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A Chieti la cerimonia per le vittime di Rigopiano, la città ricorda Dino Di Michelangelo

Il sindaco: "Un dolore grande e incolmabile, un dramma per tutti"

Pubblicato:18-01-2022 15:29
Ultimo aggiornamento:18-01-2022 18:08

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CHIETI – A cinque anni di distanza, anche Chieti ricorda la tragedia di Rigopiano. Questa mattina la città si è radunata in via d’Aragona, nei pressi del monumento in ricordo del poliziotto teatino Dino Di Michelangelo, scomparso sotto le macerie dell’Hotel insieme alla moglie Marina Serraiocco. Al fianco della madre Loredana Lazzari e al fratello Alessandro c’erano il sindaco Diego Ferrara, il Questore Annino Gargano, il Prefetto Armando Forgione, Filippo Di Giovanni per la Provincia di Chieti e i rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, della Finanza, oltre all’assessore comunale Manuel Pantalone, i consiglieri comunali Silvia Di Pasquale e Vincenzo Ginefra, gli amici e i conoscenti.

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Una cerimonia accompagnata dalle note eseguite al violino da Giuseppe Pezzulo, il Maestro del Miserere. “Abbiamo voluto rinnovare il nostro abbraccio alla famiglia, una vicinanza che non verrà mai meno – dichiara il sindaco Ferrara in una nota -. Un dolore grande e incolmabile, come la sete di giustizia che ci auguriamo venga colmata attraverso il processo che si è aperto dopo quei fatti. Sono trascorsi cinque anni, ma il tempo se restituisce l’affetto ricevuto in vita da Dino dai colleghi, dagli amici, da tutte le persone che ha incontrato e conosciuto, comunque lascia un vuoto difficile da colmare, proprio a causa della sua improvvisa scomparsa. Io conoscevo Dino – aggiunge -, seguo la famiglia da sempre, quindi conosco anche il dolore che hanno dovuto affrontare sua madre e il fratello, ma anche tutti coloro che sono cresciuti con lui, un dolore che riemerge ad ogni ricordo e ad ogni occasione. Perché quello che è successo è un dramma per tutti, istituzioni, cittadini, anche persone estranee alle vittime, lo testimonia il fatto che ci ritroviamo intorno a questo monumento che è diventato una tappa importante della memoria collettiva che non smetteremo mai di coltivare”.

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