
Ultimo aggiornamento:18-01-2022 17:54

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ROMA – Niente da fare, gira che ti rigira i conti non tornano. Al Cavaliere Berlusconi mancano tanti voti, un centinaio, per arrivare ai 505 necessari dalla quarta votazione per essere eletto Capo dello Stato. Giornata amara per lui e anche per Vittorio Sgarbi, che nei giorni scorsi si è messo a telefonare a destra e a manca per cercare voti pro Berlusconi: “Se oggi ho ripreso a fare le telefonate per Berlusconi? No, lui è rimasto a Milano, credo che questa pausa dipenda dal fatto che starà pensando se c’è una via di uscita onorevole. Con la campagna del ‘Fatto’ e di altri e la sua incapacità di prendere voti avversi, salvo alcuni, secondo me l’impresa è disperata“, ha dichiarato il deputato del Gruppo Misto e critico d’arte. “Al momento l’operazione Scoiattolo si è fermata anche se lui potrebbe tornare a Roma domani”, ha spiegato Sgarbi, che poi ha aggiunto: “Ieri sera ho sentito Berlusconi, era abbastanza triste. Se fossi in lui già oggi cercherei un altro nome, se ha capacità di autotutela già da domani deve cercare un altro nome”.

Venerdì nuovo vertice del centrodestra a Villa Grande di Berlusconi dove ci si aspetta che il Cavaliere, ringraziando i leader per la proposta di candidarlo, annunci la non disponibilità. Il leader della Lega, Matteo Salvini, nelle ultime ore si è più volte smarcato da Berlusconi, addirittura annunciando per lunedì un’altra candidatura a marchio Lega. A questo punto in molti si chiedono, conoscendo il Cavaliere, quale sarà la contromossa, e magari sarà proprio Berlusconi a far saltare il tavolo ‘salviniano’ facendo sua la proposta di candidare il premier Mario Draghi. A quel punto da leader divisivo, come è stato bollato da Pd e M5S, si trasformerebbe in ‘padre della Patria’: chi potrebbe dirgli no?


Per Salvini sarebbe una bella gatta da pelare, visto che non passa minuto senza una sua dichiarazione su quanto è meglio che Draghi resti a Palazzo Chigi: “Per quanto riguarda Draghi posso solo ripetere la mia convinzione, che non penso sia solo la mia: averlo a Palazzo Chigi, da italiano, mi rassicura. Poi io non sono padrone del destino di nessuno”, ha detto il leader leghista, aggiungendo subito che “la Lega come forza di Governo responsabile e forza trainante del centrodestra, avrà l’onore e l’onere di proporre delle soluzioni che partano dal campo che ha più numeri in Parlamento, questa è aritmetica, e quindi chi ha più numeri in Parlamento ha l’onore e l’onere di fare delle proposte”.

Sarà un anno complicato, anche perché Salvini oggi è tornato ad indossare i panni dell’oppositore con un occhio attento alla composizione del Governo: “Bisogna anche iniziare a dire la verità sul Pnrr: sono fondi a prestito, quindi a debito, e dati gli attuali costi dell’energia e delle materie prime, la metà delle opere scritte, rimarranno scritte. Perché, molto banalmente, se l’energia e le materie prime mi costeranno il doppio rispetto all’anno scorso, quello che prevedevo di fare con 200 miliardi, se me ne costa 400… Non occorre uno scienziato della politica per intuire che anche dal quel punto di vista lì occorrerà essere molto attenti e molto presenti. Motivo per cui alcuni ministri strategici è impensabile toccarli. E dal mio punto di vista anche lo stesso presidente del Consiglio, che è stato regista di questa operazione, è complicato ipotizzare di rimuoverlo”, ha spiegato Salvini.

Per molti, anche se la partita resta complicata e caotica, alla fine si arriverà alla candidatura di Draghi. Anche perché, questo il timore che corre sottotraccia tra gli aspiranti futuri premier, ancorarlo a Palazzo Chigi per gestire al meglio e fino in fondo i soldi del Pnrr potrebbe trasformarsi in un boomerang, con Draghi che resterebbe premier anche dopo le elezioni del 2023. Domani i leader del Pd, Enrico Letta, del M5S, Giuseppe Conte, e di Leu, Roberto Speranza, si troveranno faccia a faccia per arrivare ad una proposta unitaria, da mettere in campo in caso di bocciatura della candidatura della Lega. Si giocherà tutto nelle prossime ore e stavolta, a dispetto dei vari kingmaker, ancora una volta è Berlusconi che potrebbe tornare dominus della politica italiana, e domani in Parlamento come senatore a vita.

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