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Il rider ‘felice’ contraria i colleghi bolognesi: “Questa storia non torna”

In riferimento alla storia pubblicata da 'La Stampa' del ciclofattorino "entusiasta" di essere passato da commercialista a rider, le associazioni Rider per i diritti e Riders Union Bologna spiegano di non aver "trovato nessun Emiliano iscritto all'albo dei commercialisti", ma di conoscere "un altro Zappalà perché delegato Ugl, membro di Anar, sindacato corporativo e di comodo nato negli uffici di Glovo nel settembre 2019"

Pubblicato:18-01-2021 18:09
Ultimo aggiornamento:18-01-2021 18:16
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riders bologna
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BOLOGNA – L’ex commercialista, oggi rider “felice” che guadagna 2.000 euro con le consegne, tale Emiliano Zappalà, fa pochissimo ‘felici’ i suoi ‘colleghi’ bolognesi. Perché, ‘rivelano’ via social i ciclofattorini da sotto le Due torri, quella storia non torna. Dopo aver letto su ‘La Stampa’ del rider “felice” di fare il fattorino per Deliveroo, dicono di aver fatto delle ricerche in merito, scoprendo che non sarebbe stato commercialista ma solo tirocinante in uno studio di commercialisti, addetto alle buste paga.

Zappalà “si dichiara ‘entusiasta’ del proprio lavoro di fattorino e di guadagnare 2.000 euro al mese- spiegano i ‘Rider per i diritti’ (la sigla che ha promosso gli scioperi contro il contratto in varie città) e Riders Union Bologna su Fb- noi dalle nostre ricerche non abbiamo trovato nessun Emiliano iscritto all’albo dei commercialisti, purtroppo però conosciamo bene un altro Zappalà (Emanuele, anch’esso rider di Deliveroo), perché delegato Ugl, membro di Anar, sindacato corporativo e di comodo nato negli uffici di Glovo nel settembre 2019″. Se si trattasse della stessa persona, i riders non si stupirebbero della “rappresentazione fuorviante avvenuta del nostro lavoro” perché collegata all’Ugl, cioè il sindacato che ha firmato il primo contratto nazionale per i ciclofattorini (con Assodelivery), molto contestato dai riders e dalle sigle dei confederali. Quello, infatti, è “l’accordo che ha cercato di mettere una pietra tombale sulle rivendicazioni storiche di tutto il movimento rider che ha risposto con un’ondata di scioperi contro tale operazione”, denunciando “il taglio delle paghe e il peggioramento delle condizioni di tutti, in complicità con le piattaforme”, sdoganati con il contratto.

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Di rider “felici” nelle strade, “soprattutto dopo la firma del contratto capestro ad opera di Ugl e Assodelivery, non ne vediamo dal momento che i compensi dal 3 novembre 2020 (entrata in vigore del nuovo contratto) sono stati tagliati dal 50% al 30% su ogni singola corsa, in tutto il settore, infatti ci stiamo organizzando per una nuova data di mobilitazione nazionale che coinvolga tutti i territori, come già è accaduto il 30 ottobre e nei giorni successivi all’applicazione del nuovo contratto, coinvolgendo diverse centri urbani”, dicono dunque i ciclofattorini auto-organizzati.

ZAPPALÀ: “NON ERO COMMERCIALISTA, CI SIAMO CAPITI MALE”

Ma è lo stesso Emanuele Zappalà ad intervenire sulla questione. “Ci sono inesattezze, il rider sono io Emanuele Zappala, età 37 anni, ho studiato ragioneria, sono stato tirocinante in uno studio commercialistico addetto alle buste paga. Ho anche altre esperienze lavorative, non sono passato direttamente dal commercialista al rider, sicuro al telefono ci siamo capiti male”, scrive Zappalà rispondendo ad un post polemico circa la veridicità dell’articolo su Linkedin. “Detto questo, come detto mille volte, ho guadagni per dimostrare il tutto, e sono a disposizione di chiunque voglia fare una giornata di lavoro con me”, rincara Zappalà, che in realtà ha già rilasciato numerose interviste sul tema e che è stato uno degli organizzatori, a ottobre, della manifestazione a Roma contro il decreto Dignità. “Noi non vogliamo che venga abolita la parola ‘cottimo’. Lavorando tanto, riesco a guadagnare anche 2.000 euro al mese. Io voglio rimanere così”, aveva detto alla ‘Dire’ in quell’occasione.

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